I’m Happy Just To Dance With You

Post Scriptum (o, secondo l'ordine di Splinder: Pre Scriptum)

È uscito Ero un autarchico, l’ultimo disco di Frankie Hi NRG MC, forse l’unico vero rappresentante dell’hip-hop italiano. Mi ricordo la prima volta che ho sentito una sua canzone. Era “Fight Da Faida”, eseguita dal vivo durante una puntata di “Avanzi”, una decina di anni fa. Da allora l’ho seguito sempre. Mi ha affascinato, come tutte le persone che hanno un rapporto meraviglioso con le parole. E Frankie, direttamente da Città di Castello, è semplicemente un grande, da questo punto di vista. Ero un autarchico, secondo il mio modesto parere di non-esperto-di-musica, è semplicemente meraviglioso. Lasciate che le parole scorrano. Grazie Frankie.

Nel disco, tra gli altri ospiti (Franca Valeri, Paola Cortellesi, Pacifico, Arnoldo Foà) c’è anche Antonio Rezza, un genio, secondo me. Ecco quello che dice in “Zero a zero”:

“Mi sento un accessorio della società, un soprammobile della civiltà contemporanea. ‘Ndo me metto sto male, dovunque faccio danno. Mi siedo in un angolo e penso ‘Forse sto messo male’. Mi sposto e penso ‘Forse stavo meglio prima’. Amici: zero. Genitori: due. Genitori batte amici due a zero. Tra una cinquantina d’anni, quando non ci saranno più i genitori, porterò a casa un pareggio per zero a zero? Interessi: zero. Interessi e amici: zero a zero. In un ipotetico triangolare, gli unici che vanno a punti sono i genitori. Genitori: uno. Genitori batte amici uno a zero. L’attacco comincia ad incepparsi. Genitori: zero. Genitori e amici: zero a zero. S’è chiuso un ciclo. Mi sento un accessorio. Della società. Mi sento un accessorio. Della società. Mi sento un accessorio. Della società. Mi sento un accessorio. Della società.”

Ed ecco il testo di “Virus”, sempre interpretato da Rezza:

“Ho perso il lavoro”
“Nun te preoccupà. ‘O ritrovamo. ‘Ndo t’o s’i perso?”
“L’ho perso al Ministero”
“Embè, ‘o ritrovamo. Quanto po’ esse grosso ‘o Ministero? Lo mettiamo sotosopra e ‘o ritrovamo”
“Ho perso pure tutti gli amici”
“Nun te preoccupà. Li riachiapiamo. Li riachiapiamo tutti. Cerca de fa’ mente locale de dove te s’i persi”
“Ho perso anche la fiducia, la fiducia nel prossimo, l’ho persa”
“Tranquillo. Ritrovamo pure quella. Io sto a fa’ ‘a lista: hai perso il lavoro, l’amicizia, la fiducia. Ritrovamo tutto”
“Ho perso anche la fede”
“Ecco qua, aggiungo io. Se ritrova. Basta ricostruì gli ultimi movimenti, su, ottimismo, ritrovamo tutto”
“Ho perso l’ottimismo”
“E che ci vo’? Tu ti s’i perso… tu ti devi sempre fa’ ‘a domanda: ‘ndo stavo, che facevo, che movimenti facevo… Ritrovamo tutto”
“Ho perso anche l’entusiasmo”
“Ecco qua, aggiungo io: entusiasmo. Guarda: ce sta da lavorà, ce sta da lavorà perché i posti sso tanti, però ritrovamo tutto”
“E l’ultima cosa che me so’ perso… so’ stati i soldi”
“Eh, e qua, amico mio… non ritrovamo proprio un cazzo”

BowieSpots

Siccome non ha molto senso che io vi faccia una recensione del concerto: sicuramente c’è qualcuno che la farà – o l’ha già fatta – meglio di me. Lascio solo delle piccole macchie, cose che ho visto, sentito, intuito, prima, durante e dopo uno dei concerti più emozionanti che ho visto nella mia vita.

In fila, un po’ sotto la pioggia un po’ no. Dei ragazzi alla mia sinistra discutono se si dica “boui” o “baui”. Al che uno inizia a cantare la canzoncina della “bauli” usando il nome storpiato di Bowie. Due donne di fianco a me parlano del concerto. Una dice: “No, perché io, lo ammetto, ho solo il The Best of, però, beh, lui è un personaggio…”.

Dentro il Filaforum. Dopo cinque minuti vedo sorella e madre della mia ex-ragazza. Ricordo di avere frequentato un corso per corrispondenza di intelligenza e intuisco che ci dev’essere anche lei. Prima di farmi prendere dal malessere che mi sale quando penso a quell’essere, mi ricordo di avere frequentato un corso di corrispondenza per agente segreto e mi mimetizzo da pavimento-del-Filaforum. E passo inosservato.

Concerto dei Dandy Warhols. Diciamolo. Mi preoccupava il fatto che, oltre a “Bohemian Like You”, non ho mai sentito niente della band. Ma così sembrava anche per la maggior parte delle persone venute là. E anche per i Dandy Warhols stessi, che però sono simpatici, suonano bene e se ne fottono allegramente. Quando attacca il riff di “Bohemian Like You” il pubblico impazzisce, loro sorridono nervosetti e siamo tutti felici e contenti.

Pausa pipì. Vado in bagno prima che inizi il set di Bowie. Fila enorme. Quando, finalmente, entro nei bagni, c’è un quarantenne, ma forse anche qualcosa in più, che piscia nel lavandino. Sente che la gente lo sta guardando ed esclama: “Ma sì, dai, ché in fondo io sono sempre stato un po’ punk”. Lo guardiamo con aria commiserevolincazzata. Se ne va fischiettando “Anarchy in the WC”.

Veneriamo le icone. Si spengono le luci e inizia ad essere proiettato il video introduttivo del Reality Tour. Un cartone animato della band di Bowie che suona. Quando compare il Bowie-cartone la gente si alza in un boato. Non credo ci sia da aggiungere altro.

Bowie, finalmente. A Lucca due anni fa aveva iniziato con “Life on Mars”, stavolta inizia con “Rebel rebel”. Mi viene da piangere.

Tradimenti. Accanto a me una coppia, lei un po’ freddina, lui l’abbraccia, lei ricambia poco, lui la solleva per farle vedere meglio il palco e la coccola, lei tenta di resistere alle coccole di lui. Ad un certo punto la vedo armeggiare al cellulare. Sentite, lo ammetto, ho guardato il messaggio che le era arrivato. “Mi manchi, ho voglia di sentirti, mi chiami dopo?”. La sua risposta? “OK”. Mi è venuto un magone allucinante.

The Show Must Go On. “Under Pressure” non mi è mai piaciuta tanto come canzone. Ma la melodia che era cantata da Mercury viene cantata dalla bravissima bassista di Bowie, Gail Ann Dorsey (grazie Z., sai com’è, quando uno posta a tarda ora si dimentica delle cose…) (un plauso a tutta la band: sono eccellenti). Alla fine della canzone il pubblico è tutto per lei.

Love, love, love. Amore, amore, amore. Bowie parla di amore, prima quando dice che il suo batterista si è fidanzato in Italia (non con un’italiana): ah il paese dell’ammmoure. Mi sa che mi hanno adottato. Oppure vivo in un’enclave. Boh. Poi dice, prima di suonare “5:15 the Angels Have Gone” che è la storia di uno che ha perso la speranza e la fiducia nell’amore. Qualcuno in prima fila dice anche io. Bowie sorride e dice “Really? Shit”. E gli dedica la canzone.

“Scusate, ho qualche problema alla gola”. Dice proprio così, il duca. Ma aggiunge che è talmente contento della serata (e continua a ringraziare il pubblico in italiano, a scusarsi di sapere solo poche parole in italiano, ad inchinarsi ad ogni pezzo) che vuole lo stesso fare una canzone. Una versione di “Loving the Alien” solo voce e chitarra. Alla fine si sente il brivido del pubblico. Quest’uomo non ha cinquantasei anni. No. Impossibile.

L’altra faccia della medaglia. Dopo avere infiammato la platea con la solita versione rullo compressore di “I’m Afraid of Americans” (la adoro, quella canzone, si sente lo zampino del mio adorato Trent, altro che), dice che ogni medaglia ha due facce, e parte “Heroes”. Che da quando l’ha dedicata ai pompieri, poliziotti e altro dell’11 settembre la canzone sia ormai da intendersi in un solo modo? Mah.

B – O – W – I – E. Dopo due ore di concerto, in cui ho urlato e mi sono emozionato, ho cantato e ballato come un ossesso, in cui i pezzi da “Heathen” sono stati due o tre, e altrettanti quelli da “Reality”, ’ultima canzone non può che essere “Ziggy Stardust”. Quasi non si sente. Il pubblico tutto la canta per intero. Alla fine del pezzo una scritta enorme compare sullo schermo. “BOWIE”. Non c’è da aggiungere altro. A parte il fatto che si pronuncia “boui”.

“Monologo interiore”. Metropolitana dopo il concerto. I vagoni sono riempiti praticamente solo da gente che è stata al Filaforum. Noto una signora di una certa età che parla da sola. Si fa proprio dei discorsi. Ma senza emettere alcun suono. Forse era al concerto e se lo sta ricanticchiando. Forse.

P.S. Per chi fosse interessato, questa è stata la scaletta.

1 Rebel Rebel
2 New Killer Star
3 Fame
4 Cactus
5 China Girl
6 Fall Dog
7 Hallo Spaceboy
8 Sunday
9 Under Pressure
10 Ashes to Ashes
11 Fashion
12 NGO
13 The Motel
14 5:15
15 Loving the Alien (Acustica)
16 I’m afraid of Americans
17 Heroes
18 Heathen (The Rays)

Encore:
19 Slip Away
20 Changes
21 Let’s Dance
22 Hang on to yourself
23 Ziggy Stardust

Una sigaretta

A volte mi capita su WinMx di trovare degli utenti che mi fanno scaricare molto velocemente, e allora saccheggio il loro archivio. Una canzone qua, una canzone là. Mi è capitato di recente di scaricare delle canzoni di Fred Buscaglione. Lo conosco da quando ero piccolo, mi ha sempre affascinato. Ma di solito ascoltavo soltanto le canzoni “da duro”. Invece ha inciso e scritto delle canzoni di una tenerezza incredibile. Insomma, trovo, alla fine, nella mia lista di file scaricati, questa canzone.

UNA SIGARETTA

Prima che finisca questa sigaretta
tu mi dirai di si, oppure forse no,
Puoi pensarci bene,
non avere fretta
hai tanto tempo ancor,
il tempo di una sigaretta

Guardo pigramente, le spire profumate
lo vedi,
fumo a piccole boccate
vorrei fermare un poco,
questa punta di fuoco
vorrei fermare il tempo,
ma il tempo passa e va

Vedi si consuma, questa sigaretta
tu mi dirai di si, o mi dirai di no
passano i minuti,
forse troppo in fretta
io guardo gli occhi tuoi,
fumando questa sigaretta

Guarda come brucia questa sigaretta
potevi dire sì, e invece hai detto no!
Muore un dolce sogno,
nato troppo in fretta
io me ne vado amor,
e spengo
questa sigaretta

L’ho sentita e l’ho trovata bellissima. Un racconto bellissimo. Ero convinto di non averla mai sentita prima, questa canzone. Eppure…
Poi mi è venuto in mente di quando l’avevo sentita. Ero piccolo, e i miei mi portavano alle cene con loro, da amici. Mi trovavo bene con loro, ma non sopportavo quando, alla fine del pasto, si mettevano a cantare brani d’opera. Un’amica di mia madre, per me una specie di seconda madre, una sera, in un momento di silenzio si era messa a cantare, da sola, questa canzone. E mi aveva colpito, e qualcosa si doveva essere sedimentato da qualche parte nel mio cervello.
Questa signora non c’è più, purtroppo.

E adesso accendo, appunto, l’ultima sigaretta.

P.S. Mentre scrivevo questo post, il media player mi mandava random alcuni brani nelle cuffie. So che non ci crederete, e nei commenti fioccheranno insulti di piacioneria. Ma è proprio questa canzone che sto sentendo ora. Il caso mi sbalordisce.

L'indivia e il pene

Sono appena tornato dal concerto di Ani Difranco. Ma non è di questo che voglio parlare. Andiamo con ordine. Ha aperto il concerto un duo che si chiama Bitch and Animal. Sulle prime mi sono sembrate delle lesbiche incazzatissime, fin troppo. Non tanto nella musica, quanto nei testi. Poi, invece, quando si sono unite ad Ani nel bis, cantato in italiano (“Voglio mangiare una donna”) mi sono reso conto dell’ironia che ci sta sotto. Per fortuna.

Sapete, sono estremamente tollerante, anzi, di più. Come molte persone della mia generazione, non vedo differenza tra omosessualità, bisessualità ed eterosessualità. Ma è l’intolleranza che non tollero.

“Ma che stai dicendo? È un controsenso. Oh! Mi ascolti? Ehi! Bah…”

Avevo, qui a Bologna, due amiche lesbiche. Ne ho tuttora, e anche più di due, ma è di queste che voglio parlare. Io conoscevo una delle due, che, ad un certo punto, si è messa con una ragazza molto bella, molto affascinante, molto intelligente. A parte il fatto che odiava gli uomini. Questo, però, l’ho saputo dopo, perché dalle prime volte che sono andato a casa loro ho trovato questa ragazza aperta, disponibile e simpatica nei miei confronti. Certo, un bel po’ radicale, ma insomma. Una volta ho pranzato con loro. E, per dare loro una mano, mi sono messo a pulire l’insalata, dell’indivia (o lattuga), appunto. Passa da casa loro un mio amico, che conosceva come me la mia amica, ma non la sua ragazza. Rimane là per un po’, e mi accorgo che la ragazza lo tratta male, o meglio, non lo considera affatto. Non capisco e continuo a pulire l’indivia. Dopo un po’ entra in cucina la mia amica, e le chiedo il perché di quell’ostilità.

“Ce l’ha coi maschi, lo sai”. La guardo con aria interrogativa. “Ah, ma lei pensa che tu sia gay”. Guardo il cespo di insalata. Lei mi dice che avrebbe continuato lei. Prende il coltello e inizia a tagliarlo.

Sono immediatamente andato in bagno a ritoccarmi il mascara.

Portacenere

Ascolto l’ultimo disco di Bugo. Non capisco se mi piace o no. Banale dire che è una specie di Beck italiano (e probabilmente, anzi, sicuramente esagerato). Ma lo penso, mentre lo ascolto. E quando penso questo, il testo delle sue canzoni si trasforma nella mia testa in questo.

Sembro il Beck italiano?

E ‘sti cazzi.

Insomma, credo che abbia ragione. E poi il video di “Casalingo” sembra girato in Odorama. Fantastico.

No, lo sento e mi piace. Dite pure che è un furbetto (lo è) e che appunto ricorda molto il signor Hansen (rosico ancora adesso per non essere riuscito ad andare al suo concerto di Urbino). Ma mi piace. Adesso fumo una sigaretta per riempire il posacenere.

Di |2003-08-16T15:50:00+02:0016 Agosto 2003|Categorie: I'm Happy Just To Dance With You|Tag: , , , , |2 Commenti
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