happy days

Dagli archivi: Cursed – Il maleficio (Wes Craven, 2004)

Cursed

Di Wes Craven (Usa 2004)
Con Christina Ricci, Jesse Eisenberg, Joshua Jackson, Judy Greer
Durata 96’
Distribuzione Buena Vista International Italia

La storia: I fratelli Ellie e Jimmy Hudson, nella stessa notte, assistono ad un incidente stradale. Mentre tentano di soccorrere una ragazza ferita, una creatura li assale, sbrana la ragazza e li ferisce entrambi. Da quel momento le loro vite non saranno più le stesse, perché la creatura è un lupo mannaro e il suo morso li ha contagiati.

Ritorna l’accoppiata Craven/Williamson, quella di Scream per intenderci, e un modo per leggere questo Cursed è forse proprio quello di avvicinarlo alla serie di metahorror creazione dei due, anche se di tempo ne è passato per l’horror contemporaneo. Ci sono stati due sequel di Scream, subito dopo tre film parodia dell’horror (Scary Movie), una serie di remake di classici degli anni Settanta e, contemporaneamente, l’invasione di prodotti orientali e i loro rifacimenti. Nonostante questa abbondanza, c’è da dire però che l’immaginario orrorifico classico occidentale ha tuttora qualche crisi di identità, e gli autori di Cursed lo sanno bene. Decidono quindi di puntare sulla tradizione pura, creando un film di lupi mannari schietto e semplice.

Lo spettatore smaliziato, che conosce le derive interpretative di Craven e Williamson, si trova sempre superato a destra da un proliferare di elementi e situazioni a lui note, come se il film diventasse un esplicito e divertito breviario, una specie di manuale. Il quadro è sempre ricolmo di elementi noti all’appassionato, basti pensare alla sequenza ambientata nel locale di Jack, una sorta di “Planet Hollywood” dell’orrore, in cui spicca ovviamente Lon Chaney nelle vesti di licantropo e fa capolino anche Freddy Kruger. In quest’ottica il film è compatto, non si perde in contaminazioni con altri sottogeneri dell’horror e rispetta le regole fissate da Curt Siodmak (L’uomo lupo, 1941). Regista e sceneggiatore rendono omaggio a una figura che è stata in gran parte fissata dal cinema nelle sue caratteristiche fisiche e caratteriali, a differenza di altre icone dell’horror classico di derivazione letteraria. E, ovviamente, si ricordano della sofferenza e della profondità psicologica che ha donato Landis al suo lupo mannaro americano a Londra (gli effetti speciali sono dello stesso Rick Baker). Infine è da segnalare il rimando al teenage movie: i cenni a I was a teenage werewolf (1957) e a Voglia di vincere – Teen Wolf (1985) sono evidenti e suggellati dalla presenza, nei panni di se stesso, di Scott Baio, il “Chucky” di Happy Days; e quest’ultimo entra un ulteriore cortocircuito con Joshua Jackson, uno dei protagonisti di Dawson’s Creek.

Recensione originariamente apparsa su duellanti, luglio 2005

Thumb Tech

Ricordate la drammatica giornata di lunedì, che si è conclusa con l’immagine dell’icona universalmente nota come “iPod triste”? Bene, ci sono sviluppi. Positivi, grazie al cielo.

Giovedì tornavo dal concerto dei Rosolina Mar al Locomotiv Club e raccontavo le mie disavventure tecnologiche alle persone con me. Ad un certo punto se ne viene fuori Matteo, collega radiofonico e bassista dei Discodrive, e con l’aria di chi la sa lunga, esordisce dicendo: “Tranquillo. Ad un certo punto, mentre ascoltavi una canzone sull’iPod ti si interrompeva e ti si bloccava tutto e dovevi riavviarlo? E ad un certo punto questa cosa non ha funzionato più, è apparsa l’icona universalmente nota come ‘iPod triste’, e l’iPod non si vedeva su iTunes, non partiva, non si vedeva sul pc, non si ricaricava, insomma, pareva defunto?”
Io ho risposto “Sì” a tutte le domande.
“Quello che devi fare” ha continuato Matteo “è premerlo forte.”
“Eh?”
“Davvero. Premilo forte tra la rotella e lo schermo: sentirai una specie di vuoto. Vedrai che tutto torna a posto.”

Sono arrivato a casa, quella sera, scettico. Ho guardato l’iPod, l’ho messo sulla scrivania e ho premuto per qualche secondo qua:

ed è ripartito. Trattasi (lo dico per i precisini) di un iPod Photo da 20Gb fuori garanzia.
Non ci potevo credere. Capito? Il fichissimo iPod, oh, che design meraviglioso, quanto know-how tecnologico… E poi funziona né più né meno del mitico juke box di Happy Days, quello che Fonzie faceva partire con una botta sul lato.

Diffondete questo sapere. Farà risparmiare soldi e preoccupazioni a tanti.

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