raymond carver

Letture, santoni e colpi di fulmine

Sono stato, oggi, alla Feltrinelli. Dovevo comprare due libri, sono uscito con quattro. Non c’è niente da fare. È più forte di me. Tempo fa quando andavo là con un caro amico, dovevo tenergli il portafoglio, per evitare che comprasse dei libri. Così li compravo io. Con i suoi soldi.

Insomma, la Feltrinelli di domenica è aperta

“Ma si sta rincoglionendo? Che faceva, andava alla Feltrinelli chiusa? Aiutatelo, o voi che leggete…”

ed è piena di gente. Giovini, meno giovini, famiglie

“Sei prolisso, sei. Va’ al punto”

Insomma, vedo una ragazza

“Eccolo qua. E ti pareva”

carina. Ora, per me, come per molti, i gusti musicali e letterari sono importanti. Vedo che guarda un libro del mio amato Carver, lo prende, lo palpa e lo rimette a posto. Sono lì per lì per andare e rimetterle il libro in mano, ma evito. Passa ad un’altra sala, e io rimango dove sono e cerco i libri che mi servono.

Poi vado avanti e la rivedo, china su dei libri, ne ha due in mano. Faccio finta di niente, ma la guardo con la coda dell’occhio. Chissà che prende, chissà che non prende. Fantastico, viaggio con la mente un po’, appena appena. Penso ai nomi da dare ai nostri bambini, cose così. Finalmente prende un libro, tutta soddisfatta e si avvia alle casse.

La seguo e riesco a vedere di che libro si tratta.

A tu per tu con Sai Baba.

Mi immagino in una casa bellissima. Lei, la ragazza, è con me, e anche lei è bellissima. Tutto è bellissimo. Una bambina, bellissima anch’essa, gioca in un giardino bellissimo. Regna l’armonia. Una voce soave, è quella della ragazza, chiama la piccola: “Nitar, vieni dentro, è l’ora della preghiera”.

Mi avvio alle casse sconsolato.

Coppie, storie, letture

Oggi sono andato a finire di leggere il libro della Gallagher (Io e Carver, Minimum Fax) in piazza Santo Stefano. Il libro è una letteratura di una relazione, ci sono saggi introduttivi della Gallagher ai libri del marito, riflessioni, parti di diario, lettere, eccetera. Una lettura frammentata che mi ha permesso più volte di alzare la testa e di guardarmi intorno. Ci sono stato due volte a leggere in piazza, la prima verso l’una, la seconda verso le sei. Entrambe le volte ho visto una famiglia di americani. Che strana coincidenza. Forse si erano persi, ma si sa che

nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino

ed escludo che la famigliola in questione fosse di Berlino.

Poi: una ragazza magrissimissima che si è messa a scrivere qualcosa con una grafia minutissima, tutta piegata in maniera strana. Mi ha ricordato un insetto stecco. Forse non è carino come paragone. Perdonatemi.
Ogni tanto vedevo delle donne. Sembravano sole, poi spuntavano i partner. Che cosa buffa. Sembravano destinate a ricongiungersi col partner. Mi ha fatto venire in mente il mercurio. Avete presente quando si rompe un termometro e ci sono in giro tutte queste palline argentate liquide divertentissime che stanno lontane le une dalle altre, ma poi quando si toccano si uniscono e formano una goccia più grande, che pare inscindibile…
E anche due ragazze, giovani e carine, che parlavano tra loro. Mi sembravano interessanti, fino a che una di loro ha deciso che doveva cambiare suoneria al cellulare. E le ha provate tutte, più volte. Il mio interesse è scemato.

Ho pensato a Ray e a Tess (Carver e Gallagher) e a quanto si volevano bene.
Ma non mi sono intristito, anzi. Vivo la mia singletudine. E basta. Senza orgoglio né rimpianti, ma con una caratteristica tipica del nostro popolo. No, non il fatto che cantiamo sempre. Parlavo del fatalismo.
Domani me ne vado a Roma. Ma il mio portatile viene con me.
Adesso mi guardo qualche altra puntata di “Blu notte” fumando sigarette e bevendo rum cooler. Giudicate voi.

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