Archivi mensili: Ottobre 2003

E speriamo che stanotte lo streaming funzioni…

Cliccate qua dalle 0050 alle 220 circa (non di continuo, per carità) e qualcosa speriamo che succeda. O se no prendete un mezzo di locomozione e venite a Bologna, per sentirmi come si fa normalmente, girando la manopolina della radio analogica fino ai 96.250 Mhz.
Seguiranno altre istruzioni.

Di |2003-10-13T13:51:00+02:0013 Ottobre 2003|Categorie: Eight Days A Week, Things We Said Today|Tag: , |8 Commenti

Cyrano e le parole che muovono

Per lavoro ho letto il testo di Rostand e ho rivisto il film di Rappeneau.

“Per lavoro, hai capito? C’è gente che spacca le pietre, gente che ara i campi, gente che fa il capo del Governo e gli tocca fare tante altre cose insieme e lui… legge per lavoro. Dove andremo a finire…”

Il film lo ricordavo bene, l’ho visto quando è uscito, al cinema. E dopo poco mi sono dimenticato che, come il testo originale, è tutto in rima. Non ricordo le esatte sensazioni che ho provato allora, ma di sicuro ricordo che non mi ero annoiato. E che nel film non c’è la frase-da-cioccolatino su “baci e segni ortografici” (sapete a cosa mi riferisco). Scelta coraggiosa. E azzeccata. Ma di questo parliamo dopo.

Ho letto il libro in una traduzione in prosa, scritta da Franco Cuomo. Scelta coraggiosa anche quella. Infatti, l’unica traduzione in italiano di Cyrano de Bergerac è del 1898, di Mauro Giobbe, quindi contemporanea all’opera di Rostand, e rigorosamente in versi. La versione in italiano è stata un successo, nel 1977, quando venne presentata a Parigi. L’ho letta e non mi sembra male. Riesce a conservare una musicalità anche nella prosa. Ma, rivedendo il film, mi è venuta voglia di rileggere il testo in poesia.

Nota ulteriore: i dialoghi italiani del film sono tradotti molto bene da Oreste Lionello. Dimenticatevi il Bagaglino e pensate al grandissimo lavoro che ha fatto con i film di Allen (non sempre) e con il doppiaggio di Monty Python – Il sacro Graal. Non che io sia un fanatico del doppiaggio, anzi. Ma se proprio va fatto, almeno sia fatto bene. Tanto di cappello al prode Lionello.

“No, si è messo a parlare in rima. Speriamo che torni allo stile di prima”

La storia di Cyrano è nota ed arcinota. Infatti non è quella che mi ha emozionato, quella si conosce. È appunto ciò che dicevo prima sulla frase da cioccolatino. Basta. Che palle. Non trovarla nel film è bellissimo, distacca la storia da quello-che-già-si-sa.
Quello che mi ha scosso sono state le parole, le parole che scorrono meravigliosamente, che si accavallano, e giocano e scherzano e ridono. E commuovono, appunto. Con i loro tempi, le loro pause, anche nella versione in prosa, letta da me nella mia stanzetta. Questa è la fine del terzo atto. Cyrano ha combinato la cosa tra sua cugina Rossana. Rendiamoci conto: ha fatto sposare la donna della quale è innamorato da sempre con il giovane cadetto del suo reggimento, Cristiano. E stanno per partire, per andare in guerra. Dolore generale. Rossana, appena sposata, vede il marito partire per la guerra. A Cyrano della guerra non può fregare di meno. Ma ha compiuto un suicidio amoroso. E se ne rende conto. Tutto grazie alle sue magnifiche parole. Che, credo, ami almeno quanto Rossana.

ROSSANA (a Cyrano, trattenendo Cristiano, che lui cerca di tirar via): Lo affido a te… Promettimi che non correrà rischi!
CYRANO: Farò il possibile… ma non posso promettere niente.
ROSSANA (come sopra): Promettimi che sarà prudente!
CYRANO: Sì, cercherò, ma…
ROSSANA: Che non avrà mai freddo!
CYRANO: Ci proverò, ma…
ROSSANA: Che sarà fedele!
CYRANO: Sì, certo, però…
ROSSANA: Che mi scriverà!
CYRANO (fermandosi): Questo sì – te lo prometto!

Le parole. Nient’altro. “Creiamo un eroe da romanzo” dice Cyrano a Cristiano. “Io ci metto le parole e tu la bellezza”. A prescindere dalla morale, dalle storie su bellezza interiore ed esteriore, quello che mi affascina, alla fine, son le parole, la creazione e la commozione alla quale mi hanno portato, ancora una volta.
Mica per niente questo diario urbano ha anche a che fare con l’amore per le parole.
Beh, sì. A volte anche con l’amore-e-basta.

The Riot Yogurt Grrrl

Sono andato a fare la spesa al notosupermercato. Stavo passando vicino al banco latticini e c’era una ragazza che metteva a posto delle scatole su un carrello. Passa un suo collega e butta sul suo carrello dei contenitori vuoti. Lei se ne accorge e dice: “Ma guarda questo se mi deve rompere il cazzo in ‘sta maniera”. Io vedo e le sorrido complice. Lei mi guarda e aggiunge: “Solo perché ha una cosa in mezzo alle gambe si permette di fare quello che vuole”.

Ho smesso di sorridere e me ne sono andato a comprare della passata di pomodoro. Con passo spedito.

Di |2003-10-10T16:30:00+02:0010 Ottobre 2003|Categorie: I Me Mine|Tag: , |5 Commenti

Colpo partita: triplo filotto reale con pallino

Sono uscito, questa sera, e mica ero di umore buono. Andiamo a bere qualcosa. Ordino un martini cocktail e un bicchiere d’acqua.
“Non abbiamo bicchieri”, mi dice la cameriera.
La folla con me ridacchia e inizia a proporre che io beva l’acqua in un’urna, in una cisterna… La cameriera è simpatica e precisa che, insomma, ‘sta acqua me la devo pagare. Mezzo litro. La ordino senza bollicine, temendo il sovrapprezzo.
Il cocktail è così così. Sto per andarmene a casa, quando mi dicono: “Partita a stecca?”.

Il biliardo io l’adoro. Mi piace tantissimo, tutto. Sorrido e accetto.

Andiamo in una notasaladabiliardo, proprio sotto le due torri. Immaginatevi una sala da biliardo nel centro di Bologna. Fatelo veramente. È esattamente così. Sottoterra, in un palazzo con ascensore ingabbiato, cancello per entrare. Tavoli sparsi, fumo, neon. Popolazione varia e inevitabilmente bizzarra.
Nella notasaladabiliardo la televisione è sempre accesa, e c’è sempre qualcuno che la guarda: e pare non abbia fatto altro in vita sua. Immobile, se non fosse per la sigaretta che viene fumata, spenta, riaccesa. Età compresa tra i cinquanta e i centocinquant’anni. Ma si guardano le cose più normali. Lo so, potreste aspettarvi un porno, o quanto meno le pubblicità dei telefoni erotici. Stasera c’era “Porta a porta”. Mi sa che gli regalo qualche cassetta…
Nella notasaladabiliardo si bestemmia, più o meno ad alta voce, ma si sentono distintamente i rumori crocchianti delle palle, del primo colpo, delle stecche, dei gessetti che vengono strofinati sulle loro punte.
Ogni tanto i giocatori più esperti ti guardano, ma non te lo fanno notare. Meglio così.
Di solito nella notasaladabiliardo ci sono in prevalenza uomini. Ma a volte qualche donna ci scappa. Magari la ragazza di qualcuno, che è lì con i suoi amici. E lui, premuroso e amoroso, tenta di insegnarle a giocare. Lei, di solito, è negata. I suoi amici si sfiancano di sigarette e di birra e tremano ogni volta che lei prende la stecca in mano. Lui, imbarazzato, fa dei sorrisini di giustificazione. Che, spesso, servono a poco.

P.S. Il titolo del post… si può ascoltare qua.

Di |2003-10-10T04:07:00+02:0010 Ottobre 2003|Categorie: There's A Place|Tag: , , , |6 Commenti

Le elezioni in California e le proporzioni cinebiografiche: gioco stupidissimo ma inquietante

Di solito scrivo qua di notte, a tarda notte. E non è detto che non lo faccia anche oggi. Ma era un po’ che non scrivevo, e sembra che qualcuno se ne accorga. La mia compagna di chiacchiere pomeridiane (blogger anch’essa) mi ha detto: “Poi scrivi, eh?”. Un po’ come la mamma dice al bimbo: “Gioca, ma poi li fai i compiti, eh?”. Scrivo, come vedi, scrivo.

Guardo almeno un paio di telegiornali a pranzo e un paio a cena. Ma ho pranzato presto e cenato tardi, quindi mi sono visto le due edizioni principali del TG2. Non ci ho prestato molta attenzione, se no la cena mi sarebbe andata di traverso. Ma la copertina dell’edizione delle 21 era dedicata a Schwarzenegger. Un po’ guardavo, un po’ mangiavo, un po’ ascoltavo. Ho pensato alle proporzioni. Dunque.

Reagan. Attore. Governatore della California. Due mandati presidenziali. E’ vero che viene ricordato come un presidente che ha fatto molto per il disarmo mondiale, ma è pur sempre quello che ha messo in ginocchio l’economia americana con il progetto “Scudo Stellare”.
Che, detta così… Cioè, chiamare un progetto di difesa così, anzi, era meglio noto col nome di “Guerre Stellari”… Solo ad un attore di Hollywood poteva venire in mente. E nel mio cervello rimbalzano, ancora una volta, le parole di Doc in Ritorno al futuro, quando chiede a Marty, per provare che effettivamente viene dal futuro, di dirgli chi è presidente nel 1984. “Ronald Reagan”. “Ma chi, l’attore? E il vice chi è, Jerry Lewis?”.

Schwarzenegger. Attore. Governatore della California con maggioranza schiacciante dei voti. In molti scommettono su una sua candidatura alle prossime presidenziali. E probabilmente vincerebbe anche lì.

Proporzioni. Ronald Reagan, a volte noto come Elvis Reagan (dico sul serio) ha recitato in una sessantina di film. Penso che abbia fatto il cattivo solo un paio di volte. Personaggi scialbi. Film fiacchi.
Arnold Schwarzenegger ha avuto il suo primo ruolo in una puntata de L’ispettore Derrick, dove faceva un culturista che aveva violentato e assassinato una donna (e veniva prontamente assicurato alla giustizia dal teutonico poliziotto). Misteri della mente umana (la mia). Ricordo quella puntata benissimo. Lui la uccideva perché, davanti ad una sua esibizione muscolare, lei rideva dicendo che sembrava una scimmia.
Anche lei, dico, incosciente. Vai a dire “Scimmia” a Schwarzy?
Poi Schwarzenegger ha fatto altri film, raggiungendo la fama con il cattivissimo Terminator.

Un cowboy da quattro soldi, filmicamente parlando, ha comunque combinato dei casini allucinanti per quello che riguarda la politica estera e interna… Speriamo che Schwarzenegger diventi subito il Terminator buono. Hasta la vista, baby?
Sì, sono molto, molto preoccupato.

Messaggio promozionale

Stanotte ricomincia il mio notturno radiofonico del lunedì. Ebbene sì. Chi scrive qui, come altri, o come se stesso in altre forme, fa radio. O tenta di farla. Mi vedete qui in una foto di qualche anno fa.

Se siete a Bologna, sintonizzatevi dalle 0050 sui 96.3 MHz. Se non siete a Bologna, cliccate qui.

Sempre che ne abbiate voglia, ovviamente.

Di |2003-10-06T14:16:00+02:006 Ottobre 2003|Categorie: Eight Days A Week, Things We Said Today|Tag: , |16 Commenti

Letture, santoni e colpi di fulmine

Sono stato, oggi, alla Feltrinelli. Dovevo comprare due libri, sono uscito con quattro. Non c’è niente da fare. È più forte di me. Tempo fa quando andavo là con un caro amico, dovevo tenergli il portafoglio, per evitare che comprasse dei libri. Così li compravo io. Con i suoi soldi.

Insomma, la Feltrinelli di domenica è aperta

“Ma si sta rincoglionendo? Che faceva, andava alla Feltrinelli chiusa? Aiutatelo, o voi che leggete…”

ed è piena di gente. Giovini, meno giovini, famiglie

“Sei prolisso, sei. Va’ al punto”

Insomma, vedo una ragazza

“Eccolo qua. E ti pareva”

carina. Ora, per me, come per molti, i gusti musicali e letterari sono importanti. Vedo che guarda un libro del mio amato Carver, lo prende, lo palpa e lo rimette a posto. Sono lì per lì per andare e rimetterle il libro in mano, ma evito. Passa ad un’altra sala, e io rimango dove sono e cerco i libri che mi servono.

Poi vado avanti e la rivedo, china su dei libri, ne ha due in mano. Faccio finta di niente, ma la guardo con la coda dell’occhio. Chissà che prende, chissà che non prende. Fantastico, viaggio con la mente un po’, appena appena. Penso ai nomi da dare ai nostri bambini, cose così. Finalmente prende un libro, tutta soddisfatta e si avvia alle casse.

La seguo e riesco a vedere di che libro si tratta.

A tu per tu con Sai Baba.

Mi immagino in una casa bellissima. Lei, la ragazza, è con me, e anche lei è bellissima. Tutto è bellissimo. Una bambina, bellissima anch’essa, gioca in un giardino bellissimo. Regna l’armonia. Una voce soave, è quella della ragazza, chiama la piccola: “Nitar, vieni dentro, è l’ora della preghiera”.

Mi avvio alle casse sconsolato.

Una sigaretta

A volte mi capita su WinMx di trovare degli utenti che mi fanno scaricare molto velocemente, e allora saccheggio il loro archivio. Una canzone qua, una canzone là. Mi è capitato di recente di scaricare delle canzoni di Fred Buscaglione. Lo conosco da quando ero piccolo, mi ha sempre affascinato. Ma di solito ascoltavo soltanto le canzoni “da duro”. Invece ha inciso e scritto delle canzoni di una tenerezza incredibile. Insomma, trovo, alla fine, nella mia lista di file scaricati, questa canzone.

UNA SIGARETTA

Prima che finisca questa sigaretta
tu mi dirai di si, oppure forse no,
Puoi pensarci bene,
non avere fretta
hai tanto tempo ancor,
il tempo di una sigaretta

Guardo pigramente, le spire profumate
lo vedi,
fumo a piccole boccate
vorrei fermare un poco,
questa punta di fuoco
vorrei fermare il tempo,
ma il tempo passa e va

Vedi si consuma, questa sigaretta
tu mi dirai di si, o mi dirai di no
passano i minuti,
forse troppo in fretta
io guardo gli occhi tuoi,
fumando questa sigaretta

Guarda come brucia questa sigaretta
potevi dire sì, e invece hai detto no!
Muore un dolce sogno,
nato troppo in fretta
io me ne vado amor,
e spengo
questa sigaretta

L’ho sentita e l’ho trovata bellissima. Un racconto bellissimo. Ero convinto di non averla mai sentita prima, questa canzone. Eppure…
Poi mi è venuto in mente di quando l’avevo sentita. Ero piccolo, e i miei mi portavano alle cene con loro, da amici. Mi trovavo bene con loro, ma non sopportavo quando, alla fine del pasto, si mettevano a cantare brani d’opera. Un’amica di mia madre, per me una specie di seconda madre, una sera, in un momento di silenzio si era messa a cantare, da sola, questa canzone. E mi aveva colpito, e qualcosa si doveva essere sedimentato da qualche parte nel mio cervello.
Questa signora non c’è più, purtroppo.

E adesso accendo, appunto, l’ultima sigaretta.

P.S. Mentre scrivevo questo post, il media player mi mandava random alcuni brani nelle cuffie. So che non ci crederete, e nei commenti fioccheranno insulti di piacioneria. Ma è proprio questa canzone che sto sentendo ora. Il caso mi sbalordisce.

Neighbours 4 – Horror Movies

Il condominio in cui vivo è piccolo, ma ben popolato.

“Ma lo sai che i tuoi permalink funzionano male?” “Mamma! Ma che ne sai tu di queste cose?” “Beh, ho un blog anche io! Anzi, potresti fare qualcosa per il mio template?” Oddio. Un incubo. Solo un incubo. “Francesco? Stai bene? Urlavi qualcosa a proposito dei template. Invece mi spieghi che sono questi feed, che sono?” AAAAAARGH!

Siccome stamattina volevo scrivere qualcosa, ma non sapevo cosa, anche per vedere che fa il mensile effetto di cambio di carattere e di foto-di-sfondo, vi racconto di un’altra coppia di vicini (tranquilli, è pur sempre un condominio: prima o poi gli inquilini finiscono). Al terzo piano (credo)

“Come credi? Ma è sei anni che vivi in quella casa e ancora… E poi uno dice che i giovani non c’hanno a cuore la società… Manco sanno chi sono i loro vicini… E se ti interroga la polizia?”

c’è una coppia. Quello che ci interessa è lui. Probabilmente campano, alto e grosso. Una volta facemmo una festa qui in casa e lui, verso mezzanotte suonò alla porta dicendo che “lui si alza alle quattro”. Ho ipotizzato che lavoro potesse fare. Ancora non lo so. La figura è imponente e minacciosa, ma la faccia, diciamocelo, è buona. E sembra un tipo gioviale. Anche se ha delle mani grandi come padelle da frittura globale (© F. Caccamo). Scusate la rima.

Qualche settimana fa stavo uscendo di casa, quando, davanti alla porta di ingresso del palazzo, ho sentito rumore di chiavi. Qualcuno stava entrando. Quindi mi sono fermato e ho aspettato, immobile, nel buio. E’ entrato proprio lui e ha fatto un salto.
“Mannagg’. Mi hai spaventato”
“Scusa” ho detto io.
E lui (testuale): “Ma no, mica perché sei brutto, è che non pensavo fossi dietro la porta”.

Non ricordo cosa ho risposto e nemmeno se ho risposto. Il cervello girava vorticosamente. Una sola domanda faceva frullare le mie sinapsi: “Ma che cazzo vuol dire?”

Di |2003-10-03T12:28:00+02:003 Ottobre 2003|Categorie: I've Just Seen A Face|Tag: , , , |3 Commenti
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