Cameron Bright

Dagli archivi: Godsend (Nick Hamm, 2003)

Godsend

Di Nick Hamm (Usa/Canada 2003)
Con Greg Kinnear, Rebecca Romin-Stamos, Robert De Niro, Cameron Bright
Durata 102’
Distribuzione Eagle Pictures

La storia: Paul Duncan, insegnante di biologia, e Jessie, fotografa, perdono il loro unico figlio Adam in un incidente. Vengono immediatamente avvicinati dal dottor Richard Wells della clinica Godsend, che propone alla coppia di clonare il piccolo Adam, in modo tale che Jessie possa partorirlo di nuovo. I Duncan accettano, ma devono cambiare città e modo di vita per mantenere segreto l’esperimento, che alla fine riesce. Quando il bimbo compie otto anni, l’età in cui il “primo Adam” è morto, le cose iniziano a prendere una strana piega.

La domanda che mi sono posto durante la visione di Godsend è stata una sola: perché? Innanzitutto, perché scrivere una storia del genere? Immagino che Mark Bomback, lo sceneggiatore, si sia detto: “La clonazione è un argomento di moda, sfruttiamolo”. Ma un’idea del genere non basta a reggere una sceneggiatura. Passi pure il fatto che il primo bimbo clonato si chiami come il primo uomo di biblica memoria (avere un bimbo protagonista di nome “Dolly” sarebbe stato troppo); passi anche il personaggio di De Niro, dottore esperto di clonazione, ginecologia e anche ipnotista. Ma questo non è solo un film horror, è anche un thriller: quindi c’è un’indagine, se così vogliamo chiamarla, condotta dal povero papà Paul, che si chiede perché suo figlio sia ossessionato da questo tale Zachary, che nomina continuamente.

Chi è Zachary? Scoprirlo è facile. Si sfrutta una crisi del bambino, grazie ai poteri ipnotici di De Niro viene fuori il nome di una scuola, andata in fiamme. Tra i resti della scuola si trova un disegno di Zachary, perfettamente integro, sul cui retro è leggibile l’indirizzo dove abitava l’autore. Ci si reca alla casa segnata, ma, accidenti!, non ci sono più i proprietari originari, perché la casa è andata in fiamme: sì, come la scuola. Ma tanto i nuovi coinquilini, mentre cercavano una nuova governante, hanno chiamato anche la vecchia e, guarda caso, hanno conservato il suo numero di telefono. Il prode Paul va dalla precedente governante che gli spiega tutto, confessando anche un tentativo di omicidio, come fosse nulla.

Ovviamente al tema della clonazione è legato anche quello della paternità. Chi è il vero padre di Adam? Conflitto risolto in due battute e una scena, altamente simbolica, in cui è Richard a fare volare l’aquilone del bimbo, parlandogli di Dio, mentre il padre biologico li guarda. Nick Hamm, quello di Martha da legare, si è limitato a riproporre senza alcuna fantasia stilemi horror: case buie, fotografia fredda, soggettive a casaccio. Un altro “perché”. Perché hanno recitato (male) in questo film attori del calibro di Robert De Niro e Greg Kinnear? Non mi sono dato una risposta definitiva. Forse avevano tempo libero, o c’è stato un improvviso aumento del costo della vita negli Stati Uniti.

Recensione originariamente apparsa su duellanti, ottobre 2004

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