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Dire no all’artismo

Caro Wayne Coyne,

innanzitutto tanti auguri per il tuo cinquantunesimo compleanno. Ti scrivo questa breve lettera, oltre che per festeggiarti, per metterti in guardia contro un pericolo che si potrebbe profilare all’orizzonte per te e per i Flaming Lips: il pericolo dell’artismo. L'”artismo” è l’atteggiamento per cui ogni cosa che si fa dev’essere considerata arte e che viene creata con questo intento. L’artismo non si manifesta subito, ma ci sono alcuni sintomi che dicono che l’organismo è sotto attacco di questo pericoloso morbo: il malato inizia a parlare di sé in terza persona, l’uso della parola “arte” e derivati nei discorsi del soggetto aumenta vertiginosamente, così come la lapidarietà delle sue dichiarazioni. Questi primi segnali non devono essere sottovalutati, perché in questa fase il malato può ancora essere guarito. Se però questi e altri sintomi sono trascurati, si precipita nell’abisso dell’artismo, e da lì in poi sono solo vernissage.

Tu e i Flaming Lips per me siete l’emblema di qualcosa che è totalmente opposta all’artismo: la geniale cazzoneria. La stessa che aveva John Belushi, mica robetta. Questa geniale cazzoneria la si percepisce ai concerti (ancora è vivida nel mio cuore l’euforia del live di Ferrara di qualche anno fa), ed è presente in molti dei vostri numerosi album, compreso l’ultimo, oscuro e meraviglioso Embryonic. Dopo il riuscitissimo doppio del 2009, però, è scoppiata la locura: il rifacimento di Dark Side of the Moon era solo l’inizio. Avete inciso ep con Neon Indian, Lighting Bolt e Prefuse 73. Non contenti, avete infilato dischi in confezioni stroboscopiche, e chiavette usb con mp3 in orsetti gommosi giganti, feti di gomma, teschi di gomma e pure in teschi umani. Avete stampato poster col vostro sangue. Ma non bastava: avete pubblicato anche una canzone lunga 24 ore.

Come si dice ne L’odio, “fino a qua, tutto bene”. Si sa: tu e i tuoi compari, Wayne, siete matti. Questa follia, divertente e genuina, sebbene sia cresciuta esponenzialmente negli ultimi tempi, non mi ha mai fatto pensare ad un possibile attacco di artismo. Fino a qualche giorno fa, quando ho ascoltato l’ep che avete inciso con Yoko Ono. Wayne, so cosa pensi: che io ce l’abbia ancora con Yoko per quella vecchia storia dei Beatles. No, non è così, e anni fa ho esposto il mio punto di vista. Il problema è che la Ono è una portatrice di artismo totale, colpita da esso ben prima del fatale incontro con John Lennon. Sono certo, infatti, che Yoko Ono sin da giovanissima mostrasse evidente lo scempio più tremendo che compie l’artismo sull’essere umano: lo rende certo dell’essere capace di tutto. Anche di avere capacità musicali e di rovinare un momento come questo (prego, favorire il filmato).

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L’hai vista la faccia di quei due quando la nipponica ulula?
Ecco.
Facciamo quindi finta che questo ep sia un passo falso, e che il tuo prossimo passo sia con la band verso uno studio di incisione, ma non da soli. Sempre con la vostra sincera, sghemba, stramba, bizzarra e fantasiosa cazzoneria per la quale vi sono eternamente grato.

Tanti auguri ancora,
Francesco

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