fantozzi

La prima persona plurale

Se c’è una cosa che il PD fa è spendere soldi in campagne di comunicazione: compaiono spesso, sui muri delle città, manifesti del PD, di solito contro qualcosa (il Governo), con payoff abbastanza banali, tutto sommato. L’ultimo cartellone che ho visto mi ha fatto da un lato perdere le speranze e dall’altro incazzare come una bestia.

Avete presente il PD, no? Quei partito che di solito agisce come Fantozzi quando viene chiamato: cerca di mimetizzarsi con la tappezzeria e fa finta di niente, qualsiasi cosa accada. Il PD è l’amico che fa orecchie da mercante, che quando c’è da lavorare si sloga un polso (per poi guarire miracolosamente quando c’è da prendere al volo una birra), che quando viene interpellato la prima cosa che dice è “Ma chi, io?”
Ma le cose si capivano già alla Prima Festa Nazionale del PD: io c’ero. Il PD aveva appena perso le elezioni, ma, fiero, aveva allestito alla Fortezza Da Basso di Firenze la sua bella Festa. C., che era con me, mi diceva, girando per gli stand: “Ma quando c’erano le altre Feste, quelle provinciali e quelle regionali, c’erano molti più stand”. Con ogni probabilità all’epoca il PD aveva offerto degli spazi a prezzi iperbolici. Risultato? Una festa con stand di trattori, arredamenti e niente di davvero piccolo e vicino alla “ggente”. Non solo: a quella Festa c’era una raccolta firme. A pochi mesi dal voto, il PD chiedeva ai suoi simpatizzanti, iscritti, votanti una firma per salvare l’Italia. Ma come? Vi ho votato e volete avere un altro mandato ancora?
La prassi continua: l’ultimo manifesto vede Bersani in camicia, con le maniche arrotolate. Slogan? “Per giorni migliori, rimbocchiamoci le maniche”. Eh, no, cari: io ho fatto quello che dovevo fare. Ora dovere muovervi voi. E che cazzo.

Magical Fantozzi Tour, con un tocco "fellinesque"

È inutile: ormai ogni volta che vado a Roma, piove. Scrivo questo noncurante del fatto che i romani che hanno commentato il mio post precedente ormai possano bollarmi come iettatore: affronterò l’eventuale realtà.
Mi sono reso conto, però, dei collegamenti tra me e il ragioniere soltanto sul treno del ritorno.
Prima di tutti, ovviamente, la nuvola da impiegato. Avevo bisogno di questo fine settimana, e me lo immaginavo soleggiato, con quell’aria meravigliosa che solo Roma può avere. Invece ho avuto, almeno per il giorno-e-mezzo in più che mi sono preso di vacanza, cielo lattiginoso e pioggerellina. Molto british, non c’è che dire. Ma se lo volevo me ne andavo a Londra, no?
Poi c’è stato il passaggio sulla tangenziale est, tra la Prenestina e San Lorenzo, con precisa indicazione, da parte del fratello, del balconcino dal quale il ragioniere si cala per prendere il bus al volo, nel primo film. All’epoca quel tratto di tangenziale è chiusa. Adesso, invece, è realmente possibile scendere dal terrazzino e immettersi nel traffico dell’Urbe, con un innocuo saltino. Progressi dell’urbanistica.
Infine sono andato a mangiare la quaglia, per la prima volta in vita mia. Lo ammetto: ero terrorizzato, pensavo che il volatile, sebbene più che morto, saltasse grazie alla mia imperizia su teste e tavoli altrui. Invece l’ho domato, senza che il mio viso diventasse rosso pompeiano o, peggio, blu tenebra.

E la parentesi felliniana, direte voi? C’è stata domenica mattina, prima che partissi. Sono andato a vedere le case romane del Celio: dimenticatevi le rovine, via dei Fori Imperiali, il Colosseo. Questo sito archeologico vi fa entrare in case e botteghe, vi fa camminare in stretti vicoli, vi mostra affreschi bellissimi. Uno li guarda e si aspetta sempre che, come in Roma, il venticello della capitale li faccia volar via, per sempre.

Una serata secondo i programmi

Lunedì, ore 1945.
Sono pronto, come neanche Fantozzi quando deve vedere Italia-Inghilterra.
Cena con amico alle ore 20 in punto, poi concerto di Bowie alla radio, in diretta, da Londra. Il mio amico dovrebbe portare qualcosa da bere o altro, chissà. Comunque mangeremo, ci sentiremo il concerto alla radio, chiacchierando e cantando pezzi di canzoni e scoprendone di nuove. E poi avrò il ricordo del concerto, lo registro.

E come?

Corro alla Virgin, che è aperto fino alle ore venti. Entro e, ovviamente, sono l’unico cliente. Di solito alla Virgin la musica è varia, ma comunque orecchiabile–>gradevole–>acquistabile. Invece c’era sparato a palla un gruppo metal urlatissimo. Compro due cassette da novanta ed esco, pensando “mitico, ce l’ho fatta”. Piove tantissimo, ma il mio amico ha trovato un passaggio in macchina. Arriverà.

Ore 2005. Mi chiama. “Ritardo una ventina di minuti, i viali sono completamente bloccati, piove tantissimo”. Guardo il sugo per la pasta e gli dico di aspettare. Un po’ borbotta, ma poi si quieta. Penso che mangeremo in ritardo, ma pazienza. La pioggia, intanto, aumenta.
Ore 2035. Il mio amico non si fa vedere. E io non ho una lira sul cellulare per chiedergli dove sia, come stia, e soprattutto quando pensa di arrivare.
Ore 2045. Mi sintonizzo su Radio Due, dove c’è qualcuno che fa dei discorsi assolutamente magniloquenti che elogiano una band nostrana. “Sentiamo”, mi dico, mentre sgranocchio degli animaletti di cristallo per alleviare la tensione: il mio programma sta andando completamente a puttane. La canzone è orrenda. Ovviamente.
Ore 2050. Arriva il mio amico, zuppo e trafelatissimo. Ovviamente, poverino, non è riuscito a portarmi alcun omaggio. “Non importa”, dico io, “sta per iniziare il concerto”. E mi sento un po’ come si dovevano sentire i miei nonni, vicini alla radio per non perdere niente, neanche una parola. Quasi mi commuovo.
Ore 2103. Il concerto non verrà trasmesso. La Sony ha revocato all’ultimo momento la licenza per la diffusione. Tento di fare come Muzio Scevola e sto per immergere la mano destra nel sugo bollente, ma il mio amico mi ferma all’ultimo momento.

La serata si è conclusa con una partita a Trivial, che perdo. Però ho imparato che i ragni hanno otto occhi. Di tutte le cazzate che scorrono in una partita di Trivial Pursuit, in genere se ne ricorda una soltanto, dopo. Il ricordo non permane per più di un paio di giorni. No, questo non l’ho scoperto giocando. Esperienza personale.

Andando a letto ho maledetto la Sony, spegnendo la luce. Poi mi sono alzato di colpo, sono andato vicino allo stereo e ho guardato le cassette comprate per registrare il concerto. Ho tirato un sospiro di sollievo. Almeno erano della TDK.

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