Dagli archivi: Hubble 3D (Toni Myers, 2010)
Chissà se i bambini di oggi vogliono ancora fare gli astronauti, quando pensano al loro futuro. Di certo questo documentario di tre quarti d’ora, Hubble 3D, potrebbe stimolare voglie di spazi infiniti, caschi, tute e razzi spaziali.
Creato appositamente per il circuito IMAX e diretto da Toni Myers, il mediometraggio ha come centro tematico la missione avvenuta nel maggio 2009 per riparare e implementare il telescopio spaziale Hubble.
Lo spettatore segue effettivamente i giorni di preparazione alla missione e poi le operazioni avvenute in orbita, ma a farla da padrone sono le splendide immagini che Hubble ha inviato sulla Terra e un discorso ecologista di fondo che conclude il film. A questo proposito non è un caso che la voce narrante del documentario sia quella di Leonardo DiCaprio, noto per le sue posizioni ambientaliste.
Hubble 3D affascina, perché racconta cose incredibili e ce le fa vedere come mai prima d’ora: è emozionante sentire gli astronauti dell’Atlantis prima del lancio eccitati come bambini a Natale, così come è avvincente il lavoro di preparazione e l’insieme degli esercizi fatti per le famose passeggiate spaziali.
A immagini “note” di vita nello spazio (c’è l’immancabile momento “come mangiano gli astronauti”, per dirne una), seguono lati più inediti come – per quanto bizzarro possa essere – le numerose riprese della Terra da cinquecento e rotti chilometri di altezza. Gli stessi astronauti, usciti dalla nave per iniziare le riparazioni del telescopio, non riescono a trattenere commenti commossi e meravigliati e noi non siamo da meno.
Myers, pur rimanendo – giustamente – ancorato alla scansione temporale della missione, riesce ad applicare un minimo di suspence, ovviando alle immagini non troppo chiare per un profano con un commento che ricorda fattori più che noti agli ingegneri aerospaziali, ma che sfuggono allo spettatore comune: per esempio, il fatto che chi ha rimesso a posto Hubble l’ha fatto nel mezzo dello spazio, a meno 200 gradi di temperatura e con il rischio di morire se una qualsiasi parte della tuta indossata avesse subito una lacerazione o un taglio.
Per concludere: non stiamo di certo parlando di un grande documentario, ma ci arrendiamo alla bellezza delle immagini che ci offre e alla conferma della straordinaria inventiva e capacità tecnica dell’essere umano. Ora scusate, ma mando un curriculum alla NASA: sai mai che, almeno come dattilografo, non mi prendano.
Recensione pubblicata originariamente sul blog di Pampero Fundacion Cinema nel maggio 2011
In questo post si parla di Amazing Earth, un documentario per la televisione prodotto nel 1998, diretto da Brian Skilton e con la voce fuori campo di Patrick Stewart. Sì, il professor Xavier di X-Men, il capitano Picard di Star Trek, lui.
Chaplin sconosciuto (Unknown Chaplin, Kevin Brownlow e David Gill, 1982)
Charlie – The Life and Art of Charlie Chaplin (Richard Schickel, 2003)
Quando si parla di terrorismo internazionale, tutto è ormai relativo all’undici settembre del 2001. Ma quasi dieci anni prima nasceva in Gran Bretagna una delle organizzazioni terroristiche più potenti ed efficienti della storia, l’Earth Liberation Front. L’ELF (azzeccare una sigla non è cosa da poco: per esempio, in questo caso l’acronimo permette di chiamare gli attivisti “Elves”, cioè elfi) si costituisce per combattere, attraverso azioni mirate e di guerriglia, chiunque sfrutti e distrugga l’ambiente. Sono parole dell’ufficio stampa del Fronte, non mie: capirete che, da un lato, l’obiettivo è condivisibile (i metodi – sabotaggi, incendi, devastazioni varie – molto meno, sebbene non abbiano mai provocato vittime), e che dall’altro, avendo un ufficio stampa, stiamo parlando di un’organizzazione strutturata e pronta a comunicare all’esterno.
Il regista e giornalista inglese Nick Broomfield ha diretto nel 1998 Kurt and Courtney. Stimolato dai misteri legati alla fine del leader dei Nirvana, Broomfield va per conto della BBC negli Stati Uniti occidentali, tra California e Washington, per capire che è successo davvero.
Nel 2004, invece, nel decennale della morte, esce il cofanetto With the Lights Out: in tre cd e un dvd si mette in luce il lato inedito della musica dei Nirvana.
Infine, Kurt Cobain: about a son. Diretto da A.J. Schnack nel 2006, è un documentario bellissimo.
Tra i tanti capitoli da esaminare e riesaminare della storia contemporanea c’è sicuramente quello che ha portato all’emancipazione (almeno sulla carta) della popolazione afroamericana statunitense. Il movimento di liberazione, però, ha avuto tante sfaccettature, spesso in aperta contraddizione tra loro: come spesso capita in ambito storico, è quindi complesso stabilire la verità oggettiva di determinati processi sul lungo periodo o i risvolti e i retroscena di singole azioni dimostrative.