Ho passato due interi giorni con Nick Drake, senza neanche uscire di casa. Sono stato a Rangoon, in Birmania, dove è nato, sono andato e tornato più volte con lui nella tenuta di Far Lays, a Tanworth-in-Arden. Ho viaggiato con lui in Francia, Spagna e Marocco. Mi sono innamorato anche io di Françoise Hardy. Sono stato in giro, mentre lo seguivo nei suoi pochissimi concerti dal vivo in piccoli pub e in posti troppo grandi per lui. Ho conosciuto i Fairport Convention, il tecnico del suono John Wood, Paul Boyd, e anche John Cale e John Martyn. Con loro, a Londra, ho assistito alle registrazioni di Five Leaves Left e Bryter Layter. Ho tentato di parlare con lui dopo gli insuccessi di vendite dei primi due dischi, ma non ce l’ho fatta. Nick Drake mi ha sorpreso per l’ennesima volta col suo ultimo album, Pink Moon, registrato in poche ore e consegnato in una semplice busta ai dirigenti della sua etichetta, la Island. Ho visto la boccetta semivuota di Tryptizol, l’antidepressivo che l’ha accompagnato verso la fine.
Ho ascoltato i suoi dischi, ma anche gli “inediti”, contenuti in Time of No Reply e in Made to Love Magic. Ho letto il libro di Stefano Pistolini Le provenienze dell’amore, tutto d’un fiato. E, lo ammetto senza pudori, mi sono commosso più e più volte vedendo il documentario A Skin Too Few e sentendo lo speciale della BBC2 Lost Boy – In search of Nick Drake. Hanno risuonato in me per lungo tempo le parole della madre Molly e del padre Rodney, e la commozione della sorella Gabrielle.
Una canzone di Molly Drake
Ho capito ancora una volta quanto grande e fragile fosse Nick Drake e quanto lieve e possente allo stesso tempo fosse la sua musica.
Cercherò di parlare di tutto questo e di farvi ascoltare il più possibile nella prossima monografia di Sparring Partner, dedicata a Nick Drake, da lunedì. E se non vi piace Nick Drake (possibile?), venerdì c’è Luttazzi.
E se non vi piacciono né Drake, né Luttazzi, che accidenti ci state a fare qua?
Che bello passare giorni con Nick Drake. E sono contenta che tu abbia trovato e visto quel documentario così delicato e lancinante (lo consiglio a tutti, anche a chi non lo conosce: fosse anche solo per la colonna sonora, e invece c’è anche di più), com’è lui.
Sarà una bellissima monografia, ne sono sicura.
Mi piace moltissimo Nick Drake, è una delle mie colonne sonore preferite per i viaggi in macchina.
Che peccato non poter ascoltare il programma, mannaggia!
mi fa rabbia che un artista debba avere successo postumo…ma hai fatto bene a ricordarlo…quando sono triste, non c’è niente che mi faccia così bene come i suoi arpeggi di chitarra e la sua voce malinconica…se lui ha avuto influenze letterarie dai poeti maledetti francesi e musicali da Bob Dylan, Tim Buckley , Donovan e Van Morrison, a sua volta, ha influenzato artsiti come Kurt Cobain, Paul Weller, i REM, i Coldplay…è questo il bello della musica non muore mai anche se un grande artista come lui ci ha lasciati così giovane…
mela: me l’hai segnalato tu, quel documentario. grazie mille!giorgi: sul sito della trasmissione ci sono le istruzioni per il podcast e per scaricare le puntate, oltre a quelle dello streaming. insomma, non hai scuse (e al massimo scrivimi che ti spiego).machoviledo: hai proprio ragione.
Dovrò avvicinarmi anch’io prima o poi alla musica di Drake, tutti quelli che conoscono bene le mie tendenze musicali mi dicono che mi farebbe impazzire. Credo sia arrivato il momento di uscire di testa.
Beato te, sei in buona compagnia.
Per favore, sostieni la nostra nuova iniziativa. Ne va del futuro di tutto il pianeta.
Chia ha influenzato non lo so. Non so neanche da chi sia stato influenzato. Tuttavia, so che Pink Moon e Bryter Layter sono due album sublimi. Ascoltarlo mentre si cammina per strada rende le mie camminate universitarie incredibilmente serene. Non mi lancio in un facile giudizio sulle sue qualità di artista, compositore, cantante, musicista, perché so che mi perderei in una banalità dietro l’altra, e non posso permettermelo con un tale di nome Nick Drake. Benedico mio fratello quando tornò a casa con Pink Moon.
Grandissimo blog che hai scritto, mi hai emozionato.
Che dire? NICK DRAKE è il più grande genio musicale degli ultimi… 30 anni? Vabbé dai, facciamo 40.
Grazie NICK. Mi hai cambiato la vita. Per davvero.