Taxman

Così è, non vi pare?

Vito Ciancimino inizia a parlare: è da novembre che molti temono le parole del figlio dell’ex sindaco di Palermo. Ovviamente, tra chi è più teso, c’è Berlusconi. Ciancimino, infatti, ha già cominciato a raccontare che, nonostante l’archiviazione (notate bene: archiviazione, cioè sospensione in attesa di nuovi dati, non assoluzione) dei processi in cui Berlusconi è imputato di concorso esterno in associazione mafiosa (notate bene: il reato indica una presenza costante e disponibile di qualcuno nei confronti di mafiosi, sebbene quel qualcuno non sia parte integrante dell’associazione criminale stessa), c’è stato effettivamente qualcosa di poco chiaro nei primi investimenti da palazzinaro del capo di Governo. Qualcosa che ha a che fare con Milano 2. Qualcosa di cui tutti sanno, anche se non ci sono le prove.
E voi direte: ma Silvio B. si è divincolato da tanti processi… Eh sì, ma i processi per mafia sono una cosa diversa. Chi è coinvolto in questi tipi di procedimenti deve dimostrare che ogni nichelino del suo patrimonio non ha alcun tipo di provenienza derivante dalla criminalità organizzata. Volendo, in attesa di riscontri e verifiche, è anche possibile che i magistrati decidano in via cautelativa di congelare – del tutto o in parte – il patrimonio dell’indagato. Ora capite che dramma sarebbe, questo, per Berlusconi. Ma è da novembre che il solito diabolico figuro prepara la controffensiva (qui un articolo del Corriere della Sera), con la solita campagna mediatica che ha agevolato la sua posizione e il mantenimento della stessa da 15 anni e passa a questa parte.
Ora, dicevamo, Ciancimino parla. E Berlusconi gioca d’anticipo. Consiglio dei Ministri a Reggio Calabria, dopo il provvidenziale ordigno (come siamo puntuali in Italia con le bombette, ragazzi…), con tanto di ostensione di un nuovo opuscolo, non dissimile dall’arcinoto Una storia italiana. Titolo: “Lotta alla mafia”. Diretto ed efficace come la pubblicità di uno shampoo antiforfora. E la strategia è solo all’inizio: Berlusconi non ha intenzione di combattere solo politicamente i suoi guai giudiziari (vedi leggi e leggine appena sfornate). Una sua sponda è sempre stato “il popolo”, raggiunto ovviamente con mezzi semplici e grezzi. Populisti, appunto.
Immaginamoci, quindi, che questi processi inizino, o siano sul punto di essere riaperti: Berlusconi potrà ripetere le cose dette negli ultimi mesi e avere, inoltre, la prova provata sotto forma di depliant colorato che lui lotta contro la mafia. Signora mia, c’è scritto qua, eh: le pare che io, se fossi un mafioso, lotterei contro me stesso? Voi direte: e vabbè, ma che c’entra. Che c’entra? La comunicazione politica di Berlusconi è sempre stata così: colorata, manichea, semplice, riassumibile in poche frasi, basata su sillogismi da barzelletta. Perfetta per chi lo ascolta. Quello che Berlusconi vuole, da sempre, è una delegittimazione popolare della magistratura. Una cosa vista alla fine de Il Caimano, insomma (il video è qua sotto). Quindi: ammettiamo che non venga fatta qualche nuova legge ad hoc per salvare il premier dai processi, che l’opinione pubblica si renda conto di quello che succede davvero, che ci sia un minimo di credibilità per i collaboratori di giustizia (per i quali sta arrivando un’ennesima legge prêt-àporter), che i magistrati siano davvero onesti, che gli opuscoli non servano… dobbiamo solo sperare che, almeno, Berlusconi si presenti in aula.
[youtube=http://youtu.be/AXMezbDSSrM]

Problemi di copyright

Ho trovato nella buca delle lettere un depliant di articoli “da Carnevale” kitsch a dir poco: scherzi, vestiti, spray all’odore di vomito, piedi e cacca. E maschere di gomma.

Maschere di gomma di personaggi famosi. Per lo più animali e personaggi di fantasia, come si può vedere.
Tralasciamo pure il fatto che “Miky” sembra pronta per essere usata da un rapinatore (notate il folle e criminale guizzo negli occhi che si intravedono oltre i buchi) e che, evidentemente, so meno dell’icona-bovino di quanto creda, rimangono comunque i dubbi sul porco. Quello sulla destra, intendo.
E, in ogni caso, la prudenza dei redattori del depliant dimostra che “Berlusconi” è un marchio registrato tanto quanto “Topolino”, e accomunato alla misteriosa mucca per essere identificato dal suo tipico verso.
Come vedete, il porco rimane al di fuori dalle ricorrenze logiche dell’insieme. Forse.

Mogli e madri

L’altra sera, tornato a casa dopo Seconda Visione, ho sventuratamente acceso il televisore su RaiUno. A “Porta a porta” si parlava di Io, loro e Lara. Ospiti in studio: Carlo Verdone, Laura Chiatti, Paolo Crepet, uno psichiatra appena più verosimile, un prete (per la quota-Chiesa), Roberto Gervaso, un’altra donna  sorridente immobile su un videowall. Il film di Verdone dava spunti per parlare di Verdone e della sua carriera, ma anche per altri simpatici temi tra i quali “Quando il padre sposa la badante”. Dopo sei secondi dall’inizio della discussione, i maschi in studio hanno concluso che, se uno si sposa la badante, be’, alla fine è colpa della moglie.
E lì è accaduto il miracolo: ho visto un fremito sul bellissimo volto, altrimenti inespressivo, e solitamente inerte della Chiatti. La poverina, unica donna (quella sul videowall era chiaramente un fermo-immagine inserito per la quota rosa) in mezzo ad una serie di maschi schifosi (togliamoci Verdone) era letteralmente schiacciata: è riuscita solo a dire “Eh, alla fine è sempre colpa delle donne”.
Non fosse mai stato. Una donna bella che apre bocca. Gervaso ha prontamente replicato “Per millenni la colpa è stata degli uomini [sic], adesso tocca a voi”.
Fine della discussione, Chiatti zittita, pelata di Gervaso con duecento watt di potenza in più.Si passa con geriatrica leggerezza a parlare di quanto sia bello per un uomo avere una donna molto più giovane al proprio fianco. Vespa ricorda la figura di Cesare Musatti: ma mica per la sua importanza storica, politica o culturale, no. Perché la sua compagna “aveva un terzo dei suoi anni” e lo guardava in maniera adorante. Lo psichiatra appena più credibile di Crepet aggiunge, gongolando, che questa dava del “voi” al suo compagno. A quel punto anche la pelata di Gervaso gongola, e impone al suo sottoposto di affermare, con aria sognante: “Come si può resistere a una donna che dà del voi…”. E la Chiatti zitta, ovviamente.
Non ci credete? È tutto qua, spudoratamente. Ma non parliamo di fascismo. Mussolini diceva che “Le donne debbono tenere in ordine la casa, vegliare sui figli e portare le corna”. Alla casa ci pensa la badante.

Craxi, via

Il flusso delle notizie viene creato in modo tale che sia rutilante. La tecnica è quella della prestidigitazione: una mano ti mostra qualcosa, velocemente, poi l’altra ti fa vedere qualcosa di diverso, e poi l’attenzione viene spostata di nuovo. In questo modo, non ci si capisce una mazza, e le palline scompaiono dai bussolotti, e i conigli escono dai cappelli.
Tutto questo viene fatto, però, non in un teatro o un oratorio che ospita un concorso per maghi di provincia, ma su quasi tutti i media nazionali. Per fortuna, ancora una volta, c’è Stefano Disegni, che “mi” scrive:

Via Craxi docet… una strip dedicata in particolare agli amici milanesi (ma anche a Roma non siamo messi troppo bene) cui va la mia solidarietà, sperando che rimanga un’esagerazione satirica…

E continuiamo a sperare… Come al solito, cliccate sulle vignette se volete mantenere la vista, almeno fisiologicamente parlando.

Un sereno Natale

Proprio qualche minuto fa mi è arrivata un’altra mail con allegato da Stefano Disegni. Ecco le sue parole:

Con i più speranzosi auguri, il mio regalo di Natale per tutti voi. Diciamo un piccolo memorandum sempre utile da tenere in casa, specie quando le acque paiono confuse…

Ed ecco le sue tavole (come al solito, cliccateci su per vederle grandi).

Di |2009-12-21T14:17:00+01:0021 Dicembre 2009|Categorie: I Am The Walrus, Taxman|Tag: , , , |6 Commenti

"I giovani: farei di tutto per danneggiarli"

La frase del titolo è un citazione dall’ultimo libro del caro Gipi, e mi è venuta in mente qualche giorno fa, per l’ennesima volta, sfogliando la rivista dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna. Nell’ultimo numero c’è uno speciale sul giornalismo culturale: è un bel servizio, molto lungo e articolato, in cui, tra ricostruzioni storiche e interviste, viene fuori un profondo senso di insoddisfazione riguardo al modo in cui i giornali (e non solo) trattano la cultura in Italia. E su questo, come non essere d’accordo? Anche solo per essere contrari alle parole di Brunetta, io sono orgoglioso (e mi sento fortunato) a lavorare da anni nel campo della cultura. E ce la metto tutta per fare del mio meglio.
Ma, a un anno di distanza da uno dei post che, a quanto dicono, meglio rappresentano cosa vuol dire lavorare in questo campo, sono costretto a tornare sugli stessi discorsi, da una prospettiva diversa, quasi matematica.
Nello speciale di cui parlo, come dicevo, vengono intervistati diversi personaggi che, evidentemente, sono considerati rappresentativi del panorama culturale odierno italiano. Sono (in ordine di apparizione) l’attore Ivano Marescotti, Dario Fo, Franco Maria Ricci (fondatore di FMR), Oliviero Toscani, Vittorio Sgarbi, Natalia Aspesi, Lucio Mazzi (storico giornalista musicale), Gianni Manzella (direttore di Art’O), Giuseppina La Face (docente universitaria), Ivano Dionigi (docente e rettore dell’Università di Bologna), Angelo Guglielmi (ex assessore alla cultura del Comune di Bologna e noto dirigente RAI), Gianluca Farinelli (direttore della Cineteca), Stefano Benni, Gabriele Cremonini (giornalista e scrittore), Roberto Roversi e Francesco Guccini.
Sedici personaggi: ho trovato le date di nascita di 13 di loro. Sapete qual è la media? Quasi sessantotto anni.
Ora, capiamoci: il giochino aritmetico è stupido, ma secondo me significativo del fatto che in Italia chi conta è vecchio. Un altro modo di vederla? Chi è giovane non ha spazi. I nomi citati sono di persone più o meno importanti, relativamente al panorama nazionale. Ma perché non intervistare qualcuno intorno ai trent’anni o, magari!, anche meno? Perché pensare che rughe, voce rotta e immobilismo (generalizzo) siano sinonimi di autorevolezza e saggezza? Badate bene: non ce l’ho con alcuno dei personaggi citati (non è vero, ma il discorso è un altro). Dico solo che è angosciante il panorama che ci si profila.
D’altro canto, è notizia recente, a chi è stata affidata la regia di un megaspot di venti minuti su Roma, con la Bellucci nel cast, distribuzione mondiale, soldi spesi qua e là a manate? A Franco Zeffirelli, classe 1923.
Mi faccio coraggio: se continuo così, tra una quarantina d’anni, con la freschezza, la vivacità e l’entusiasmo tipica del settantenne, potrò dire la mia.

L'importante è la salute

Sono stato dal medico, l’altra settimana. Già che c’ero, in previsione di prossimi viaggi, gli ho chiesto: “Dottore, ma che sapete voi medici dell’influenza suina?”. “Niente di ufficiale”, mi ha risposto il mio medico. “Nel senso che dal Ministero non ci arriva nulla”, ha continuato. “O meglio, qualcosa ci hanno mandato”, ha aggiunto. Il mio sguardo indubitabilmente interrogativo l’ha fatto proseguire. “Ci hanno mandato una mascherina…” “Mi scusi”, l’ho interrotto, “ma se c’è una cosa sicura è che il virus è più piccolo e che la mascherina non serve a nulla.” Lui, giustamente, mi ha guardato come per dire “Ehi, bello, e che, non lo so? Il medico sono io, tu hai una laurea in Scienze della comunicazione, ah ah ah.” Poi ha continuato: “E ci hanno anche mandato un camice monouso.”
E allora capisco che la grande forza cialtronesca che ci governa (e non pensate a un individuo, un soggetto, neanche una classe politica: intendo qualcosa di più ampio) ormai è veramente ovunque: una sorta di pandemia, appunto. E ha del suino anch’essa.

A mezzanotte va…

Ancora una volta mi arriva una mail da Stefano Disegni. Riceviamo e, come si dice, pubblichiamo.

Chiunque conosca certe situazioni familiari, o solo le immagini, non può non provare vergogna per la deriva incivile che sta prendendo questo paese. Tettamanzi for President, e sapete quanto mi costi pensarla come un prete.
Stefano Disegni

 


Al solito, per evitare l’esplosione del globo oculare, cliccate sulle immagini che, oh!, diventano grandi.
Di |2009-07-08T20:38:00+02:008 Luglio 2009|Categorie: I Am The Walrus, Taxman|Tag: , , , , |1 Commento

L'irrappresentabile

Sono andato a vedere un film tedesco, Settimo cielo, per parlarne stasera a Seconda Visione. La storia è quella di una donna che ha passato la sessantina e che sta da trent’anni con un uomo più grande di lei. Poi, il colpo di fulmine: lei si innamora perdutamente di un sessantaseienne, con conseguenze drammatiche. Ho visto questo film a uno spettacolo pomeridiano, in una sala gremita (come spesso accade a quegli orari) da persone che avevano le età dei tre protagonisti.
Il regista, Andreas Dresen, non ha pudori, come è giusto che sia. Dovendo rappresentare la passione, sceglie di mostrarla, e punteggia il film di scene di sesso. I commenti del pubblico in sala mi hanno fatto rabbrividire: “Guarda che cadavere” è stato il climax, raggiunto da una coppia di settantenni seduti dietro di me (che hanno commentato per tutto il film: ma di tipologie umane da sala ho già parlato qua e qua), lanciato nell’aere quando è comparso il corpo – naturalmente raggrinzito e molle – di uno degli attori.
Piccoli lettori, avrei capito la risatina imbarazzata, al limite anche la battuta, ma quel “cadavere” non era un vecchio putrefatto: era un corpo non credo così distante da quelli che riempivano la sala in cui ero. E allora ho capito. Ho capito che se delle persone si insultano pubblicamente, dandosi del cadavere, siamo davvero a un punto di non ritorno.
L’erotismo tra anziani è irrappresentabile, il corpo (nudo, ma non solo) dell’anziano è irrappresentabile, poiché distante dai canoni vigenti che vogliono il corpo solo ed esclusivamente come oggetto sessuale. Persino i bambini si avvicinano (orrendamente) a questi canoni, più degli anziani. E questa forma ha coinvolto tutti, compresi i bambini (pericolosamente) e gli anziani, che si odiano, vedendosi su uno schermo. Sarebbe dovuta nascere una qualche forma di empatia, quanto meno.
E invece no. “Guarda che cadavere.” Badate bene: non è moralismo, è istinto di conservazione, amor proprio, accettazione di sè. E la mancanza di queste cose porta a overdosi di cibo, diete e botulino, a età diverse. Parliamone, dopo avere visto Il corpo delle donne.
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