Tomorrow Never Knows

L’infantile malattia

La schermata che vedete qua sopra era quella che campeggiava sul sito del quotidiano Libero nel tardo pomeriggio di ieri, con la sconfitta del centrodestra nelle amministrative che ormai era certa. L’errore che ho sottolineato in rosso non è stato corretto per molto tempo, ma il refuso freudiano, la serrata delle sala stampa del PdL di ieri pomeriggio e la nenia ormai continua sui comunisti, indicano davvero un grado di infantilisimo preoccupante tra le fila di una serie di organizzazioni politiche che rappresentano (diciamo così) una buona metà degli italiani.

La destra pare essere un bambino che non accetta rimproveri, castighi e giudizi negativi, che sputazza e scalcia fino all’esaurimento delle forze e che vuole avere sempre l’ultima (brutta) parola.

Non se ne andrà nessuno, dal PdL: prova di questo è che Bondi abbia dato le dimissioni. Oh, così come non se n’è mai andato nessuno dal Pd, che pure perde confronti elettorali a grappolo.

La classe politica più vecchia d’Europa dovrebbe fare tutta un passo indietro: e lo dico a costo di rovinare la festa meritata a due delle più importanti città d’Italia.

Di |2024-06-02T17:18:18+02:0031 Maggio 2011|Categorie: Taxman, Tomorrow Never Knows|Tag: , , , , , , |2 Commenti

Nella rete di Facebook

È così che la redazione della rivista Il Mulino ha intitolato una mia breve riflessione sul social network per eccellenza, “estratta” dalla serie di post pubblicata qui alla fine di marzo. E presto un articolo più ampio sulla versione cartacea del prestigioso periodico.

Signora mia, sono soddisfazioni.

Il regalo utile

Non so se TV Sorrisi e Canzoni sia tuttora il settimanale più venduto in Italia: se così fosse, non ne sarei stupito. Non l’ho mai comprato, ma l’ho spesso sfogliato, quand’ero piccolo, da amici o nelle sale d’attesa.
Dopo anni che non ne vedevo una copia, ho trovato l’ultimo numero della rivista nella buca delle lettere, qualche giorno fa. Ho subito pensato che ci fosse qualcosa su Berlusconi, dentro, non so perché. Conservo ancora gelosamente il suo magazine elettorale, spedito a tutti qualche anno fa. Invece no, niente Berlusconi, penso portandolo a casa.
No, niente Berlusconi, ma dopo aver letto:

– un editoriale di Alfonso Signorini che si indigna per la TV e il giornalismo spazzatura. Davvero;
– una lettera dai toni indignati di un telespettatore che denuncia una possibiità di brogli durante l’ultima puntata de “L’Isola dei Famosi” (lettera posizionata sotto l’editoriale);
– un articolo in cui Paolo Limiti rivela di avere i testi delle canzoni scritte da Giovanni Paolo II e che pensa a uno spettacolo sulle stesse con i più grandi interpreti della canzone italiana (cioè Al Bano, per dirne uno);
– e i testi delle canzoni del Papa,
mi sono sentito tanto, tanto, tanto triste, e sconsolato.
Poi ho visto Gerry Scotti, che per promuovere il suo prossimo programma si è vestito per un servizio fotografico da Jack Black che fa Gulliver. Ehi, ho pensato: la mia vita non è poi così male.

Residui di Liverpool

È uscito il nuovo numero di Jam, una rivista mensile di musica ben fatta e scevra da entusiasmi dell’ultimo minuto per una o l’altra band a caso. Nelle prime pagine c’è un mio pezzo, con tanto di foto, del concerto in memoria di John Lennon: insomma, il motivo originario per cui sono andato a Liverpool lo scorso mese.
Se volete, l’articolo è qua.
Se invece vi siete persi il resoconto liverpudlian, ecco le tre comode puntate.

Simmons vs. Assante

Se la proprietà transitiva fosse il vettore su cui si regolano le relazioni nel mondo, e se ci fosse una giustizia basata sulla coerenza, potremmo assistere presto allo scontro tra lo storico bassista dei Kiss e il critico musicale di Repubblica. Perché? Perché Gene si è schierato con ferocia contro i download illegali e Assante, nella sua lista sul meglio della musica del 2010, ha inserito il nuovo disco di Iron&Wine, che esce, però, tra un mese.
Ah, manco a dirlo, ma l’articolo su Simmons indovinate chi l’ha scritto?
P.S. Buon anno a voi, miei ormai pochissimi ma fidati lettori!

Era una nota buia e tempestosa…

Inutile negare che devo molto a Matteo B. Bianchi, una delle pochissime persone che ho conosciuto nel mondo editoriale che non fosse uno stronzo. Ho presentato spesso i suoi libri e lui ha introdotto con passione la presentazione milanese de La guerra in cucina, qualche mese fa. Ma soprattutto Matteo, qualche anno fa, ha scelto un mio racconto per la sua rubrica su Linus “Laboratorio esordienti”, ed è stato un onore essere pubblicati  grazie a lui su una delle riviste più importanti del panorama editoriale italiano, di cui io sono affezionato lettore fin da quando ero piccino. Oltre a quello spazio, Matteo curava anche una piccola rubrica di novità letterarie “altre” rispetto a quelle recensite dal grande vecchio Piero Gelli. Si chiamava “Shorts”, ed era davvero un bell’osservatorio sui giovani autori, e non solo.
Perché declino tutto al passato? Perché dal numero di maggio, Matteo non ha più i suoi spazi. Perché non  li ha più? Leggetelo sul suo blog.
È uno schifo, e lo sarebbe anche se non avessi mai neanche letto una riga di Matteo. Ma, conoscendolo, perdonatemi, sono ancora più incazzato.

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