Caput minchiae
Benedetto Benedetto! Finché c’è lui c’è da lavorare! L’AIDS si batte con la preghiera, i preservativi peggiorano il problema! Fantastico! Mai nessuno era riuscito a coalizzare il mondo contro la Chiesa. Record omologato. Inevitabile disegnarci su.
Ratzingèr ti voglio bene
Che bello ricevere le mail di Stefano Disegni. Ogni volta chiede “disturbo, permesso, scusate”. Tu apri la porta (o la mail) e lui… Bam! Se ne esce con della satira. La faceva anche Benigni, un tempo, ricordate?
“L’onorata ditta Benigni porta a casa un’altro successo aziendale, la Bibbia insieme al Papa. E pensare che una volta, Roberto…Come fu che un toscanaccio sacrilego (tanto tempo fa) riuscì a diventare…”
Stefano Disegni
Se cliccate sulle immagini, esse diventano più grandi e leggibili.
P.S. Tra tre ore circa va in onda la prima puntata dell’ottava stagione di Seconda Visione. Siateci.
God Inc.
Leggo questo ora sul sito di Repubblica. E io, da correntista Unicredit, con mutuo Unicredit, che devo dire, senza incorrere in denunce per vilipendi e offese varie?
Dio c’è e conta insieme a noi? E se così fosse, qual è il suo IBAN?
Tutto è una tragica barzelletta, miei piccoli lettori. Raccontata pure male.
Missa Est
Sono andato alla festa ieri pomeriggio. Sono arrivato a casa di F. alle otto e mezzo di sera. E ho cantato, ballato, suonato. Più altre cosette che potete immaginarvi.
Per dieci ore di seguito.
Poi siamo rimasti davvero solo noi, gli amici di vecchia data. Distrutti, ma entusiasti.
“Andiamo sul Po”, ho proposto biasciando verso le sette del mattino.
“Sul Po si deve andare in macchina, e non è il caso. Ma andiamo a fare una passeggiata fino ad un castello. C’è il fossato. Acqua. Anche lì”, ha detto F.
E così, in sei, siamo usciti da casa e siamo andati a passeggiare in mezzo alla campagna, nel silenzio assoluto. Sarebbe stato bello vedersi da fuori: sei trentenni barcollanti che vanno non si sa dove, come in un film di Buñuel.
Siamo arrivati al fossato, siamo tornati indietro.
Uno di noi ha abbandonato.
Quattro hanno iniziato una partita a calcetto, nel giardino di casa di F.
Il quinto un po’ faceva l’arbitro, un po’ il raccattapalle, un po’ dormiva.
Ho ripreso un treno alle 10 del mattino, e sono arrivato nella strada di casa mia, nelle condizioni che potete benissimo figurarvi, verso le 12.
E ho sentito una voce provenire da un altoparlante vicino a casa.
“Beppe Grillo?”, ho ipotizzato, sentendo il tono pontificante. (Ero distrutto, dai.)
Mi sono reso conto che non era Beppe Grillo, quello che parlava a volume altissimo, ma il prete della chiesa sotto casa. E mi sono chiesto perché. Perché io devo essere costretto a sentire la predica di un prete, perché devo essere invaso dalle sue parole, perché i suoi pensieri devono essere diffusi da altoparlanti per strada.
Ho quasi trent’anni, e da quasi trent’anni vivo in un Paese che dovrebbe essere laico, ma che ultimamente non finge neanche di esserlo.
Il loro potere quotidiano
Il documentario della BBC sulla pedofilia, trasmesso qualche ora fa da Anno Zero di Michele Santoro, non mi ha meravigliato. Mi ha colpito, sì, ma non di sorpresa: sapevo bene quali fossero i colpi, e dove sarebbero stati portati. Mi ha inorridito, ma non scandalizzato.
La pedofilia è diffusa, nel mondo, ed è evidente che un pedofilo, sotto processo e seguendo il giuramento fatto prima della sua deposizione, racconti come e perché gli piacciano bambini e bambine e cosa fa loro. Il contenuto della deposizione possiamo figurarcelo, e immagino che l’autore del servizio abbia voluto insistere sui particolari più raccapriccianti dei racconti del sacerdote cattolico americano per fare prendere coscienza del problema violentemente al suo pubblico.
Il problema aggiuntivo, ovviamente, è che il pedofilo in questione, anzi, i pedofili in questione siano sacerdoti.
Una testimonianza importante è stata quella della nonna del bambino brasiliano molestato da un sacerdote ben noto per le sue tendenze pedofile. La donna parla di pressioni della Chiesa per mettere a tacere l’accaduto, ma anche di pressioni della comunità perché fosse omertosa sul crimine: una comunità rurale brasiliana, che supponiamo essere di basso reddito e di basso livello culturale.
Ed ecco, viene fuori immediatamente il potere della Chiesa cattolica. Un potere sulle masse, sulle menti, quindi più impalpabile (si fa per dire), che va a braccetto con il potere ufficiale della Chiesa, che si manifesta sotto forma di documenti come il “Crimen Sollicitationis”, lettere mandate ad ogni vescovo della terra, mica codici segreti rivelati in concili carbonari. Un potere diretto sui suoi ambasciatori (con notevoli eccezioni, per fortuna) e un potere indiretto e mediato su una popolazione che, secondo i loro piani, dovrebbe essere coestensiva con la comunità di credenti. Una sudditanza transazionale, che chiaramente è più osservante nei posti dove la parola di Dio è effettivamente vista come salvezza; ma la Parola dev’essere per forza di cose mediata, raccontata, imposta da sacerdoti, che, automaticamente, vengono visti come legati direttamente a quello che dicono. Perché, quindi, denunciare il prete? Potrà mai aver sbagliato un uomo di Dio?, dice la comunità alla nonna del bambino violentato.
Ma il potere della Chiesa cattolica è fortemente strutturato, e anche se non si basa – come molti poteri forti – sulla minaccia fisica, si appoggia, come comunemente accade, su segreti, omertà, verticalizzazioni. Si autotutela, con ogni mezzo. Il tutto col beneplacito di dio (da non credente presumo che Dio sia tutta un’altra cosa).
Purtroppo non credo che succederà niente, dopo la messa in onda del servizio. La Chiesa di Roma è inattaccabile, e, come tutti i poteri forti, è legato a doppio filo con altri poteri, ha interessi economici, politici e culturali. Essendo una monarchia non ha neanche bisogno di farse elettorali o di potenziali alternative. Le successioni avvengono per delicati equilibri interni, e le “aperture” sono state poche e centellinate nel corso dei secoli, secoli nei quali questo potere è sì diminuito, ma è ben lungi dallo scomparire.
La Chiesa cattolica, insomma, funziona. Le sue regole e i suoi modi sono stati esportati con successo in tutto il mondo, i suoi uomini vengono protetti dalla comunità e dall’organizzazione centrale, l’impunità della stragrande maggioranza delle sue azioni criminose è pressoché certa. L’unica differenza con la mentalità e il modus operandi della mafia è che parte da principi molto diversi e non usa pistole. Per il resto è un altro grandissimo prodotto da esportazione del made in Italy.
Questo post è dedicato a tutti i sacerdoti che si possono permettere di pronunciare “Dio” con la “D” maiuscola. Fate qualcosa, se potete.
Christ Is Now
Carissima/o,
forse fino ad oggi non hai saputo che Gesù ti ama e che ha in serbo per te un’enorme quantità di doni: la vita in abbondanza, la guarigione da ogni malattia, la libertà da ogni schiavitù, la prosperità economica, la serenità personale e familiare, la gioia, e soprattutto la Vita Eterna; e tutto assolutamente gratis!
(Tratto da un volantino per fare conoscere un gruppo di preghiera, trovato in una cabina telefonica a Lacona, Isola d’Elba)
Sogno o son mesto? Onirismi cristologici: il post che non volevo pubblicare
Ho sempre avuto un problema con Gesù. Non un problema personale, ci sarebbero dei problemi ontologici riguardo a questo (dal mio punto di vista), ma un problema di immagine. Niente a che fare con il fashion (se c’è qualcosa che non passa di moda…): parlo proprio di iconicità. L’immagine di Gesù Cristo mi ha sempre fatto paura. Ma dico proprio paura. A differenza di altri traumi, però, so perfettamente da dove viene fuori questa fobia, che si è attenuata solo di recente: dal cinema. O meglio, dal Cinema e dal quasi-cinema-televisione. Due film mi hanno segnato, a questo proposito. Il primo è Carrie, lo sguardo di Satana, capolavoro di Brian de Palma, uno dei film più angoscianti di sempre: la povera Carrie viene rinchiusa dalla madre in uno stanzino, per pregare ed espiare i suoi peccati, al cospetto di un enorme e sanguinolento crocifisso, che la guarda e, soprattutto, ci guarda. Il secondo è Gesù di Nazareth, di Zeffirelli, che mi ha fatto allontanare sin da piccino dalla Chiesa ufficiale, anche grazie ad altri accadimenti. Nel “film” di Zeffirelli, se non l’avete visto, Gesù ha le fattezze di Robert Powell: capello lungo, carnagione slavata e due occhioni blu spiritati fanno del Gesù di Zeffirelli un’icona, qualcosa che rappresenta Cristo come siamo abituati a vederlo, ma senza alcuna pretesa di veridicità somatica, tanto per dirne una. Robert Powell fa miracoli, sgrana gli occhioni, levita, muore e risorge in maniera molto più simile ad un santone che a Gesù. Per di più il libro di religione delle elementari riproduceva sanguinolenti fotogrammi della passione secondo Zeffirelli, spaventando a morte noi poveri piccini. In questo modo la figura di Gesù mi ha iniziato a terrorizzare più del baubau, non riuscivo ad andare nelle chiese, mi sentivo a disagio.
Ultimamente, soprattutto grazie alla visione di un altro film, che ritengo di gran lunga il migliore sull’argomento (e non solo), il mio rapporto con l’immagine di Gesù è migliorato. Tant’è che porto sempre le persone che non conoscono Bologna a vedere una delle opera d’arte più belle che abbia visto in vita mia: il “Compianto sul Cristo morto” di Niccolò dell’Arca. Ma l’altroieri qualcosa è cambiato, a causa di un sogno tremendo.
Davanti a me un cabinotto, piccolo, con una porta pesante e un vetro attraverso il quale posso vedere qualcosa di simile ad una sedia. Vicino a me, Gesù, tremante e terrorizzato, debole e molle come si vede nelle deposizioni o nelle pietà. E io gli facevo coraggio, come ad un amico. Perché stavo accompagnando Gesù, a mio malincuore, sulla sedia elettrica. Mi sono svegliato, come potete immaginarvi, sconvolto e stordito. E non mi sto chiedendo perché abbia sognato qualcosa che farebbe comodo a qualche tremendo illustratore moderno, in cerca di ispirazione per rappresentazioni sacre (a questo proposito, tanto salto di palo in frasca di continuo: la sezione “arte sacra contemporanea” dei Musei Vaticani è quanto di più orribile abbia mai visto in vita mia.)
Potrebbe essere il momento giusto per una svolta mistica? Il mio psichiatra non è decisamente dello stesso parere.
Jesus
Qualcuno ne ha già parlato. The Passion of the Christ, che dovrebbe uscire in Italia il sette aprile, è annunciato come uno degli eventi cinematografici della stagione. Come succede ormai di consueto da qualche anno a questa parte, il lancio di un film ha anche un buon supporto web: in parole povere, un sito.
Oggi, dopo avere goduto del bellissimo sito di Big Fish, sono andato a vedere quello dell’ultimo film di Mel Gibson, che tanto ha già fatto discutere (e quando mai). E mi sono trovato di fronte ad uno spettacolo incredibile. L’animazione che apre il sito, con tanto di rombo di tuono e croci in controluce, avrebbe dovuto mettermi sull’attenti. Ma io, curioso come una scimmia, sono andato avanti. D’ora in poi non potrò segnalare tutti i link, in quanto il sito è tutto in flash (ah, la leggerezza).
Nella sezione media c’è un messaggio video di Mad Max in persona, che si conclude con un consiglio “non state qui troppo a lungo”. E io niente. Continuo. Nella stessa sezione, cliccando su “soundtrack”, si scopre che di colonne sonore ce ne sono due. La prima è quella del film, leggera, delicata e minimale, come forse state sentendo. Ma poi, ed ecco la genialata, ce n’è un’altra, curata da Mel medesimo. Sapete, a volte uno cura delle compilation, e ce chi ne consiglia di belle, magari ispirate ad un amore perduto, o ad una giornata di pioggia. Il regista, invece, ha visto la luce, e la sua ispirazione è divina. Chissà Elvis come l’ha presa. Ma tanto, secondo alcuni, lui siede alla destra del padre.
La sezione più forte è quella chiamata spread the word, “diffondi il verbo”. La traduzione non è maliziosa, semmai biblica. Mentre la traduzione che faccio qua sotto di questo è letterale: “Grazie per il tuo aiuto per diffondere il verbo! Questo sito è pieno di materiale che puoi scaricare per poi stamparlo e distribuirlo. Insieme possiamo massimizzare l’impatto della Passione del Cristo!”. Quindi abbiamo la grafica per le passion-e-mail, volantini, modelli per fax, ma soprattutto la liberatoria per fare sì che il proprio figlio veda, accompagnato dai genitori, il film (vietato ai minori per scene violente). C’è ovviamente anche la possibilità di scaricare lo screensaver, che fa quasi rimpiangere i ritratti di Gesù che a seconda dell’angolo mostrano il volto “vero” o la Sindone.
Il merchandising non si ferma qua, ma continua (e il sito si chiama Passion Material, cioè “Materiale da/della Passione”). Si possono avere gratis le cartoline del film, i poster, gli adesivi, ma soprattutto i door hanger, cosi di cartone da appendere alla porta. Io che sono malizioso, penso al fatto che essi vadano esattamente a coprire il buco della serratura. Altra funzione, se non quella di limitare il voyeurismo, non la trovo. Ma il sito centrale del merchandising si chiama Share the Passion of the Christ, cioè “condividi la passione del Cristo”. E come farlo per bene, se non comprandosi un bel pendaglio a forma di chiodo da crocifissione? A seconda dei gusti è disponibile in due misure, immagino entrambe approvate dall’Associazione Teologica Amici Cristo.
Legato al tutto c’è il sito My Life After, che gioca in punta di fioretto tra il “dopo” inteso come “aldilà” e come “dopo che io, Mel Gibson, ho fatto il film”. Preghiere, sofferenza, attacchi e lodi al regista, il tutto su toni azzurrini.
Ah, se volete scrivere a Mel, fatelo. Io non me la sento. Non essendo credente, le mie opinioni sul sito potrebbero essere male interpretate.
P. S. Ringrazio per la stesura del post il mio amico Mavco Pisellonio.
Update: qui trovate un’utile guida inglese-aramaico (grazie ad Alice).