Glass Onion

I bei testimoni(al) di una volta

Ultimamente mi sono reso conto di avere ridotto del tutto la visione dei programmi tv, senza una volontà precisa di farlo. Quando mi capita di avere del tempo libero e accendo il televisore, semplicemente, mi annoio. Qualcuno dirà che è così perché non ho né Sky né il digitale terrestre, e può essere, ma tant’è. La mia attenzione è catturata solo dalle televisioni locali, dove i tempi, i modi, i ritmi dei programmi (e di tutto ciò che è tra un programma e l’altro) sono rimasti davvero quelli di 10 o anche 20 anni fa.
Degne di nota sono le televendite: scordatevi le luci smarmellate e i sorrisi sfavillanti delle reti nazionali: nei piccoli canali si vende con le stesse facce e con le stesse parole dei mercati rionali, ed è ovvio che sia così, visto che il pubblico di acquirenti è pressappoco lo stesso. Le televisioni locali continuano a pensare che l’attenzione può essere catturata lentamente, che non c’è bisogno di giocarsi tutto nei primi secondi, pena il cambio di canale. E anche quando gli investimenti sono più sostanziosi, il risultato concreto non cambia. Che spettacolo, quindi, qualche sera fa, vedere tutta la pubblicità di Egorex: non si tratta di altro che di un simil-Viagra “del tutto naturale”, come avrete intuito dal nome. La testimonial è “Miss Chirurgia Estetica 2009″ (giuro) ed è ammirevole sia come si parli di sesso senza nominarlo per dieci minuti, sia la sfrontatezza con cui gli “autori” hanno costruito le “vere testimonianze” che garantirebbero l’efficacia del prodotto. Il tutto, nel video qua sotto. Non siate pigri, state ai tempi di una televisione onestamente vecchia e sgangherata e premete play: la musichetta “Egorex, e ti senti sempre pronto / Egorex, e le donne impazziran” non vi lascerà più.
Purtroppo anche i link muoiono. La vecchia pubblicità non c’è più, ma è stata sostituita da una televendita di quindici minuti con… Andrea Roncato.

Cialtroni anche nella censura

Ieri ho visto dei film pornografici con animali e minorenni.
No, vabbè, dai, lo ammetto: ieri ho visto due edizioni del TG1, quella delle 1330 e quella delle 20. I titoli di apertura di entrambi i notiziari erano dedicati al primo anniversario del terremoto in Abruzzo. In mezzo alle solite lodi sperticate all’opera del Governo e a Bertolaso, nell’edizione dell’ora di pranzo c’è stata un’anomalia. Una donna che faceva parte del corteo in memoria delle vittime, ai microfoni del telegiornale, si è lamentata della mancata ricostruzione, aggiungendo qualcosa come “Quale miracolo, qui di miracoli non se n’è visti”. Ho pensato a questa frase tutto il giorno: com’è possibile, mi sono chiesto, che a Minzolini sia sfuggita questa voce di dissenso? Dormiva? Gli è apparso in sogno qualcuno di più alto e meno pelato che gli ha indicato la via? Ho escluso che si fosse ravveduto da solo: Minzolini? Ma andiamo, su…
E infatti, nella seconda edizione, che ha riproposto un servizio pressoché identico, la donna, la sua rabbia e la sua frustrazione, sono scomparse. Questa è l’Italia, amici: un Paese che si può permettere di essere cazzone anche quando si applica in una cosa seria come dovrebbe essere una sana censura di regime.

You only give me your money – 2

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Ora, di sfruttamento delle canzoni dei Beatles, già ne avevo parlato qui, un paio di anni fa. Ed è già successo recentemente che John sia stato “resuscitato”, ma se non altro la causa era “nobile”. Ma l’altro giorno, all’ora di cena, mi è capitato di vedere lo spot che riporto quassù.
Stavolta, cari Sean e Yoko, è troppo. E poi, la scusa che il figlio di Lennon ha usato, l’avete letta?
Se qualcuno oserà mettere “Woman” come sottofondo di una pubblicità di intimo femminile, chiamo tutti alla rivolta.

Mogli e madri

L’altra sera, tornato a casa dopo Seconda Visione, ho sventuratamente acceso il televisore su RaiUno. A “Porta a porta” si parlava di Io, loro e Lara. Ospiti in studio: Carlo Verdone, Laura Chiatti, Paolo Crepet, uno psichiatra appena più verosimile, un prete (per la quota-Chiesa), Roberto Gervaso, un’altra donna  sorridente immobile su un videowall. Il film di Verdone dava spunti per parlare di Verdone e della sua carriera, ma anche per altri simpatici temi tra i quali “Quando il padre sposa la badante”. Dopo sei secondi dall’inizio della discussione, i maschi in studio hanno concluso che, se uno si sposa la badante, be’, alla fine è colpa della moglie.
E lì è accaduto il miracolo: ho visto un fremito sul bellissimo volto, altrimenti inespressivo, e solitamente inerte della Chiatti. La poverina, unica donna (quella sul videowall era chiaramente un fermo-immagine inserito per la quota rosa) in mezzo ad una serie di maschi schifosi (togliamoci Verdone) era letteralmente schiacciata: è riuscita solo a dire “Eh, alla fine è sempre colpa delle donne”.
Non fosse mai stato. Una donna bella che apre bocca. Gervaso ha prontamente replicato “Per millenni la colpa è stata degli uomini [sic], adesso tocca a voi”.
Fine della discussione, Chiatti zittita, pelata di Gervaso con duecento watt di potenza in più.Si passa con geriatrica leggerezza a parlare di quanto sia bello per un uomo avere una donna molto più giovane al proprio fianco. Vespa ricorda la figura di Cesare Musatti: ma mica per la sua importanza storica, politica o culturale, no. Perché la sua compagna “aveva un terzo dei suoi anni” e lo guardava in maniera adorante. Lo psichiatra appena più credibile di Crepet aggiunge, gongolando, che questa dava del “voi” al suo compagno. A quel punto anche la pelata di Gervaso gongola, e impone al suo sottoposto di affermare, con aria sognante: “Come si può resistere a una donna che dà del voi…”. E la Chiatti zitta, ovviamente.
Non ci credete? È tutto qua, spudoratamente. Ma non parliamo di fascismo. Mussolini diceva che “Le donne debbono tenere in ordine la casa, vegliare sui figli e portare le corna”. Alla casa ci pensa la badante.

P.I. (Pupazzi Investigator)

Durante il mio viaggio a Londra ho avuto modo di indagare sulla scomparsa di alcuni pupazzi molto popolari, con delle scoperte sconcertanti.Iniziamo dagli innocenti e lisergici Teletubbies. Che fine hanno fatto Tinky Winky, Dipsy, Nu-Nu, Po e La-La? E i loro creatori sono ancora a piede libero? Domande che chiunque abbia visto la popolare serie della BBC si è posto. I Teletubbies nascono nel 1997 e sono protagonisti di 365 episodi che sono andati in onda sulla rete nazionale inglese e in molti altri Paesi, Italia compresa. Un giro d’affari enorme, con pupazzi, dischi, dvd, tutto a base di pupazzi colorati che non parlano o quasi, non fanno niente a parte cantare musichette idiote, si limitano ad essere. e a fare versi Insomma, una boy band per un pubblico in età prescolare. Avete mai provato a vedere una puntata dei Teletubbies? L’effetto è quello di una canna pesantissima quando si è stanchi e fa caldo: annichilimento totale delle capacità cerebrali, azzeramento del senso critico e della percezione dello spazio e del tempo. E il tutto è assolutamente legale. Beh, erano anni che non si avevano notizie dei Teletubbies, ma proprio quando io ero in terra d’Albione, la bomba: i Teletubbies si riformano (il che rafforza il parallelo con una boy band) per un tour che parte questo giovedì e che toccherà diversi centri commerciali (sic) del Regno Unito (non cinema o teatri, centri commerciali, santiddio). Chissà che non arrivino anche da noi: in tal caso si potrebbe fare questo giochino dal vivo.
L’altra notizia riguarda, invece, un pupazzo nostrano, che ha occupato moltissimi dei nostri pomeriggi televisivi, rubando la scena (sembra incredibile dirlo oggi) a Paolo Bonolis e a Licia Colò. Vabbè, quest’ultima considerazione è piuttosto plausibile. Stiamo parlando, l’avrete capito, miei piccoli lettori, di Uan, vero protagonista di Bim Bum Bam, trasmissione iniziata proprio in questo periodo nel 1983. La domanda “che fine ha fatto Uan?” rimbalza da anni da una pagina web all’altra, dopo la fine del programma nel 2000. L’hanno intervistato le Iene, è stato avvistato qua e là, è stato rapito, ma un tratto è stato (finora) comune a tutte queste notizie vere o presunte: il fatto, cioè, che Uan si fosse ritirato dalle scene. Bene, io ho la prova che Uan non è scomparso, anzi. Nella metropolitana londinese, infatti, ho fotografato la locandina che pubblico qui accanto (per vedere la foto ingrandita, cliccateci sopra, ma a vostro rischio e pericolo). Uan, per quanto porti addosso i segni evidenti di un periodo difficile, è vivo e canta insieme a voi, se andrete a vedere la versione italiana di Avenue Q, il cui tour parte tra un mese circa. Nel caso ci andaste, fatemi sapere com’è.

Cazzo ridi?

Sono in giro da qualche mese, ma non ne avevo sentito parlare fino a poco fa, quando ho letto l’editoriale di Gianni Canova su duellanti. Esistono diversi modelli di macchine fotografiche digitali che hanno il sistema “Smile Shot”: si tratta di un metodo di riconoscimento automatico del sorriso. Tu punti la macchina su un soggetto, inquadri il viso nel display, e la macchina scatta automaticamente solo quando il soggetto sorride.
E le macchine con questa tecnologia non sono così costose, anzi.
Ma esiste anche l'”Happy Face Retouch”: tu scatti la foto di una persona triste, e il software ritocca automaticamente la foto, facendo sorridere il soggetto inquadrato.

Non ci credete? Leggete qua e qua.

“(…) non ci si dica più che l’immagine fotografica è un “documento” della realtà. Non lo è mai stato, e le nuove tecnologie lo rendono evidente in modo incontrovertibile. Del resto, riuscite anche ad immaginare un Berlusconi, o un Sarkozy, o un Bush, ritratti mentre piangono? No, il pianto del Potere appartiene alla sfera o del Tragico (ma il Potere oggi non conosce che il Grottesco) o dell’Impossibile. Quindi, sorrisi obbligatori per tutti. Dal Re al Buffone. E avanti con la Grande Rimozione: quella con cui il Potere cerca di illuderci che sia possibile rinunciare a fare i conti con la realtà.”
Gianni Canova, duellanti n. 42, maggio 2008, p. 1

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