I Am The Walrus

Mens sana in corpore sano – Da cena nasce cosa

Vado sul sito di Libero. Che stranamente, con le vacanze in arrivo, parla di estate come stagione dell’ammmore, e dà a noi maschietti le sei preziosissime regole per non fare cilecca a letto.

1 – A tavola per un sesso da favola. Ostriche, avocado, arance, pasta, pomodori, olio, sedano e proteine: cos’hanno questi alimenti in comune tra di loro? Sono dei potenti afrodisiaci, dei Viagra naturali, ottimi per una notte di fuoco!

Ok, ci siete tu e lei, vi hanno portato il menù. Ordinare ostriche, ma anche una semplice pasta al pomodoro equivarrebbe a metterle una mano sul culo. Quindi, se non vuoi destare sospetti, riso in bianco. Che eventualmente predispone al possibile fallimento già dal nome.

2 – Usate il preservativo nei rapporti occasionali. In questo modo si può lasciare la testa molto più sgombra da pensieri e paure e dedicarsi solamente al piacere di lei.

Non continuare a toccarti il taschino. La sagoma quadrata si intuisce perfettamente. E quella non è la dimensione di un Ritter Sport, anche se ti piacerebbe. Mangia il tuo riso. E non cercare di carpire le sue intenzioni  per il dopo cena da quello che mangia lei. Ordinare brasato ad agosto non è così indicativo. E poi non sta mangiando tutta la polenta che lo accompagna.

3 – Niente “bionde” tra le dita. Centinaia di studi scientifici hanno evidenziato infatti che il fumo riduce le performance sessuali. Le sigarette sono responsabili del danno vascolare alle arterie che portano sangue e pressione al pene: una sola sigaretta riduce del 30% il flusso arterioso per 2-3 ore, fate un po’ voi i conti…

Quanto è bella quando fuma, eh? E ne avresti voglia, oh, quanto ne avresti voglia anche tu di una sigaretta. Ma niente, non si può. Quel 30% ti si è stampato in mente, e continui a fare divisioni, e calcoli (rigorosamente in centimetri). Metti caso che lei avesse voglia di farlo nel bagno del ristorante, adesso,. Be’, tu staresti lì a maledire l’unica paglia che ti sei concesso mentre la aspettavi nervoso. Quindi niente sigaretta. La guardi, e pare che quell’havana che fuma non debba finire mai.

4 – Alcol? Anche se un drink può scaldare l’atmosfera e abbassare la soglia di inibizione, attenzione a non strafare: l’abuso di alcol svolge un ruolo deleterio sia sulla capacità sessuale che sulla fertilità.

Mica avrai ordinato da bere? Anche lo spumantino orrendo di benvenuto può essere tremendo. Sì, lei sembra più sciolta e disinibita, è vero. Ha anche toccato il culo al cameriere, mentre gli portava la seconda bottiglia di barolo. Ma tu resisti e bevi solo della San Pellegrino.

5 – Corri, salta e solleva. L’attività fisica svolge un benefico effetto protettivo su tutte le arterie, quindi anche quelle del pene. Per questo una regolare attività fisica consente di migliorare le prestazioni sessuali. Naturalmente senza strafare.

Sei andato in bagno a fare qualche flessione, solo qualcuna. Così hai anche potuto eliminare con degli squassanti rutti l’effetto delle due bottiglie di minerale che ti sei fatto. Il riso era salatissimo, ma pare brutto lamentarsi con il cameriere. Insomma, è stato così gentile con voi. Soprattutto con lei, a dire il vero. Ancora un piegamento, oplà, torna di là, è tua!

6 – No stress. Meglio un sorriso! Banale dire che stress e depressione innanzitutto rovinano i rapporti interpersonali e la possibilità di conoscere nuove persone, quindi meno numeri di telefono portati a casa, meno possibilità di ritrovarsele tra le lenzuola. Ma oltre a ciò possono addirittura essere responsabili di un blocco della produzione di testosterone che riduce ulteriormente l’attività sessuale.

Quando sei andato in bagno lei ha sorriso. E hai anche il suo numero di telefono? Allora è matematico. Poi, hai mangiato un etto di riso in bianco, non hai bevuto, né fumato. Un po’ stressato lo sei, si vede, ma ormai ci siamo. Sorridi. Torna di là.
Cosa? No, lei non c’è più. Sì, indovinato. Col cameriere. Come cosa aveva lui più di te? Ma la serenità e la mente sgombra.
Sì, ora puoi fumartela una sigaretta. E finire il vino che ha lasciato. Ripassati le regole, la prossima volta.

Trecentosessantacinquesimo

Esco dalla radio con Federico. Sentiamo un botto mentre siamo sotto le Torri. Parlavamo della liberazione degli ostaggi, credo. Comunque ne avevamo parlato.
Dopo poco andiamo in piazza Maggiore, con Elena e Nico. Vediamo i Carabinieri che ci impediscono l’accesso alla piazza. Quando uno di loro vede Nico gli dice:
“Vieni qua, tu”
Nico va.
“Allontanatevi, voi”, dice il carabiniere.
Ci allontaniamo.
Il carabiniere fa aprire la borsa a Nico. Dentro c’è un pennello e materiale per fare attacchinaggio.
Solo dopo veniamo a sapere esattamente cos’è successo.

Alla mezzanotte del mio ventiseiesimo compleanno ero circondato da persone care, vicine e lontane. Fumavo una canna e ridevo.
A volte, quello che vince, è arrendersi al senso di impotenza, e lasciarsi andare, abbandonarsi solo all’affetto e al calore.

Scene da un matrimonio Appunti in forma di sceneggiatura per un film(ino) realista

2/06 Love Scene
Interno giorno. Autobus Bologna-Forlì.
Due fidanzati si baciano fino a che è possibile. Quando lei sale, si guardano per lunghi minuti, senza dire niente. L’autobus parte, lui si mette in piedi su una panchina per poterla vedere ancora. Lei si gira più che può. Alla fine lui cade dalla panchina e lei si sloga le cervicali.
La radio dell’autobus fa sentire “Ticket to Ride” dei Beatles. Una giovane mamma inglese fa ballare sulle ginocchia sua figlia dueenne, e le canta la prima strofa della canzone. Quando non si ricorda più le parole, canta la piccola, con voce inaspettatamente baritonale e coinvolge tutto l’autobus in un entusiasmante versione gospel della canzone.
Nota. Ricordarsi di inserire nel film una velata critica al metodo educativo Montessori. Esempio: un bambino piange e fa i capricci, la madre lo mena, il bambino smette di frignare e la ringrazia per la rigida ma giusta dose di disciplina infertagli.

2/06 a The 10000 Miles Club
Interno notte. Aereo Meridiana Forlì-Catania
Francesco sale la scaletta, alla fine della quale c’è una hostess non particolarmente carina.
Francesco (voce off). Ma chi l’ha inventata la storia che tutte le hostess sono gnocche?
Flashback. Interno giorno. Aereo British Airways Venezia-Londra
Francesco viene servito da una hostess identica a Benny Hill.
Interno notte. Aereo Meridiana Forlì-Catania
Francesco riconosce una delle assistenti di volo, R., una ragazza veramente gnocca avvenente: era amica della prima ragazza di Francesco. I due si riconoscono, si baciano e si abbracciano. In sottofondo si sente il rosicare degli altri passeggeri maschi. Dopo il decollo, R. invita Francesco dietro, per fare due chiacchiere. Rumoreggiare della folla. Arriva un’altra hostess e chiede se qualcuno ha del collirio. Ovviamente Francesco ce l’ha e lo porge alla hostess.
Hostess. E’ per il comandante.
Sogno di Francesco. Interno notte. Cabina di pilotaggio dell’aereo Meridiana, quello là.
Il comandante dell’aereo muove la cloche a caso urlando di dolore e toccandosi gli occhi.
Plin plin plin sbarabaulalalaala (musica di fine sogno)
Francesco è l’idolo dell’aereo, la gente gli chiede l’autografo, i bambini vogliono visitare con lui la cabina di pilotaggio, anche perché lui ha indosso un’orrenda camicia colore azzurro-pilota.

3/06 Un colpo di fortuna
Interno giorno – La casa dove è ospitato Francesco a Messina
La Sposa sta rollando una canna, per combattere la noia e lo stress prenuziale, insieme allo Sposo e a Francesco.
Francesco (alla sposa). Ma viene la tua amica ninfomane?
Sposa (incredula, smette di rollare). Come fai a saperlo?
Francesco. Ah. Hai veramente un’amica ninfomane?

4/06 Street life
Esterno giorno – Strade di Messina
Francesco e suo cugino S. sono in Vespa. Portano un’enorme decorazione floreale. Le strade sono piene di manifesti, striscioni, disegni inneggianti alla probabile promozione del Messina in Serie A.
Francesco. Ma non staranno festeggiando troppo presto? In fondo non è ancora sicura, la promozione.
In quel momento i due passano davanti alla scuola materna Puffilandia, che ostenta un cartello su cui c’è scritto: “Corsi di autostima”

5/06 Prendi l’ostia e scappa
Esterno giorno – Fuori dalla chiesa dove si celebra il matrimonio
Francesco rimane fuori a guardare la gente che esce dalla chiesa. Arrivano due signore e si mettono ad origliare, appoggiando l’orecchio alla porta della chiesa, chiusa.
Prima signora. Non ci siamo ancora.
Seconda signora. Ma non è che il prete si arrabbia?
Prima signora. Ma chi stai a ddìciri. Entriamo, prendiamo la comunione e ce ne usciamo. Oh. Adesso.
Le due signore entrano in chiesa.

5/06 bis Banchetto di nozze (abbozzo)
Interno notte – Ristorante sulla costa messinese
Scena di massa. Camerieri, astici, sposi, candele, suonatori, “Ba-cio, ba-cio”, vino, tartine, aperitivi, zii, “Viva gli sposi”, sciarpe del Messina, “Noi ci sposiamo l’anno prossimo”, riso alle mandorle, riso tra i capelli, risate, ghigni, sorrisi tirati, “Bella Bologna, eh?”, il duo di pianobar, “E tu, fidanzata?”, auguri, “Viva il padre della sposa”, cori, saluti, baci, abbracci.
Francesco si allontana.
Francesco (voce off). Niente come i matrimoni mi allontanano dall’idea di matrimonio.

Titoli di coda

Give Me Peace, Love and a Hard Kiss

Ieri notte sono andato a letto con il pensiero di scrivere qualcosa sul nuovo DVD di Tori Amos, Welcome to Sunny Florida. Ma non l’avevo ancora visto. Mi devo essere addormentato con quest’idea, perché ho fatto un sogno bizzarro, per certi versi simile a questo. C’eravamo io, Tori e Björk. Quest’ultima mi stava evidentemente intortando, ma io volevo parlare con Tori, che guardava triste l’islandese. Perché ovviamente anche lei voleva parlare con me. Ad un certo punto mi sono girato verso Tori Amos e le ho detto: “Mi piaci, sai, ma in realtà ho una cassetta di Bjork nel 1992, mentre il tuo primo cd l’ho comprato nel 1996”. Tori a momenti si mette a piangere. A quel punto Björk mi dice: “Dai, dalle un bacio”, con fare provocatorio. Io le dico “Ma che dici, voglio solo parlare con lei, mi è passata la passione erotica nei suoi confronti. Quasi”. Mi avvicino a Tori Amos, con fare indifferente, e la bacio. Lei mi squadra e dice: “Ma tu non volevi solo parlare con me?” A quel punto mi sono svegliato, preso dai sensi di colpa.
Sto vedendo il DVD in questo momento, e devo dire che non è affatto male, certe versioni delle canzoni sono bellissime (su tutte “Crucify” e “Leather”, più un medley incredibile tra “Take to the Sky” e “Mohammed My Friend”). So già che “Professional Widow” è stata censurata, non so se con del silenzio o con un “bip”. Che tristezza.
Praticamente sono in partenza, per Messina. Si sposa un mio cugino. Perché si sposa? Perché in Chiesa? Voglio dire, mio cugino si fa le canne e bestemmia, potrebbe sembrare un comune cattolico. Ma non crede in Dio. E la sua ragazza anche. Sì, anche nel senso di spinelli, imprecazioni e ateismo. Comunque di certo non mi alzerò in piedi in chiesa quando il prete dirà “Se c’è qualcuno contrario a questo matrimonio, parli ora o taccia per sempre”. Anche perché credo che sia una formula che non si usi più nel rito cattolico. Magari potrei alzare la mano, ad un certo punto. “Scusi, ma lei non doveva dire…”
Tornerò ingrassato come un porco, già lo sento. E Tori non mi vorrà più, e mi toccherà sposare Björk. Non in chiesa, no.

Aggiungo delle domande a cui non so darmi risposta, da molto tempo.
1. Perché le ragazze vanno in bagno insieme? Quando iniziano a farlo e quando smettono?
2. Che senso ha la scritta “Non iniziare a fumare” sui pacchetti di sigarette? Che uno lo compra, poi legge, dice “no, scusi, troppo tardi, mi dà quello con il cancro?”
3. A quando le scritte “se proprio devi, ma è meglio che proprio tu nisba” sui pacchetti di preservativi?
4. Possiamo considerarci una civiltà tecnologicamente avanzata, anche se ancora non esistono le cinture con i razzi e io prendo l’autobus per muovermi?
5. Perché gli italiani applaudono sempre, in ogni occasione, dai funerali al riuscito atterraggio dell’aereo in cui viaggiano?
Magari le sapete voi, le risposte. A tra qualche giorno. A meno che non trovi un Internet point in chiesa. In tal caso, aprirò un forum chiamato “Parlate ora”, sulle cose da dire a mio cugino (che, una volta, gli si è rotto il casco e gli si è aperta la testa).

Non entrate in quel Trony – Il cinema coreano dell'orrore che verrà

Dopo il grande successo di Phone, ripescato dai magazzini dopo il successo di Ring, che a sua volta derivava dal successo di Ringu, che poi ha fatto sì che uscissero anche in Italia film come The Eye, ecco i film che ci aspettano.

Bootleg of the Damned. Una cantante heavy metal satanista coreana muore durante un concerto, ma il bootleg della sua ultima performance inizia a circolare tra i giovani come oggetto di culto. Chi lo sente fino in fondo, scopre che c’è una traccia fantasma che, sentita al contrario, assomiglia tantissimo a delle canzoni dei Led Zeppelin. Uno ad uno i giovani rockettari muoiono nella maniere più atroci. Per fare sì che la maledizione non si propaghi, i ragazzi scoprono che bisogna masterizzare il CD e inserirlo in una copertina di un disco di Masini. Se non che il fesso del gruppo inizia a condividere il cd in forma mp3 in un programma peer-to-peer, provocando un disastro mondiale. L’ultima immagine del film ci mostra la cantante all’inferno, condannata a partecipare ad un reality show in cui dei cantanti non più famosi vivono in una beauty farm.

Phon. Incredibili morti scuotono Seoul, la capitale coreana. A farne le spese sono tutti, tranne i calvi. Un rappresentante della Vorwerk Korea, quella degli aspirapolvere Folletto, si improvvisa investigatore e scopre che le morti sono legate dall’uso di un asciugacapelli prodotto da un’azienda associata a quella per cui lavora. Investigando viene a conoscenza di una misteriosa setta satanica dedita al culto del bigodino, che aveva fabbricato gli asciugacapelli della morte, usando una resistenza modellata a forma di 666. Alla fine del film il rappresentante si licenzia, sconfitto dall’omertà dei suoi superiori, e apre un negozio di parrucchiere, la sua vera, grande, irrisolta aspirazione.

DVD (Death, Vengeance, Death). Un regista sfigato riesce con infiniti sforzi a produrre un film erotico solo per il mercato video coreano. Per raccogliere i soldi necessari al film, però, deve vendere gli organi della suocera. Uccide la donna e li consegna, già incellophanati, ad un mercante di organi, che inizia a perseguitarlo quando si accorge che la merce è scaduta. In un ultimo inseguimento, il regista muore cadendo da un tetto, e urla vendetta. L’anno successivo esce il DVD del film. Dall’aldilà il regista è riuscito ad infilare una maledizione nei contenuti speciali. Maniaci degli extra muoiono come foglie, e l’ultima cosa che vedono è una noiosissima galleria fotografica del film, l’unico bonus che si era potuto permettere il regista. Ma la suocera senza organi è pronta a tornare nel mondo dei vivi per vendicarsi, in…

Diva Xabaras: Play with Her (anche conosciuto con il titolo abbreviato di DivX Player). La suocera di DVD è tornata. Con un lungo flashback scopriamo che era una diva del ricco e prolifico cinema muto coreano, e che aveva stretto un patto con il demonio per avere bellezza e fama eterna. Dopo essere stata uccisa dal genero nel film precedente, la nonnina contatta attraverso WinMx la nipotina, usando proprio il nick di Diva Xabaras. La nipotina scarica l’ultimo film della nonna e la vecchia si materializza. Nello stesso tempo un nerd, guardando il film in DVD di cui si parla in DVD, ha premuto dei tasti a caso alla ricerca delle famose “easter eggs”, facendo resuscitare anche il regista morto. Suocera e genero si affrontano a colpi di codec e standard, in una battaglia che, simbolicamente, è uno scontro tra giovani che scaricano illegalmente i film e matusa che non lo permettono.

Mouse. Una giovane liceale coreana si impicca per amore con il filo di un mouse. O almeno così sembra, perché il modello attaccato al suo cadavere è di quelli a raggi infrarossi, e il filo è posticcio. Un giovane ingegnere informatico inizia le indagini con l’aiuto di una giornalista di “Korean PC”. Ma i due discutono tutto il tempo di argomenti tecnicissimi, che riguardano schede madri, cache, moduli di ram e nuove generazioni di processori, mentre altra gente muore colpita da monitor, sgozzata da lettori cd rom, o di infarto mentre tenta di pronunciare correttamente la parola PCMCIA. Il pubblico del cinema, quindi, si rompe le palle e invoca la ragazza suicida, che resuscita, uccide i due informatici noiosissimi e apre il primo punto vendita Computer Discount della Corea.

Buona visione!

(e con ‘sta cazzata mi sono bello e giocato il blogrodeo di domani…)

Referrers – Gente che cerca altro – 4

Dagli stessi produttori di Neighbours, in associazione con Google, Virgilio, Yahoo! e Shinystat
4. “frasi x coccole”

“Ekko, c siamo.”
Mica era tanto che stavano insieme, ma per lei era una cosa seria. Era stato il primo con cui aveva fatto l’amore.
“6 sikura?”, le aveva chiesto, un mese prima.
“Ma certo che sono sicura”, aveva risposto lei. E l’avevano fatto. Ed era la prima volta per tutti e due. Ovviamente, non era stato niente di tale. Lui, da buon maschietto, si era subito andato a vantare con gli amici.
“Oh, bella regaz. Ma lo sapete ke ho fatto?”
“Ma che ce ne frega”, avevano risposto loro, partecipi come al solito.
“Oh, la Kiara, quella di terzabì. Abbiamo kiavato” – il poeta.
“Se, adesso la chiaraditerzabì te l’ha data. A te” – gli increduli amici.
A quel punto lui aveva narrato di amplessi formidabili, traendo spunto dai porno che aveva visto da solo. Se avesse preso come ispirazione quelli che aveva visto con i suoi amici, l’avrebbero scoperto. Mica era scemo, lui.
Solo che adesso alla chiaraditerzabì non bastava mica che lui superasse il minuto e trenta di coito. No.
“Beh? Ke hai?”
“Niente”. Anche la chiaraditerzabì stava imparando a fare la femmina.
“Dai, so ke hai qlcs. Dimmi ke hai”
“Niente”
“Kiara, nn t è piaciuto?”
“Ma sì che mi è piaciuto”
“Allora ke hai?”
“Niente” – sfiora il professionismo, la ragazza.
Al quindicesimo “niente”, finalmente rivelò l’arcano.
“Dopo che l’abbiamo fatto non mi fai le coccole. Mai”, aveva detto chiaraditerzabì lasciando il nostro senza parole. Gli amici gli avrebbero dato un consiglio.
“Ovvio. Vuole le coccole. Nei porno non ci sono, ma che c’entra. La vita reale è diversa. La chiaraditerzabì urla di piacere come Jenna Jameson quando la scopi? No. E lo sai perché?”
Risata generale, con corollario di battute sulla presunta microdotazione sessuale del nostro. Il più grande del gruppo fa tornare l’ordine.
“Insomma, accarezzala, dalle i bacini, massaggiala. Ma che te le devo dire io queste cose?”
“No, no. Grazie, sì, ma le faccio, solo ke nn x tanto tempo… Cmq nn ce l’ho pikkolo”, aveva detto lui andandosene.
Il giorno dopo, casa della chiaraditerzabì libera. Amplesso, record stagionale di due minuti e trenta. Istintivamente, subito dopo, il nostro si gira dall’altra parte. Ha fame, ha voglia di un panino con il salame. O di Nutella. O qualsiasi altra cosa. Sente lei che sbuffa.
“Ekko, c siamo”, pensa il nostro. Allora si ricorda dei consigli degli amici, prende la chiaraditerzabì, la carezza, prima in maniera impacciata. Poi gli viene sempre più naturale, gli piace, e piace anche a lei. Tanto che gli sussurra dolce dolce: “Mi dici qualcosa di carino?”
“E adesso?” pensa. “TVB”, le dice.
“Anche io. Poi?”
“TVUKDB”
“Anche io. Ancora.”
“6 trpp karina”
“Hm”
“Ehhh…”. Il panico. Chiaraditerzabì si alza, scocciata. “Mai una parola carina”. La ragazza, ammettiamolo, sta avanti. Il nostro è disperato. Ma come, le coccole non bastano?
Quando torna a casa, quella sera, un po’ triste, pensa a quello che è successo.
“Nn solo le coccole, anke le frasi x le coccole. Kiedo ai miei amici? No”, dice andando sulla pagina di Google.
Ma, purtroppo, capita su un blog, in cui fin dal primo post si bandiscono “k” e “x”. Il nostro inizia a capire che l’amore è sacrificio e fatica. Anke, ma nn solo, intendiamoci. Ops.

Di |2004-04-28T03:23:00+02:0028 Aprile 2004|Categorie: I Am The Walrus|Tag: , , , , |14 Commenti

Trippin' (Back Home)

Quando torno nel piccolo posto nordorientale che ha visto le mie origini, una delle (poche) cose belle è vedere i miei amici. Passo una bella prima parte di serata parlando con M. ed S. di amicizia, sesso, politica, transumanza e amore (non in quest’ordine – e per quanto riguarda la transumanza: ognuno ha i suoi hobby). Poi S. se ne va, e vado a bermi l’ultimo bicchiere (citazione dotta) con M. Parliamo tranquillamente e piacevolmente solo di donne (ora capite che M. è maschio e S. è femmina, vero?) quando arrivano tre amici di M., completamente ubriachi. Si siedono al tavolo con noi, e uno, il più molesto di tutti, prende di mira me. Mi trovo per un quarto d’ora in una brutta esperienza da LSD. Tento di riportare il dialogo così com’è stato.
“Non sei di qua”, approccia lui.
“No, ma sono nato qua. Vivo a Bologna da anni…”
Come per magia, quando si nomina Bologna…
“E figa, ce n’è?”
Che palle. “Mah, ci sono molte ragazze carine”, abbozzo.
“E bevono?”
Rimango interdetto.
“Dico: i muli lassù (sic) bevono?”, precisa.
“Beh, beviamo, sì, andiamo fuori a bere.”
“Sì, ma i bolognesi bevono?”
Mi sembra di parlare con un agente dell’ISTAT.
“Io di bolognesi ne conosco pochi, a dire il vero”, rispondo, mentendo in parte. E c’è un attimo di pausa.
“Francesco, eh?” riapproccia lui.
“Mm.”
“Come DJ Francesco. Ti piace DJ Francesco?”
“Veramente no”, faccio io. Lui alza il pollice.
“E che musica ascolti?”
Ora, io, ad una domanda del genere non so mai cosa rispondere. Come quando mi chiedono quale sia il mio regista preferito. Preferirei mi chiedessero di colori preferiti, o se mi piace la pizza. Faccio il vago mugolando. A quel punto lui mi chiede in successione se mi piacciono: i Radiohead (sì), i Rage Against the Machine (sì), Ambra Angiolini (dico sì e lui alza il pollice), Guccini (no), De Gregori (qualcosa), De Andrè (“Lo conosco poco, dico io”: il pollice si abbassa), i Metallica (sì), i Ramones (sì), i Blink 182 (no, e il pollice si rialza).
“Io gli voglio bene, a Francesco. Quanti anni hai?”
“Ventisei”, dico io arrossendo, emozionato per l’amor appena suscitato.
“Trentasei?” dice l’altro amico ubriaco al mio fianco.
“Ventisei”, dico io. E lui continua a raffica, come il compare di prima, chiedendomi se mi piacciono alcuni dei suoi amici (di cui io ignoro l’esistenza), chiamandoli per soprannome.
Il mio amico, nel frattempo, parla di jazz con il terzo ubriaco.

Rivoglio Tette, Torri e Tortellini. Subito.

Radio Friendly (Unit Shifter)

In quanti ricorderanno Kurt Cobain e soci, oggi? Molti, moltissimi. Io ho la fortuna di poterlo fare in radio, stanotte, dalle 0050 in poi. Non tanto critica musicale e sociale, quanto canzoni e ascoltatori che mi chiamano allo 051 6428081 e mi scrivono (monolocane@yahoo.it) e mi parlano dei Nirvana e di quello che hanno rappresentato per loro.
Una puntata speciale di Monolocane con la camicia a quadri.
E in più in diretta telefonica loro.
L’orario è infame, ma so che potete farcela, dai. Siateci, se siete a Bologna sui 96.250 o 94.700 Mhz. Se siete in qualsiasi altro posto in streaming.
(E da domani questo torna un blog, e la smette di essere uno spazio pubblicitario!)

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Di |2004-04-05T10:28:00+02:005 Aprile 2004|Categorie: I Am The Walrus|13 Commenti

Teorie e problemi della new economy – Un post politicamente scorretto

Lunedì notte verso le 3, dopo la trasmissione, ho preso come al solito l’autobus notturno. Ho avuto modo di assistere ad una scena surreale. Un ragazzo stava parlando con una prostituta, che immagino tornasse a casa dopo il lavoro, cercandola di convincerla ad andare con lui. Non sull’autobus, immagino. Non sono riuscito a seguire tutto il discorso, ma mentre stavo scendendo la ragazza, piuttosto divertita – anzi rideva proprio – gli ha detto: “Ma è tardi, ti rendi conto? Io alle tre stacco”.
Tornando a casa ho pensato: ma insomma, come si fa a rimettere in piedi l’economia se non c’è la flessibilità totale?

Di |2004-03-18T22:08:00+01:0018 Marzo 2004|Categorie: I Am The Walrus|Tag: , , , |9 Commenti

Viva la gente, la trovi ovunque vai

Martedì sono stato al cinema, obbligato a vedere per la trasmissione quella schifezza di Amore senza confini. Durante l’intervallo due signore, che chiamerò Iole e Gina (completamente a caso), intorno all’ottantina, chiacchierano sul film, arrivando alle seguenti conclusioni. Primo: per fortuna che ci sono i medici senza frontiere, ché loro (la Iole e la Gina) quelle cose non le farebbero mai. E ci credo. Secondo: la colpa è dei governi, che sfruttano il popolo. “Bisognerebbe dirglielo”. Mi vedo la Iole e la Gina ricevute, che ne so, da Pol Pot. O da Bokassa. Previa telefonata. Faccio esempi del passato, per evitare facili satire. Terzo: le mentine fanno bene alla bronchite. Bisogna portarle sempre nella borsetta, perché servono a frenare la tosse, molto fastidiosa a teatro. Quarto: alla fine il fascismo in Etiopia ha fatto del bene. La Iole ha qualche difficoltà a pronunciare la parola “tucul”, ma la Gina scandisce benissimo “negretti”.

Intermezzo.
Oggi ero in Sala Borsa, che, tra le altre cose, è anche una mediateca. Nel senso che ci sono CD, DVD, VHS e anche libri (ovviamente) in prestito. Scartabellavo con poca convinzione all’inizio della sezione “contemporanea straniera”, che comprende tutto, dai Kiss fino a Johnny Cash, passando per Ray Charles e la World Music, quando un ragazzo vicino a me mi dice:
“Oh, se ne vedi uno dei Nirvana…”. Per la serie: avvisami. Ma che siamo a fare la caccia al tesoro e siamo in squadra insieme?
“Guarda che i Nirvana sono sotto la N”, gli dico indicando una zona vaga alla mia destra. Lui mi guarda come se gli avessi raccontato una barzelletta in dialetto siriano. “Cosa?” “I Nirvana, dico, sono sotto la N”. Lui mi guarda come se non capisse dove c’è da ridere, nella barzelletta in dialetto siriano. “I CD sono in ordine alfabetico”, sussurro. “M?” fa lui, solo intuendo il raffinato gioco di parole della barzelletta. “N”, dico. “Nirvana. Là”. La zona indicata è sempre alla mia destra, ma il ragazzo, sconsolato, se ne va dall’altra parte verso la sezione “Umorismo dialettale siriano”.
Fine dell’intermezzo.

Stasera a Porta a Porta (è la seconda volta che lo vedo: ne parlo come se fosse un evento, perché lo è), c’è Berlusconi S. Quando parte la musica di Via col Vento (ma dico io, non potevano usare quella di un brutto film? Che ne so, la musica di Amore senza confini?), Silvio B. è inquadrato in controluce mentre legge fintissimo un opuscolo. Avete presente quando uno fa finta di leggere il giornale in modo tale da non dovere alzare lo sguardo per salutare qualcuno? Entra nello studio Vespa B., saluta quello seduto che, quindi, deve rispondere, e i due iniziano a duettare amabilmente. Bruno V. fa la parte di quello che deve mettere in difficoltà l’altro, che improvvisa un po’ troppo. Il pezzo inizia con la storia del lifting e Silvio V. dice che il presidente del consiglio deve apparire in forma, perché lavora dalle sette e mezzo del mattino fino alle due e mezzo di notte. La logica mi sfugge. Il richiamo a luci-mai-spente no. Poi parla di una dieta che ha fatto, per dire che il lifting, alla fine, non è stato poi decisivo. Bruno B. gli chiede che dieta abbia seguito, ma quella non si rivela, come il trucco (nel senso di gioco di prestigio, non di make-up: meglio precisare). A SBVB è bastato ridurre l’apporto calorico per qualche settimana in gennaio. Proprio come me. Con due differenze: intanto, non l’ho fatto proprio volontariamente. E poi, lo ammetto, io lavoro decisamente di meno.

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