Dagli archivi: Einstürzende Neubauten – LAMENT. Teatro Manzoni, Bologna, 28 novembre 2014
Più che un live, una rappresentazione musicale, che non ha paura di essere teatro e di rivolgersi al cinema dell’epoca intorno alla Prima Guerra Mondiale. Gli Einstürzende Neubauten raccontano il conflitto di un secolo fa con senso della narrazione e capacità tecnica stupefacenti. Oltre alle tracce finite in LAMENT (il disco), due bis “a tema”: “Let’s Do It a Da Da” e “Ich Gehe Jetz”.
Un quartetto d’archi, un tastierista e cinque uomini in nero, qualcuno scalzo: ecco il cast dello spettacolo dal quale è tratto LAMENT, per chi vi scrive uno dei dischi più importanti dell’anno appena concluso. Un disco la cui musica nasce per lo spettacolo, anzi, per la prima del sei novembre scorso a Diksmuide, in Belgio: più che un “semplice” concerto, il live di Blixa Bargeld, N. U. Unruh, Alexander Hacke, Jochen Arbeit, Rudolf Moser, Felix Gebhard e Jan Tillman Schade è una rappresentazione, in cui è fondamentale il ruolo delle musiche tanto quello delle luci, così come la gestione del palco.
Il fondo è un telo bianco, davanti al quale viene messo in scena il racconto tragico e spietato del primo conflitto mondiale. Gli EN, insieme a musicisti scelti di volta in volta nei Paesi in cui il tour ha fatto tappa, ci rendono partecipi della costruzione dello spettacolo: non c’è quasi backstage e quindi i laminati metallici, i tubi, le latte e le catene, da sempre nell’arsenale del gruppo, sono visibili nelle mani dei tecnici che agilmente costruiscono “il Leviatano”.
È così che Bargeld, in più di un’intervista, ha chiamato l’insieme di metallo percosso, suonato, strofinato, strisciato e sbattuto: è il rumore della guerra, la “Kriegsmachinerie” con cui comincia lo spettacolo, un fragoroso e lancinante crescendo, parallelo all’aumento delle spese belliche che gli Stati approvarono negli anni antecedenti al 1914. LAMENT (tanto il live quanto il disco, ovviamente) rende esplicito il suo carattere narrativo (più che didattico o didascalico): Bargeld introduce diversi pezzi con brevi spiegazioni, spesso venate di nera ironia, talvolta enciclopedicamente precise nel fornire origini e criteri compositivi dei brani.
Il primo è strumentale, ma le parole appaiono su cartelli: in questo caso si tratta di didascalie che ci hanno ricordato, più che i corsivi sotto le foto di un libro di storia, quelle di un film muto. LAMENT è una rappresentazione musicale e teatrale, che talvolta tende al cinema dell’epoca: quando le luci diventano blu o seppia, pare di essere tornati ai viraggi nei film degli anni che si srotolano davanti a noi in un 4/4 a 120 bpm (“Ogni giorno è un battito”, spiega Blixa), ritmati dal filo spinato (percosso e usato come unico accompagnamento in “In De Loopgraaf”), segnati dal ticchettare di stampelle (elettrificate e rese strumenti in “Achterland”), riprodotti su vecchi acetati.
Questo live degli Einstürzende Neubauten, magistrale da ogni punto di vista, è un’esperienza tra le più intense che una band abbia creato negli ultimi tempi.
Recensione pubblicata originariamente sul numero di gennaio 2015 de Il Mucchio Selvaggio