intervista

Luttazzi non gioca a dadi

Ieri prima nazionale di Barracuda 2007, il nuovo spettacolo di Daniele Luttazzi (se volete sentire un’intervista che gli ho fatto, andate qua).

Ecco l’intervista!

Ad un certo punto Luttazzi dice che il mondo va male perché Dio, ormai piegato dall’alcolismo e dalla sodomia, l’ha affidato ad un suo cugino scemo, Loris. Subito dopo si sente un prolungato rumoreggiare dalle gradinate del Paladozza, si sente una voce che protesta. Lo spettacolo si interrompe per qualche secondo, poi si vede una signora che se ne va, e lo spettacolo riprende.

Si è scoperto poi che la signora aveva un parente di nome Loris.

Un semplice divenire

Non ho mai parlato su queste pagine della mia passione per Ludovico Einaudi: sinceramente credo di averlo scoperto grazie al film Fuori dal mondo, in cui c’erano alcuni suoi pezzi. Mi aveva conquistato la semplicità con la quale riusciva ad affascinare l’ascoltatore, e ho iniziato a procurarmi i suoi dischi e i suoi spartiti. Una melodia reiterata con la mano destra, mentre la mano sinistra andava e tornava sulle note fondamentali dell’accordo. Einaudi non è facile da suonare bene davvero, ma dà soddisfazioni enormi anche ad un principiante come me.
In tutta questa ammirazione ho sempre messo da parte qualcosa che, invece, salta agli occhi di chiunque si avvicini (giustamente) alla sua musica in maniera “laica”. E’ difficile contrastare qualcuno quando dice che, in fondo, quello che scrive Einaudi è un po’ tutto uguale. Ho avuto quest’impressione anche io sentendo uno dei suoi ultimi dischi, Una mattina, uscito nel 2004.

L’ultimo disco di Ludovico Einaudi, ha un titolo azzeccatissimo: Divenire. Non c’è più solo lui col piano. In numerosi brani è coinvolta la Royal Liverpool Philarmonic Orchestra e c’è un uso per una volta funzionale dell’elettronica. Questo fa sì che il piano lasci spazi ad altri timbri, ad altri strumenti: sono le sezioni di archi o i loop a gestire alcuni tratti caratteristici delle composizioni, come il divenire (appunto) di terzine in quintine e poi settimine. Scusate, mi sono lasciato trasportare. Non c’è forse bisogno di appellarsi a nozioni teorico-armoniche per sentire davvero un disco del genere: ancora una volta la semplice musica di Einaudi arriva dentro, da qualche parte, e stringe, o abbraccia, a seconda dei casi.
Un altro punto essenziale sono le influenze: se qualcuno vi dicesse che è uscito nel 2006 un disco di musica “classica” che però ha richiami precisi (tanto per dirne due) a Radiohead da un lato e a Vivaldi dall’altro, che ne direste? Vi verrebbe subito in mente qualche orrendo pasticcio di un cinquantenne che vuole rifarsi una verginità musicale senza scontentare i maestri del conservatorio. Niente di tutto questo: il disco è perfettamente in equilibrio: i richiami sono richiami, non scimmiottamenti. Sono suggestioni che Einaudi controlla benissimo, e, soprattutto, inserisce nella sua musica, rendendola davvero nuova, in mutazione verso qualcos’altro, ma senza intellettualismi o facili concessioni. Appunto, in divenire.

Ludovico Einaudi – Divenire – La primavera da confrontare con
Antonio Vivaldi – Le quattro stagioni – L’estate, terzo movimento: presto

Ludovico Einaudi – Divenire – Uno da confrontare con i suoni di Kid A e Amnesiac

Potrete sentire un’intervista a Ludovico Einaudi nella puntata di giovedì 7 dicembre di Sparring Partner: lo stesso giorno il pianista si esibirà con un sestetto d’archi e con strumenti elettronici all’Arena del Sole, nella data bolognese del “Divenire tour”.

Ecco l’intervista!

O mio Dio, un post a punti

Per evitare di parlarvi sempre di radio, che ne avrete anche le palle piene (però l’intervista con Luca Sofri, oggi, è stata piuttosto divertente), ecco alcune considerazione sparse, scritte qui con l’unico scopo di non farvi dire: “E ma però non scrive più, quel simpatico imbecille.”

  • La home page di Repubblica, in occasione della Giornata Mondiale della Lotta all’Aids, linka un simpatico video in cui Clinton (uno dei più grandi caratteristi potenziali della storia del cinema, secondo me) dialoga della malattia con un “Muppet sieropositivo”. Ovviamente non si parla di preservativo, ma, in un avviluppo metatestuale abbastanza ipocrita, si raccomanda ai genitori di parlare ai figli della malattia. Ah, già, poi si dice anche che bisogna abbracciare i sieropositivi. Clinton se la cava abbracciando un pupazzo. Bah.
  • Stasera Raf tiene un concerto in centro a Bologna, praticamente a venti metri da dove vivo. Tornando a casa l’ho visto: assomiglia in modo impressionante a Rocco Siffredi, da lontano. Queste somiglianze con le pornostar mi sconvolgono: avevo un professore di educazione fisica veramente identico a John Holmes. Di viso, sicuramente. Il resto non mi è dato di sapere, per fortuna.
  • Poco fa ho telefonato a Tony Binarelli, per motivi che scoprirete. Ho trovato un numero di telefono sul suo sito, ho chiamato, mi sono presentato, ho chiesto chi ci fosse dall’altra parte del telefono. “So’ Tony Binarelli”. Magia, ho pensato.
  • Sempre per motivi di lavoro (saprete caro, saprete tutto), ho cercato un contatto con Il Divino Otelma: il suo sito consiste solo della homepage. Non resisto: è scomparso. (Uccidetemi).

Partners

No, giusto una breve nota per dirvi che domani a Sparring Partner c’è Paolo Sorrentino che chiacchiererà con me, Fede MC e con voi del suo ultimo film L’amico di famiglia. Non al telefono, proprio negli studi della radio. Se avete domande, usate la sezione “contatti” di Sparring Partner. Se arrivate tardi c’è il podcast e anche l’archivio audio. Non dite che non eravate stati avvisati.

Poi mercoledì c’è al telefono Giampaolo Felici degli Ardecore.

Ecco l’intervista!

 

E poi inizierò anche a scrivere sul blog di Sparring Partner. Appena la Clone Inc. mi consegna un altro me, che si occuperà anche di rispondere a mail piacevoli, scrivere regolarmente qua, riprendere il fotoblog, andare a bere le birre.

Ultim’ora: Paolo Sorrentino ha la febbre, quindi, come da scaletta, oggi si parla di Caravaggio. Butta via.

Ma alla fine l’intervista a Sorrentino l’ho fatta…

Sparring Parte

Oggi è un giovedì freddo, quindi non estivo, e il mio istinto sarebbe quello di preparare i dischi, pensando a come ammorbarvi durante il mio programma Monolocane. Ma, come i più attenti di voi già sapranno, il programma è finito. Non è finita, però, la mia presenza in etere, eh no. Speravate, voi.

Da questa settimana, infatti, è iniziato Sparring Partner, il mio nuovo programma, che va in onda dal lunedì al venerdì, dalle 10.40 alle 11.30, sempre sui 96.250 e 94.7 MHz di Città del Capo – Radio Metropolitana di Bologna. Ogni giorno un ospite per “cinquanta minuti di cultura senza k”, come recita il sottotitolo. E io ci sto provando, a parlare di “cultura” senza essere imbalsamato, troppo gggiovane, o marinosinibaldesco. Esiste la terza via? Ed è quella che ho preso? Ditemelo voi. Intanto io vado a Londra per il fine settimana a rinfrescarmi le idee e a scoprire nuove tendenze (si dice sempre così, no, quando si va a Londra).
A lunedì, quando avrò come ospite nientemeno che Stefano Bollani, e tanti altri ne seguiranno ancora.

Sparring Partner è ascoltabile in streaming anche dal presto ricchissimo sito ufficiale (cari amici che l’avete creato, insieme a tutto il resto, mai vi ringrazierò abbastanza), ma ha anche il podcast. Vuoi sapere come (fare)? Clicca sulla pagina web della trasmissione, o sull’argomento in questione sul forum della radio e chiedimi come! E se vuoi essere sempre informato sulle scalette di Sparring Partner, mandami una mail! In omaggio una mountain bike con cambio Shimano.

Monolocane Eats Plastic … and Likes It A Lot

Si ricomincia, quindi. Una nuova stagione di Monolocane, e adesso a pensarci non mi ricordo più neanche qual è. La terza? La quarta, mi sa. Come passa il tempo, signora mia.
Praticamente, rispetto alla scorsa stagione non è cambiato niente: il giorno rimane giovedì, l’ora le 2230, la radio è sempre la stessa, il conduttore anche. Rimangono gli appuntamenti con “No Accademia, No Dams”, l’unica rubrica di critica letteraria e sociale fatta sugli annunci immobiliari, e con “Tengo Una Minchia Tanta”, una delle tante rubriche pruriginose che potete trovare sui mezzi di comunicazione di massa. Ci sarà ogni tanto anche “Monovolume”, la rubrica letteraria, ma solo ogni tanto, ché mi hanno detto che la cultura tira poco.

Ma.
Ma per la prima puntata sono contento di farvi conoscere e parlare al telefono con i Mickey Eats Plastic. Sono in due, sono di Roma, fanno musica elettronica, ed è appena uscito il loro primo disco People Eating Tasty People: potete scaricarlo aggratis o comprarlo accinqueeuro qua. Sentiteli, ne vale la pena. Perché i Mickey Eats Plastic sono bravi, raffinati e trattano bene le vostre orecchie e la vostra testa.

Siateci, quindi: per manifestarvi potete usare la mail diretta[at]radiocittadelcapo.it o il numero di sms 348 76 49 289.

Vuoi sentire Monolocane e quindi esserci? Oh, dai, grande, figata! Se sei a Bologna, prendi la tua vecchia radio, accendila e sintonizzati sui 96.3 o 94.7 MHz. Se sei altrove o non hai un apparecchio radiofonico, usa il computer. Basta cliccare qua.
E per te, che ami leggere i caratteri superextrasmall e non ti sfuggono mai le postille dei contratti che firmi, un simpatico regalo con cui riempire le tue giornate: il promo di Monolocane stagione 2006-2007!

Tutta la Pulsatilla minuto per minuto

Care e cari (come sono papale, a volte), il blog va a rilento, cioè in maniera inversamente proporzionale al mio ritmo di vita. Ma la trasmissioncina resiste (e presto ci saranno novità anche per l’altra).
Stasera avrò come ospite telefonico Pulsatilla, la donna che ormai è sulla bocca di tutti, e che mi vanto di conoscere ormai da qualche annetto, prima che balzasse agli onori della cronaca per il suo libro. Parleremo quindi de La ballata delle prugne secche, ma anche di altro, senza scaletta, senza rete, un po’ come se parlassimo solo io e lei. Quindi, dalle 2230 di stasera, vi attende una perversione voyeuristica-uditiva. Immancabile.

Vuoi godere anche tu nel sentire Monolocane? Ehi, allora ok, amico! Se sei a Bologna, prendi la tua vecchia radio, accendila e sintonizzati sui 96.3 o 94.7 MHz. Se sei altrove o non hai un apparecchio radiofonico, usa il computer. Basta cliccare qua.

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Radio Cassa Dritta

Discoinferno – Storia nel ballo in Italia 1946 – 2006 è un gran libro. Non lo dico mica per piaggeria: è ben documentato, divertente, scritto bene. E che vogliamo di più? Beh, veramente sarebbe stata una chicca (costosa, me ne rendo conto) fare un’edizione deluxe con tanto di cd allegato con alcuni dei pezzi citati dagli autori. E su un cd ce ne starebbero un decimo, tanto per dirvi quanto è estesa e puntuale la trattazione.

E quindi stasera a Monolocane ne parleremo con uno degli autori, Fabio De Luca, in diretta al telefono, a cui  non rubo un quarto d’ora del concerto dei Belle&Sebastian, perché è stato ieri. Ma dei B&S non parliamo, pietà.

Vuoi sentire Monolocane? Bene! Se sei a Bologna, prendi la tua vecchia radio, accendila e sintonizzati sui 96.3 o 94.7 MHz. Se sei altrove o non hai un apparecchio radiofonico, usa il computer. È facile! Dai! Eh! Basta cliccare qua.

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agenda.splinder.com

Dopo qualche post che andava un po’ oltre il mero elenco di cose che devo fare, torniamo all’uso del blog come agenda. Ma chissà, magari qualcosa può interessare anche voi.
Domani, martedì, alle 18 circa intervisterò di nuovo Matteo B. Bianchi a proposito del suo Esperimenti di felicità provvisoria, all’interno di Humus.
Giovedì, invece, alle 18 presenterò il libro di Matteo nella libreria Modo InfoShop.
E nella stessa serata sarà mio grande onore avere ospite a Monolocane Militant A, con cui parlerò in diretta dell’ultimo disco degli Assalti Frontali, Mi sa che stanotte.

Ecco l’intervista!

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E già che siamo allo sputtanamento, autopromozione: è uscito Quando suona la campanella, che contiene un mio racconto. Compratelo, tanto non ci guadagno niente.

Prossimamente su questi schermi: una nuova Ikea Experience e “Vivere in un film può non essere bello se il film è questo.”

Esperimenti riusciti

Succede raramente di finire un libro e, sull’onda dell’emozione che le ultime parole hanno6a7cdef98fd1ba9dd08d42ac1b5fbc11 lasciato, chiamare direttamente l’autore al telefono per ringraziarlo. L’ho potuto fare non appena ho chiuso Esperimenti di felicità provvisoria, di Matteo B. Bianchi (non che conosca molti scrittori, eh: ho avuto solo modo di presentare un paio di volte un libro di Matteo, e lui ha pubblicato un mio racconto su Linus. Detta così sembra uno scambio di favori. Oh, insomma).
In realtà non so dirvi se Esperimenti è un “bel” libro. Non l’ho letto con gli occhi del critico, visto che non lo sono, ma neanche con lo sguardo almeno un po’ “tecnico” di chi alla fine ha a che fare da anni con le parole scritte . O meglio: ho iniziato a leggere con questo spirito, e in principio ho anche avuto una certa difficoltà a seguire le varie vicende incrociate dei personaggi. Ma il giorno dop ho ripreso in mano il libro e non ho più smesso: un po’ come quando si esce con molte persone nuove e interessanti (caso raro, è vero). La prima volta si fa fatica a ricordare i nomi, la seconda pare che ci si conosca da una vita e si cerca di stare insieme tantissimo.
Matteo parla di amore, di amori, di passaggi. Parla di ragazzi eterosessuali che sperimentano l’omosessualità e viceversa. Ma una volta tanto l’esperimento non è cruento, estremo, da film porno. Si tratta di esperimenti che hanno più a che fare con l’emotività e le emozioni che con i corpi, e in questo perdono ogni tipo di qualsivoglia connotazione “di genere”, e acquistano in riconoscibilità. In fondo ogni amore (omo o etero) è nuovo e soprattutto diverso, lasciando pure tutta la forza che questo aggettivo ha. Non c’è spazio per un’omosessualità urlata: semmai ad essere urlato è il “tradimento” di cui viene accusato chi ha voluto “distinguersi” per avere avuto dei contatti con la cosiddetta altra sponda, qualunque essa sia.
I personaggi sono umani: fanno lavori normali (e finalmente una scrittrice viene rappresentata come una-che-scrive-di-mestiere, senza sforare nell’idealismo da maudit o nella vecchia crudezza di “un dollaro a pagina”), hanno case normali, sono normalmente sicuri, deboli, insicuri e forti al tempo stesso.  E gli esperimenti, soprattutto, sono provvisori: ma non perché avere provato qualcosa di diverso sia sbagliato o contronatura (qualsiasi sia la natura dalla quale “si parte”). Semplicemente talvolta accade che le storie finiscono, senza che succeda qualcosa di eclatante, che si chiudano così come si sono aperte, come un libro.

Parlerò di Esperimenti di felicità provvisoria stasera: infatti Matteo B. Bianchi sarà gradito ospite telefonico di Monolocane, in onda dalle 2230.

Vuoi sentire Monolocane? Bene! Se sei a Bologna, prendi la tua vecchia radio, accendila e sintonizzati sui 96.3 o 94.7 MHz. Se sei altrove o non hai un apparecchio radiofonico, usa il computer. È facile! Basta cliccare qua.

Ecco l’intervista!

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