Welcome to England
Eccoci qua. Non vi preoccupate, non vi ammorbo con post lunghissimi, tanto più che quello che ho fatto in Inghilterra negli scorsi giorni è stato vedere concerti (e ne ho parlato sul sito di Maps). Quindi, di seguito, piccolissime note prese al volo, con tanto di fotografie altrettanto estemporanee scattate col cellulare (cliccateci su se le volete vedere grandi), tra Londra e Bristol.
Venerdì 4 dicembre. Vengo accolto da Valido (grazie, grazie, grazie) e andiamo subito in un bel pub a magnare purè e salsiccia. Ci raggiungono anche l’amica C. con fidanzato. Si chiacchiera, ed è strano trovarsi a Shoreditch, perché il tavolo su cui stiamo è davvero familiare, per le cose che diciamo, la voce, la lingua. Vado in bagno e vedo una scritta sulla porta: “You’re smiling, but are you happy though?”. “Yeah”, dico, prima di accorgermi che per terra c’è del liquame. “Fuck yeah”, aggiungo, scrollando la scarpa.
Sabato 5 dicembre. Torno alla National Portrait Gallery dopo secoli, per vedere la mostra “From Beatles to Bowie”, che, peraltro, è bellissima. Ogni stanza dedicata a un anno, dal 1960 al 1969. Beatles, ma non solo. Valido, giustamente, mi fa notare che, mano a mano che gli anni passano, i soggetti ritratti hanno i capelli sempre più lunghi. È davvero tenero vagare con lo sguardo tra fotografie giganti, pubblicità di dischi, copertine. Tutto richiama la mia attenzione. Quindi dopo, molto godardianamente, decidiamo di passeggiare (letteralmente) tra le sale della National Gallery, buttando l’occhio qua e là tra capolavori del passato più o meno noti. Leggerezza.
Domenica 6 dicembre. Arrivo a Bristol, dove vengo accolto da P. Rapido giro della città, e la sensazione che ho, venendo da Londra, è la stessa che, ormai tre anni fa, mi accolse a Boston, giunto da NYC. Un rallentamento del ritmo, una calma e una pace quasi fastidiosa. A Bristol fa più freddo che a Londra, ma c’è un clima umano più tiepido. Sfortunatamente, ma ce lo potevamo aspettare, gli studi della Aardman sono chiusi: anche da fuori, però, sembrano dei semplici uffici. Guardo un po’ le mura dell’edificio che li ospita, pensando a Wallace&Gromit e a tutta la plastilina che quelle stanze contengono.
Lunedì 7 dicembre. Appena tornato da Bristol, via al concerto degli Alice In Chains. A parte il concerto vero e proprio, la sorpresa sarà vedere la bellezza del posto che lo ospita, la Brixton Academy. Ma anche il suo esterno non è male. Vedere la scritta ALICE IN CHAINS su sfondo neon ti fa pensare subito di essere in un periodo tra il 1950 e il 1995 (ma non oltre). Sono emozionato ben prima che Jerry Cantrell e soci colleghino i loro strumenti. Ancora non so quanto sarò emozionato durante e dopo. Wow.
Martedì 8 dicembre. Passeggio mollemente per le vie del centro di Londra e capito al British Museum. Anche quello non mi vede da anni e anni, quindi varco l’imponente soglia dicendo “Ma sì, dai”. Mi perdo, ovviamente, tra le sale, e vengo rapito da mummie, statue, gioielli, armi, pannelli esplicativi, bassorilievi, steledirosetta, eccetera. Giungo casualmente ad una sala dedicata alla storia delle monete e delle banconote. Vago tra le bacheche quando, d’un tratto, qualcosa di familiare richiama la mia attenzione. “Quella faccia la conosco”, penso. È quella di Bossi, stampata sulle 500000 lire del “conio padano”. La banconota è ben esposta in una teca che raccoglie monete politiche o commemorative. Due righe sotto Bossi, una moneta di Harry Potter. E tutto, quindi, ha un senso.