Il (non) comune senso del pudore

All’ennesima dichiarazione di fronte alla quale ci sarebbe solo da sbarrare gli occhi (Simona Ventura che si lamenta pubblicamente perché ha i mutui da pagare, e notate il plurale), una cosa è chiara: il Paese ha completamente eliminato il senso del pudore. La gente urla, scoreggia, rutta, si scaccola, ruba, se ne fotte. Ma questo lo fa da sempre. È relativamente da poco, invece, che queste attività (insieme a tutte le loro estensioni sociali e morali) vengono esibite con orgoglio.
Starò anche diventando misantropo, ma sempre di più la gente intorno a me mi ricorda quella rappresentata dal geniale Riccardo Mannelli, che sin da piccino leggevo in “Cuore” e “Satyricon”, l’inserto umoristico di Repubblica.
Per rendersi conto dell’incredibile capacità del disegnatore (di cui non ho notizie da molto tempo), basti pensare che la vignetta messa qua è di una quindicina di anni fa (se la cliccate la potete vedere meglio): ma io continuo a vedere sempre le stesse facce e a sentire sempre le stesse cose.
(Però, Mannelli, ritorna, dai.)

E, come da diversi anni a questa parte, anche io me ne vado in vacanza ad agosto. Gas e acqua spenti, allarme inserito, valigia pronta, libri e film scelti. Si va nell’antica Lesina, provando a fare una capatina anche a Zara, Spalato, Dubrovnik e Mostar. Ma soprattutto si spegne quasi tutto per un po’.
Lo so, lo so: mettere i dischi è qualcosa di talmente divertente che chiamarlo lavoro è esagerato. Però rientra in quelle categorie di attività legate a orari, obblighi e comportamenti che è assimilabile a un lavoro.
Mi parlano spesso di
Tutto ciò mi preoccupa in maniera inversamente proporzionale a quanto mi sorprende: non c’è neanche l’idea, molto radicata nella tradizione americana, più che anglosassone in genere, del miglioramento del proprio stato attraverso l’impegno, il lavoro, la dedizione. No: il miglioramento è possibile unicamente se interviene un deus ex machina, che si Xbit o Alessandro Borghese poco importa. Meglio ancora se questo fattore esterno interviene in un ambiente già pieno di soldi.