Eight Days A Week

Tornare a leggere e a scrivere

È un po’ che non si parla, da queste parti, della mia scrittura e di conseguenza delle mie eventuali letture in giro per il mondo. Be’, si ricomincia. I giovini della Casa Lettrice Malicuvata, infatti, hanno scelto un mio racconto per il loro prossimo Annuario (ne vedete la copertina in anteprima, ma non è ancora pronto fisicamente). Per presentarlo, domani da Zammù, in via Saragozza 32/a, a Bologna, dalle 2130 in poi c’è Circus delire: attraverso passaggi di periferie, con letture da Racconti di periferie (l’antologia di Malicuvata del 2010) e Attraverso passaggi (di cui vi ho parlato sopra).

Insomma, siateci domani. Insieme a me Simone Rossi, Dario Falconi, Alfio Génitron, Marta Casarini, Elena Marinelli, Chiara Reali.

Residui di Liverpool

È uscito il nuovo numero di Jam, una rivista mensile di musica ben fatta e scevra da entusiasmi dell’ultimo minuto per una o l’altra band a caso. Nelle prime pagine c’è un mio pezzo, con tanto di foto, del concerto in memoria di John Lennon: insomma, il motivo originario per cui sono andato a Liverpool lo scorso mese.
Se volete, l’articolo è qua.
Se invece vi siete persi il resoconto liverpudlian, ecco le tre comode puntate.

Tre racconti, due persone, un vino

Amiche e amici, si replica: come già accadde più di otto mesi fa, martedì 19, domani, alle sette di sera, Egle Sommacal ed io vi proponiamo un reading musicale. Il luogo è l’Osteria Il Rovescio, in via Pietralata 75/A, a Bologna: su musiche originali di Egle, leggerò un paio di cosine, due estratti da racconti presenti nella raccolta La guerra in cucina e un racconto inedito. In abbinamento, un vino.

Per saperne di più, cliccate sulla locandina, che magicamente si magnificherà, e andate sul sito di Scritti Erranti, che organizza la rassegna che si apre proprio martedì. Accorrete!

Bustone sorpresa

Ultimi guizzi, amici, e non nel senso acquatico del termine. Due regali, chiamiamoli così, per chi ancora non è andato in vacanza.
Il primo lo trovate qua: si tratta di un’intervista fatta a Michael Palin durante il Biografilm Festival: chiedo perdono fin d’ora per la mia faccia ebete, ma sapete che quando uno incontra uno dei miti della sua vita…
Il secondo, invece, è qua: oggi inizia l’ultima settimana di programmazione di Maps e, come di consueto, vi regaliamo un doppio cd con il meglio dei live fatti in trasmissione.
Fatemi sapere se i regali sono di vostro gradimento.

La lingua e la terra

Ogni volta che leggo un libro di Omar Di Monopoli rimango avvinto, oltre che dalla trama, dal modo che Omar ha di raccontare. Questo terzo romanzo edito per ISBN, La legge di Fonzi, non è da meno. La storia, ambientata in una Puglia cruda, selvaggia e cattiva, assai diversa da come l’ente turismo e i giornali ce la vogliono mostrare, è una vicenda violenta, di delitti e vendette, con dei personaggi che non possono scappare dal loro destino di colpa: non si salva nessuno. Ma è il modo di narrare che affascina: il lessico di Di Monopoli è ricchissimo di sfumature, si contagia e sfocia talvolta nel dialetto vero e proprio, con imprechi smozzicati, commistioni con un improbabile italiano, senza in questo essere minimamente ammiccante. Non si tratta, qui, di un’etnicità da salotto, ma di una lingua dura come la terra arsa dal sole, che esclude chi non la capisce, che non fa sconti né regali, come i personaggi che la parlano. Le parole e le espressioni che l’autore sceglie riescono ad essere sinestetiche, multisensoriali: il suono di certe consonanti sfrega sulla pagina come le macchine che sgommano sull’asfalto arso, le maledizioni che lo sfasciacarrozze Skùppetta lancia rimangono appiccicate sul foglio come i suoi scaracchi, si riesce a percepire la povertà delle case e la disperazione. C’è un’attenzione rara alla lingua, insomma, che di per sè varrebbe il prezzo del libro, senza che, tuttavia, il romanzo si riduca a un esercizio di stile.
In tutto questo, però, La legge di Fonzi non racconta di un mondo atemporale, ma di qualcosa che è ben radicato nei modi d’oggi: a differenza delle altre due, quest’ultima parte di una possibile trilogia è quella in cui il mondo esterno penetra di più nelle vicende. Un mondo che vorrebbe essere luccicante, dell’immagine edulcorata e sorridente, dei VIP, del potere. Un mondo che cozza con il paese di Monte Svevo dove il romanzo è ambientato, e in cui pare che ci sia quasi una forza soprannaturale che tende a mantenere tutto così com’è, rigettando con impeto tutto quello che di nuovo, giovane e pulito possa arrivare, e facendo letteralmente deflagrare ogni tentativo di includere la sua comunità in un contesto più ampio. Come suggello a questa immobilità, Di Monopoli fa campeggiare nei dintorni del paese un cavalcavia, parte di una superstrada mai completata, che incombe come monito sugli abitanti di Monte Svevo.

E nemmeno se lo volessi potrei spiegarle quanta disperazione ci sta, negli occhi di quelle persone [gli abitanti di Monte Svevo, n.d.r.]. Brava gente che magari ha sacrificato una vita per far studiare i propri ragazzi pensando di offrire loro un futuro. E invece quel futuro semplicemente non c’è. Non qui. E non per loro. (…) Quando mi hanno mandato qui, tutti non facevano che ripetermi che la Sacra Corona Unita sarebbe stata l’ultima delle mie preoccupazioni. Lo Stato è intervenuto, dicevano, e l’organizzazione smantellata. Eppure in giro vedo tante di quelle storture, tanto di quel veleno, che a volte penso che quella era solo una sigla, niente di più. Un nome di comodo a uso e consumo dei giornali. (…) Non importa il nome che le diamo, quaggiù il problema più grosso tutta questa rabbia che resta in circolo è, perché come una giostra non fa altro che farci girare su noi stessi, a vuoto, senza arrivare mai da nessuna parte…
(Omar Di Monopoli, La legge di Fonzi, ISBN Edizioni, Milano, 2010, pp. 124-125)

(Domani intervisterò Omar Di Monopoli in diretta a Maps: se volete ascoltare qualcosa sui suoi libri precedenti, cliccate qua e qua).

Come se fosse dicembre

Iniziano i primi caldi, e noi in radio che facciamo? Induciamo le sensazioni decembrine con una Campagna Abbonamenti Flash. Domani, dopodomani e giovedì, palinsesto rivoluzionato, mille ospiti, mille gag, cotillons e spuma per tutti. In particolare io condurrò Maps con Gianluca Morozzi, Angela Baraldi, i My Awesome Mixtape, e avrò altre sorprese gustose, provenienti anche dall’imminente Biografilm Festival.

E, ciliegina sulla torta, tutto non sarà solo ascoltabile, ma anche visibile, grazie alla diretta webcam di RcdcTV.
Per saperne di più, andate sul sito della radio.

Per voi che state nell'Urbe

Domenica prossima, o romani, non fate gli scemi: accorrete al Teatro Testaccio, per l’eccezionale spettacolo musical-teatrale “I Beatles a Roma”. Io non ci potrò essere a sentire l’amico Martino che affabula con storielle e aneddoti, e mostra la sua e altrui collezione di memorabilia.
E poi c’è la musica, e prima l’aperitivo.
Insomma, un panino ben confezionato.
Alle 1930 al Teatro Testaccio. Tutte le informazioni qua: prenotate, che i posti stanno per finire!

Di |2010-06-03T08:31:00+02:003 Giugno 2010|Categorie: Eight Days A Week|Tag: , , |1 Commento

"Quando sento gli Amor Fou, mi viene voglia di invadere Modo"

Lettrici, lettori, domani c’è un altro appuntamento con OffMaps@ModoInfoshop, la rassegna che sposta il chiacchiericcio musical-radiofonico di Maps negli spazi della libreria di via Mascarella a Bologna.
Siccome venerdì gli Amor Fou portano il loro nuovo disco I Moralisti al Locomotiv Club, per un live da non perdere, noi abbiamo chiesto a Alessandro Raina e Leziero Rescigno (rispettivamente voce e chitarra e polistrumentista della band) di chiacchierare insieme di pop italiano. Faremo un bell’excursus (si spera) tra i primordi della “musica impegnata”, passando per l’invenzione del cantautorato, fino ai giorni nostri, in cui la canzone italiana si divide tra numerose proposte di qualità e la monnezza dei talent show, o presunti tali.

Non solo chiacchiere, però, c’è anche della musica: i ragazzi, infatti, suoneranno un paio di canzoni dal vivo, apposta per la serata.
Appuntamento quindi alle 2130 da Modo, domani. Per saperne di più, cliccate qua.

Ladies and gentlemen… The Menlove!

Sono passati quarant’anni, ma sembra ieri: migliaia e migliaia di giovani uomini e donne (e non solo), nel maggio del 1970, ancora non ci credevano. “Ma come, si sono sciolti davvero i Beatles?”.
Per ricordare tutto questo, domani per tutta la durata di Pigiama Party, dalle 1035 circa, avrò in studio The Menlove, ottima tribute band beatlesiana felsinea che allieterà la trasmissione con cover in acustico. E poi altre mille cose beatlesiane. Per ascoltare in streaming, andate sul sito della radio.
A splendid time is guaranteed for all!

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