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Cuori e cappellini di lana

Mi ricordo bene di quando vidi il video di “Disillusion”: più di dieci anni fa mi colpii questo bizzarro personaggio che portava la gente sulle spalle in giro per New York. Mai avrei pensato che, una decina di anni dopo, Badly Drawn Boy sarebbe arrivato nella mia trasmissione per suonare dei brani in acustico e fare due chiacchiere. È stato l’ultimo live della quarta stagione di Maps e, quella sera, Damon Gough ha suonato in Vicolo Bolognetti.

Quella che vedete là sopra è la mia recensione del concerto, pubblicata sul numero di “Jam” in edicola in questi giorni. Cliccate, leggetela, comprate il giornale. Nel frattempo, qua sotto, ecco una cover degli Smiths fatta in radio e filmata da LessTV: a momenti scoppiavamo in lacrime…

Il vero ultimo giorno di lavoro

Lo so, lo so: mettere i dischi è qualcosa di talmente divertente che chiamarlo lavoro è esagerato. Però rientra in quelle categorie di attività legate a orari, obblighi e comportamenti che è assimilabile a un lavoro.
Quindi, dopo l’ultima giornata di lavoro-della-mattina il 28, l’ultima puntata di Maps del 29, l’ultima puntata di Pigiama Party del 31, eccoci all’ultimo dj-set della stagione. Insieme al prode Michele Restuccia, sempre nel quadriportico felsineo di Vicolo Bolognetti, stasera avrò l’onore e il piacere di muovere gli astanti restanti dopo il concerto di The Thermals e Polvo. I Polvo. E chi se li ricordava più?
Danze dionisiache per dire “benvenute” alle vacanze. Aspettovi.

Circondato dai Massimo Volume

Il caso ha voluto che due dei quattro Massimo Volume (che suonano domani all’HanaBi a Marina di Ravenna) saranno intorno a me oggi.

Questo pomeriggio dalle 1530, nell’ambito delle “Prestigiose co-conduzioni femminili dell’ultima settimana della quarta stagione di Maps”, sarà con me ai microfoni Vittoria Burattini, la batterista della band.

Questa sera, invece, metto i dischi (insieme a Enzo “aggiusta i medi” Polaroid) al Bolognetti on the Rocks dopo il concerto di Egle Sommacal, uno dei due chitarristi dei Massimo Volume.

Ascoltate, venite, ballate.

Ho decisamente bisogno di una pausa

E la prova è che l’altro giorno ho preso in mano l’ultimo numero di “Jam”, l’ho sfogliato, e mi sono ricordato solo vedendo la mia firma in fondo a un pezzo che era uscita la recensione del concerto dei Black Heart Procession a cui ho assistito a fine maggio.

Come al solito, potete comprare il giornale o leggere a scrocco l’articolo cliccando sull’immagine sopra. Ma comprate “Jam”, che è bello, su.

Che bello, 5000 amici, due chitarre e…

Forse di spinelli ieri notte in piazza Castello a Ferrara ce n’erano: in ogni caso il finale del concerto di The National è stato qualcosa di emozionante. Quella “Vanderlyle Crybaby Geeks” che chiude l’ultimo High Violet, suonata dalle due chitarre acustiche senza amplificazione e qualche fiato davanti a 5000 persone che cantano tutte insieme. Se mi è tremata la mano nelle riprese, quindi, giustificatemi.

John e Dylan su Jam

Il nuovo numero di Jam ospita due mie recensioni: la prima è una rielaborazione del post che ho scritto sul meraviglioso live di John Grant, l’altra, invece, riguarda Dylan Carlson e gli Earth, che sono passati dal Locomotiv di Bologna qualche settimana fa.

Come al solito, se cliccate sull’immagine qui a fianco potete forse leggere qualcosa. Se no, comprate il giornale!

Un altro offMaps

Domani a Bologna dovevano esserci gli Happy Mondays, ma niente, il concerto è stato annullato. Siamo però qui pronti a darvi un’alternativa: a Leggere Strutture, in via Ferrarese, con la complicità dell’Officina Letteraria Ultima Sigaretta, ci sarà un nuovo appuntamento con offMaps. Si tratta di una “trasferta” della trasmissione radiofonica che conduco ogni pomeriggio: rimane la formula della chiacchiera libera e del minilive, ma tutto viene fatto dal vivo, e non irradiato. Insomma, o siete là presenti, dalle 21 circa, o ciccia.

L’ospite di offMaps@Leggere Strutture sarà Marco Parente, che da qualche mese ha pubblicato il suo disco La riproduzione dei fiori. Chiacchiererò con lui del suddetto disco e di altre amenità, e lui suonerà dei brani del disco in una speciale versione acustica, con voce, chitarra e piano. Marco sarà ospite di Maps domani pomeriggio.
Insomma, siateci. Gli Happy Mondays, comunque, non vi meritavano.

Tutto fatto a mano


Dopo cinque anni è una certezza: parlo dell’Handmade Festival, creato con amore e gioia da bei guaglioni per onorare, con concerti, cibi e divertimento, la Festa del Primo Maggio. Andateci: c’è il meglio della musica che si può ascoltare in giro. Gratis.

Qua le informazioni su MySpace, qua su Facebook.

Vita e miracoli di John Grant

John Grant

Spero che nessuno mai decida di fare un film su John Grant: la storia, purtroppo, sarebbe già pronta. Un giovane cresciuto nel Michigan religioso e silenziosamente intollerante forma una band, con la quale pubblica sei dischi. Nel frattempo affronta lo scontro tra l’educazione che ha ricevuto e la sua omosessualità. Con questa spina nel fianco, manda a rotoli tutto, stacca la spina agli Czars (questo il nome del gruppo) e si perde tra droghe e alcool.
Infine, un paio di anni fa, scopre che i Midlake (altra band da tenere d’occhio) sono suoi grandi fans e i ragazzi (che hanno una decina d’anni meno di Grant) lo convincono a tornare alla musica: lo aiutano a produrre il disco, che viene registrato con la loro diretta collaborazione nel loro studio. Esattamente un anno fa esce Queen of Denmark, un capolavoro, che conquista critica e pubblico e diventa il disco dell’anno per la rivista Mojo.

Capirete con quale trepidazione sia andato martedì sera a vedere John Grant in concerto in una chiesa fuori Bologna: è stato semplicemente eccezionale. Accompagnato solo da un pianista, con una strumentazione composta da sole tre tastiere, Grant ha raccontato se stesso come nel suo album. Sedici brani tratti da Queen of Denmark, ma anche inediti e altri recuperati dai dischi degli Czars, ognuno dei quali è stato introdotto da qualche parola. Se la “Little Pink House” che ha chiuso il live è la casa dove la nonna di Grant ha vissuto per 70 anni (un record per una statunitense, come lui stesso ha sottolineato), “It’s easier” è un omaggio a certa musica degli anni ’80 e “Chicken Bones” si interroga sulla contraddizione che Grant ha vissuto quando ha percepito del razzismo nei suoi comportamenti, nonostante la sua omosessualità in teoria dovesse renderlo tollerante per primo. Attraverso ogni canzone, un pezzo di vita, un trasloco, un’amica lontana, un amore non corrisposto, un luogo frequentato da bambino. Quando poi è stata la volta di “JC Hates Faggots” John Grant non ha potuto non notare, con sottile ironia, che a 42 anni è arrivato a cantare quella canzone in una chiesa…
Un’ora e mezzo stupenda, quella di martedì sera, impreziosita da nuovi arrangiamenti creati per i brani in scaletta: non c’erano le chitarre e le armonie vocali dei Midlake, nella piccola chiesa che ha ospitato il concerto, ma le linee di sintetizzatore e le parti per pianoforte sono state efficaci e hanno fatto risaltare ancora di più la splendida, ferma e commovente voce baritonale di Grant.
Speriamo che nessuno faccia un film sulla vita e il miracolo di John Grant: sarebbe comunque inferiore a come lui stesso si racconta, in maniera intima, diretta e sobria, ad ogni concerto.
John Grant: live in Castenaso, Bologna, Italy. Setlist: You Don’t Have To – Sigourney Weaver – Where Dreams Go To Die – Marz – Outer Space – Chicken Bones – Silver Platter Club – It’s Easier – JC Hates Faggots – TC and Honey Bear – LOS – Drug – Queen of Denmark – Fireflies – Caramel – Little Pink House.

Tre colpi di Calibro 35

Questa sera, al Cinema Teatro Perla di Bologna, i Calibro 35 suoneranno dal vivo la colonna sonora del film Milano odia: la polizia non può sparare, cupissimo poliziesco di Umberto Lenzi del 1974, una delle colonne del “noir” italiano.

Con mio sommo godimento, nel pomeriggio di oggi i Calibro saranno nella trasmissione che conduco per la terza volta per un live in diretta negli studi di Città del Capo – Radio metropolitana, a partire dalle 1530.
Sarà difficile che riusciate a sentire un live migliore in radio, dico davvero. I video delle precedenti esibizioni a Maps che riporto qua sotto dovrebbero confermarvelo.

[youtube=http://youtu.be/RD-VkVppMnQ]

[vimeo http://www.vimeo.com/18006296 w=500&h=281]

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