djset

Lacrime, pantere e pinguini

Nella foto: io mentre mi concentro.

Questa sera tutti al Locomotiv, per tre motivi.
Il primo è il release party di Lacrima/Pantera, il nuovo dico dei Death of Anna Karina.
Il secondo è che, prima di loro, suonano i Gazebo Penguins, che sono personcine amorevoli che, solo per la tua trasmissione, sono capaci di fare un video così.
Il terzo è che Eleonora, che conduce con me Maps, mette i dischi insieme al sottoscritto.
Ho due dischi che uso per i dj-set che si chiamano Daje de chitara: mi sa che me li porto dietro.

Mercoledì piatti, giovedì trippa?

Piatti, poi, non esageriamo: ho due lettori cd. Comunque, stasera allieto di nuovo la baita di AlmaMater in piazza Verdi a Bologna, dalle 20 alle 24. Musica esclusivamente appartenente all’arco alpino e derivati, dalle Giulie alla Svizzera, dalle Cozie ai Carpazi.
Costa tutto poco, anche fare cambiare idea al dj.
Ci vediamo a valle.

Di |2011-03-02T08:00:00+01:002 Marzo 2011|Categorie: Eight Days A Week|Tag: , , , |0 Commenti

Gimme Shelter

Annunciaziò, annunciaziò. Questa sera dalle 21 a mezzanotte (cambio di programma!) sarò in piazza Verdi a mettere un po’ di dischi all’interno dello spazio Almamater, calduccio e confortevole. Venite, vi godete il bar e il tepore e ascoltate canzoni e ballabili. Fate pure delle richieste, portate i Negroni al dj, ma ricordatevi che non ho “Waka Waka”.

Di |2011-02-09T08:00:00+01:009 Febbraio 2011|Categorie: Eight Days A Week|Tag: , , |2 Commenti

Il DJ vs il Paese Reale

[youtube=http://youtu.be/a84L1hVVEls]

La parola d’ordine era una sola, settimane prima della serata: pants down, letteralmente “giù le mutande”. Nel gergo dei dj si traduce anche con “braga calata”. Vuol dire, in sostanza, mettere pezzi “facili”, che conoscono tutti. Un esempio: “I Just Can’t Get Enough” dei Depeche Mode è “pants down” molto di più, che ne so, di “Odessa” di Caribou. Io sono un dj dilettante per tutte le stagioni, quindi non ero spaventato dal diktat: posso accontentare tutti. Questo è quello che pensavo fino a martedì.

Quando arrivo al posto deputato per il djset, la scena è surreale: la scaletta degli incontri di pugilato (sì, pugilato) previsti per quella sera ha subito un ritardo mostruoso, quindi mi trovo circondato da gong, arbitri, uomini e donne più o meno nerboruti e supporter belluini. L’organizzatore della serata mi dice che c’è un sacco di gente che è là ma non vede l’ora di ballare. Fino a quel momento gli unici a fare gioco di gambe sono gli atleti sul ring. Ultimo incontro e l’annunciatore della manifestazione sportiva dice “Rimanete con noi, perché c’è la discoteca“. Io mi rendo conto di essere la discoteca. Parto. Parto con “Bouchet Funk” dei Calibro 35, ma non è sufficiente. Allora metto “The Twist”, di Chubby Checker e…

[youtube=http://youtu.be/1e0u11rgd9Q]
Terzo pezzo, ore 2330 circa: “Cousins” dei Vampire Weekend (2010). Una ragazza si presenta da me e mi fa “Ma il dj quando arriva?”. Io sono con delle cuffie al collo dietro a un mixer e con una marea di cd davanti a me. È vero, non ho un cappellino con su scritto “DIGGEI”, ma mi pare evidente il ruolo che ricopro. “Sarei io, le dico”. “Ah”, fa lei delusa. “No, perché insomma… Stai mettendo musica vecchia.” “Veramente questo pezzo è uscito l’altro ieri”, dico io. “Ah”, fa lei, ancora più delusa. “No, è che sai, qualcosa di più ballabile…”.
Il concetto di “ballabile”, amici e amiche, è qualcosa intorno alla quale bisognerebbe fare degli studi di antropologia. Gli esseri umani hanno danzato ai ritmi di tamburi di pelle di scimmia, valzer di Strauss, polke, mazurke, fino a ritmi trance e goa. Che cazzo vuol dire “ballabile”? E’ un tipico concetto che prende forma nella prassi: una cosa è ballabile se la gente ci balla.
Ma non ci penso, e la rassicuro, sfoderando il mio miglior sorriso: “Tranquilla, ora metto qualcosa di ballabile”, le dico, come se fino a quel momento avessi avuto una predilezione per Berio e John Cage (sulle cui musiche, peraltro, qualcuno ballava). “Ah”, fa lei, forse un po’ meno delusa, e se ne va.
Arriva l’organizzatore della serata. “Senti, va bene, ma ora metti un riempipista, tipo Aretha Franklin. Ricorda: pants down“. Lesto inserisco nel cdj “Respect”, e la gente inizia a ballare. Prendo nota mentalmente del fatto che posso mettere della musica black, soul e simile, quando…
Quinto pezzo, ore 2340 circa. Arriva un’altra ragazza e mi fa: “Senti, io ho qui delle ragazze di una comunità che a mezzanotte devono andare via e vorrebbero ballare la musica moderna”.
Nuova digressione: ai djset c’è sempre qualcuno in qualche situazione particolare tale per cui si richiede un certo brano. Mi sono capitate davanti donne che dicevano di aver scoperto di essere incinte quella sera stessa e volevano i Soulwax, chissà perché, laureate e laureati da una manciata di ore che non potevano non sentire i Cure, gente che si era lasciata, messa insieme e rilasciata e che quindi…
Sfodero un altro sorriso e dico “Ma certo”, decidendo implicitamente di continuare per la mia strada. Sento che si avvicina un lieve mal di testa.
[youtube=http://youtu.be/pRpeEdMmmQ0]
Decimo pezzo, ore 2355 circa. Arriva un’altra ragazza. “Ti posso fare una richiesta?” “Certo” “Ce l’hai ‘Waka-Waka’?”.
Panico.
Mi rendo conto che no, non ho niente di Shakira, nulla. Né un mp3 nel cellulare, né un disco, né una parodia, un video, nulla.
“No, mi dispiace”, rispondo. E lei mi guarda come se fosse entrata in una salumeria e il commesso, perplesso, le avesse detto “Prosciutto? Uhm, ma cosa intende esattamente?”. Io capisco che la mia idea di pants down equivale, agli occhi e soprattutto alle orecchie di chi ho davanti, a una selezione quasi avanguardistica.
[youtube=http://youtu.be/btRpokScYxs]
Sedicesimo pezzo, ore 0015 circa. L’organizzatore della serata non è contento. “Senti,” mi dice, “c’è una festa di laurea con settanta persone e altre trenta di là. Hai un pubblico potenziale di cento persone da far ballare.” E allora io calo la braga davvero e ringrazio i Culture Club per “Karma Chamaleon”, e soprattutto l’amico M. che, per due capodanni di seguito, mi ha fatto scaricare il peggio della musica del ventennio ’70-’80 con la quale ho riempito tre cd, prima di uscire di casa, dicendo “Sai mai”. Quei cd mi hanno salvato le chiappe, denudate, ovviamente. La selezione inizia a essere terribile, degna della colonna sonora di una puntata de “I ragazzi della terza C”. Metto di seguito Cyndi Lauper, Madonna, gli Wham! e poi è un tripudio: capisco di avere toccato il fondo quando attacco i Santa Esmeralda e Claudio Cecchetto. Nel frattempo almeno sei ragazze mi chiedono “Waka-Waka”, tant’è che penso di mettere un cartello con su scritto “Ci dispiace,”Waka-Waka” l’abbiamo finito. Ma l’Emmenthal è in offerta”.
Tra un “Waka Waka” e l’altro, una ragazza (tutte ragazze, quella sera) mi chiede “qualcosa di Nina Hagen”. La richiesta mi allibisce e mi rendo conto di avere davanti un pubblico che non potrà mai essere contento al 100%. Ripiego sui Cure, che insomma, almeno sono un po’ più cupi di Shakira e degli Human League (“Che musica triste”, mi dice una, senza aggiungere altro. Mi verrebbe da dirle che Chicco Lazzaretti e Bruno Sacchi non la pensavano così, ma lascio perdere).
[youtube=http://youtu.be/Xyy9ecr7rv8]
Intorno a mezzanotte e quarantacinque si presenta una ragazza, che si dichiara subito un’amante della musica elettronica. Io sto iniziando proprio a passare un po’ di electro dozzinale quando lei comincia a parlare del fatto che non capisce quelli che si drogano e ascoltano la musica, che però la musica elettronica è bella ma insomma, la chitarra e la batteria sono altra cosa, e inizia a chiedermi se conosco quel pezzo che fa “papapa” o quell’altro che ha un ritornello simile a “trallala”. Imbarazzato, balbetto “Eh, non so, così è un po’ vago…”, ma poi mi risollevo e dico “Ti metto i Bloody Beetroots, eh?” La ragazza si allarga in un sorriso, mentre preparo il disco. “Dai, dai, che bello, grazie!” Io minimizzo, mentre vedo scorrere il minutaggio del pezzo che sta andando. Mancano 30 secondi alla fine e lei è ancora là che mi scrive nomi di band su un foglio (e magari qualche tralalà). “Li metti, allora?” “Sì, tra venti secondi” “Dai, li metti!” “Sì, mancano dieci secondi” “Evviva, i Bloody Beetrots!”, trilla lei. Io catturo il suo sguardo e lo indirizzo verso il contatore dell’altro cdj: lei si rende conto che i secondi che enumero sono realmente sessantesimi di minuto e ai primi ticchettii di “Warp” è in pista e balla felice.
[youtube=http://youtu.be/33ujfNFyetw]
È l’una: mi hanno chiesto i Duran Duran e li ho messi, ed è giunto un tipo con aria truce che mi ha detto: “Ma che è? I Duran Duran? Ma questa è roba di vent’anni fa” “Anche trenta”, ho detto io. “Metti i Queen, piuttosto!” Alla richiesta rimango basito. Il tipo si allarga in un sorriso: “Scherzavo”, dice, lasciandomi un’alitata di RedBull, e se ne va.
Poco dopo arriva una neolaureata in economia: mi dà una foglia di alloro direttamente dalla corona che porta in testa, e mi chiede “Waka Waka” e poi Lady Gaga (“Mi dispiace, non ce l’ho”, ho detto, restituendole la foglia). “Allora qualcosa di ballabile, movimentato…”, insiste la neodottoressa. “Ho messo i Chemical Brothers”, dico io. “Non so chi siano”, replica lei. “Non sai chi sono i Chemical Brothers?” “No”, dice lei un po’ stizzita. “Sai, nella mia vita ho fatto altre scelte: ho studiato economia.”
Il nesso mi sfugge, ma forse è colpa del mal di testa che è diventato insopportabile: chiedo all’organizzatore della serata un Moment. Poco dopo lui torna con una pasticca e io la ingollo senza chiedermi nulla: era un Moment, comunque. Si sa che la droga la mettono nella Coca-Cola.
L’una e venti: ancora risuonano i bassi e la cassa in quattro dei pezzi che metto, quando arriva un tipo: “Hai della house?” “Stiamo chiudendo, mi dispiace”, replico io. “Un pezzettino?” “Eh, mi dispiace, non ce l’ho”. “Un pezzo breve…” Mentre continuo a dire che non ho niente di house, né a casa, né con me, né a casa dei miei, penso al salumiere. “Mi è rimasto questo culetto di prosciutto crudo, glielo regalo”. Ma io non ce l’ho il prosciutto crudo, signò. “Comunque, cioè”, dico indicando le casse, “ho messo della techno…” “Ah, ma la techno fa schifo” “Invece la house”, mi lascio sfuggire. “Eh, be’, no, la house…” Prima di infilarmi in una discussione senza uscita, il tipo se ne va, per fortuna.
In coda riesco a piazzare i Beatles e David Bowie: alle schitarrate di “Ziggy Stardust”, una ragazza si alza e mi dice “Era ora”. Io guardo l’orologio: il mio scontro col paese reale è finito e, mentre metto a posto i dischi, spero che sia rimasto almeno un arbitro dai match di pugilato che sancisca un verdetto di parità. Almeno non sono andato al tappeto.

Menomale che mi ho le recchie (non pelose)

Come già successe l’anno scorso, anche in occasione dell’edizione 2010 del Future Film Festival mi hanno chiamato a mettere i dischi per la festa danzante. Il tema è “il licantropo”, in occasione dell’uscita di Wolfman. No, non metterò delle orecchie pelose né denti di plastica. Cercherò invece di fare ballare voi, lupetti e lupette, con una partner d’eccezione: la mia maltrattatissima stagista Eleonora, che potete ascoltare a Maps nella sua rubrica Gods of Mainstream.
L’appuntamento è al Locomotiv Club, questa sera. Si entra gratis fino a mezzanotte. Dopo ci trasformiamo e diventiamo bruttissimi. Ma non quanto l’immagine qua di fianco, tranquilli.

Piani ben riusciti (post autocelebrativo)

Quando:
– la prima puntata della nuova stagione di Seconda Visione va bene come se non ci fosse stata la pausa estiva (e domani si replica, ovviamente);
– alla riunione di condominio riesci a ricacciare in bocca a tutti i “credenti” i commenti razzisti, citando correttamente la Genesi;
– vedi l’ultimo film della Pixar e ti sembra di essere stato al cinema per la prima volta;
– la prima presentazione del tuo libro è affollata di amici ma anche di facce mai viste;
– la band che ha suonato meravigliosamente da te in radio di pomeriggio, al concerto, di sera, ti dedica una canzone;
– il tiramisù che hai fatto in diretta webcam in un’altra radio con mezzi di fortuna è commestibile;
– fai il dj per una delle feste della radio (non l’altra, la mia) più belle di sempre e, alla fine, verso le cinque del mattino, quando metti l’ultimo pezzo e saluti, ti fanno anche l’applauso,
non resta che fumare un sigaro e compiacersi.
Domani torno incazzato, tranquilli.

Di |2009-10-19T20:55:00+02:0019 Ottobre 2009|Categorie: I Me Mine|Tag: , , , , , , , , |4 Commenti

Agenda della settimana

In un post solo, serate risolte da oggi a sabato. Ehm, per me sicuro, per voi… pensateci.
Questa sera ricomincia Seconda Visione, il settimanale di cinema di Città del Capo – Radio metropolitana giunto alla nona stagione. Alle 2230 sui 96.250 e 94.7 MHz di Bologna e provincia o in streaming qua. Parleremo di Bastardi senza gloria, Ricky e Basta che funzioni.
Domani sera ho la riunione di condominio. Siete tutti invitati. Un punto all’ordine del giorno mi preoccupa: “digitale terrestre”. Mi alzerò in piedi e dirò “No!” come Marcel Marceau ne La pazza storia del mondo.
Giovedì esce Up, l’ultimo film della Pixar. Perderlo è punibile per legge. Anche se c’è un “Lodo Topo Gigio” che pende sulla questione.
Venerdì è una giornata tale per cui conviene suddividere le cose:
– a Maps ho ospiti dal vivo Amor Fou e Dente, che ci suoneranno qualcosa di edito e di inedito. E forse ci sarà una bella sorpresa. Dalle 1530 su Città del Capo… beh, vedete sopra, le modalità sono le stesse.
– alle 18 presso la Libreria Trame, in via Goito 3/c a Bologna, presenterò La guerra in cucina (Eumeswil), insieme al nuovo romanzo di Paolo Alberti Sei caffè. Con noi ci sarà Gianluca Morozzi, il curatore della collana per cui io e Paolo usciamo. Per saperne di più andate qua. Ah, se volete qui trovate un altro racconto da leggere a sbafo.
– alle 21 sarò ospite della radio cugina sempre per presentare il libro. In più pare che farò il tiramisù in diretta webcam. Il tutto a Get Black.
– e poi me ne vado al Covo a vedere gli Amor Fou e a svenire sul dancefloor, presumo.
Sabato c’è la festa di compleanno di Città del Capo – Radio… Quella là. Metterò i dischi e… Copio e incollo.

22 anni di libera informazione: ancora per quanto?
Città del Capo festeggia il suo compleanno al Locomotiv Club.
Prima di dare il via alle danze un incontro con Luca Bottura, Angela Baraldi, Emilio Marrese, Antonella Mascali. E con un video inedito di Alessandro Bergonzoni, una vignetta di Elle Kappa e tanti altri ospiti a sopresa. Alle 23 brindisi con le voci di Città del Capo e poi si balla con i suoi dj (MorraMc, Francesco Locane e Enzo Polaroid). Alle ore 21,00 al Locomotiv Club, Via Serlio 25/2 Bologna. Ingresso 5 euro.

Poi dite che non c’è niente da fare. Fatevi riconoscere. A parte alla riunione di condominio: vi sgamo io, non potete votare.

I migliori dj degli ultimi centocinquant'anni

… cioè MorraMC, Enzo Polaroid e il sottoscritto, vi aspettano questa sera al Locomotiv Club che, gioia e tripudio, riapre con una festa. Si entra gratis (non c’è bisogno di dare neanche un euro, conquistateci così, col vostro charme) con tessera ARCI, a partire dalle 22 circa.
Siate gli utilizzatori finali della nostra musica!

Di |2009-09-11T13:02:11+02:0011 Settembre 2009|Categorie: Eight Days A Week|Tag: , , , |0 Commenti

Ah, la musica, la musica, la musica, la musica…

La musica (il titolo è preso da qua), si sa, guarisce e consola. Di conseguenza, una bella due giorni di musica è quello che ci voleva.
Ieri, al Bronson, bel concerto dei Giant Sand (e “rivedo” Howe Gelb dopo la cena di due anni fa). Se siete curiosi, ci sono le foto.
Venerdì, festa del Future Film Festival al Locomotiv: grazie, eravate un sacco a ballare la musica che abbiamo messo Jon e io. E ogni volta mi sorprendo della gioia che si diffonde sulle facce in pista quando parte il pezzo di cui prego cadauniamo il video sottostante.[youtube=http://youtu.be/SPlQpGeTbIE]

Lune e lodi

Dopo avere pubblicato una sua vecchia striscia, torna su queste pagine quel genio di Stefano Disegni, che ha mandato in giro via mail intitolata “Nuovo omaggio agli amici” (quale onore!) una nuova striscia, accompagnata da queste parole:

E così ce l’hanno fatta a rendere ‘immuni’ le prime cariche dello Stato. Adesso il Cavaliere può strangolare la moglie (secondo me non ce la fa, Veronica è un’emiliana tosta) e se ne riparla a fine mandato, ma forse poi lo fanno Presidente della Repubblica e te saluto. Meno fantascientificamente può dormire sonni tranquilli, tanto i processi non glieli possono fare più. E chi si occupa di indorare la pillola, farla saporita e presentarla come se fosse una conquista per l’umanità? Angelino il Ministrino, pieno di gratitudine! M’è venuto quasi naturale spedire in giro questa recentissima strip. Spero di fare cosa gradita, anche se rigiro il coltello nella piaga. Se invece vi sto disturbando, sorry, ditemelo e non lo faccio più, parola di autore.
Stefano Disegni
Stefano mi ha permesso di pubblicarla qua. Cliccate sulle immagini per vederle più grandi. Ma che ve lo dico a ffà, ché siete esperti!

Bene. Poi, se per caso domani siete in Emilia, passate alla festa finale del festival La dodicesima luna. Farò di tutto per farvi ballare nella splendida cornice dove si svolge il tutto, il chiostro medievale del castello del paese. Mica cavoli.

Torna in cima